ESUBERI QUALE RICETTA, GIU’ LE MANI DALLE PENSIONI DI ANZIANITA’

di Ferdinando Chinè

Il Professor Monti non aveva ancora fatto il Governo, era alla cerca di persone autorevoli per la quadratura del cerchio e già i mass-media si dilettavano a fare il toto-ministri, un po’ come avviene ad inizio di campionato di calcio.

Oltre alla lotteria dei Ministri è iniziata la maliziosa campagna suggerimenti delle azioni e programmi da fare. Si è cominciato a mettere le mani avanti da ogni parte. Si prende a pretesto la lettera dell’Europa con la richiesta delle cose da fare e si sente parlare tassa “patrimoniale”, ritorno dell’ICI, tagli alle spese, tagli strutturali al Pubblico Impiego, ridimensionamento degli Enti Locali, per arrivare all’annoso discorso delle pensioni.

Nell’ambito del Comparto Difesa due sono le preoccupazioni maggiori, ristrutturazione e rivisitazione pensionistica. Entrambi le angosce sono direttamente interconnesse. Sul versante pensionistico i suggerimenti al nascituro Governo si arrampicano in più direzioni, dall’abolizione della pensione di anzianità, al passaggio definitivo al sistema contributivo per tutti, inasprimento dei coefficienti di rivalutazione e chi più ne ha più ne metta. E’ veramente inquietante la situazione, il “blocco dei contratti” e “degli automatismi stipendiali” in confronto è un piccolo antipasto.

Tutte le “lobby”, le intellighenzie si mobilitano per suggerire le cose da fare e con chi. Non dimentichiamo che la Confindustria ha proposto un proprio programma in tempi non sospetti. Viceversa, Rappresentanze e Sindacati dei Comparti Difesa e Sicurezza fanno i pesci in barile, attendono. Non dicono nulla, non suggeriscono cosa non toccare, dove sono gli sprechi, non allertano i colleghi, insomma non all’altezza della situazione. Ho paura che inizieranno le loro attività a Decreti già preparati con il solito gioco al rialzo e al ribasso da ambo le parti. Quando la trattativa sarà conclusa saranno tutti contenti. Nella peggiore delle ipotesi, da una parte si dirà siamo stati bravi ad evitare il peggio, dall’altra abbiamo accontentato le richieste delle Rappresentanze, fermo restando che qualcosa andava fatto. Azz!? La solita pantomima.

Non ho idea di quale potrebbe essere la ricetta per sollevare il paese, però conosco benissimo cosa non deve essere toccato nel nostro settore. Primo fra tutti le PENSIONI di ANZIANITA’, quelle con i 40 anni contributivi. Per noi si intendono le pensioni determinate da 35 anni effettivi lavorativi con l’aggiunta di 5 anni cumulativi. In realtà, l’aumento di un anno lavorativo c’è già stato in un vergognoso silenzio, menomale che siamo “specifici.

Non dimentichiamo che nelle bozze di Manovra Finanziaria di Giugno e poi a Settembre si era tentato di cancellare gli anni cumulativi nel settore del Comparto Difesa e Sicurezza, grazie alle posizioni tranchant della Lega il problema è stato rimandato. Ora è caduto il Governo, ne è nato un altro all’insegna del “rigore, crescita ed equità”. Il pericolo di tornare al punto di partenza c’è tutto. I soliti discorsi si fanno strada, coerenza pensionistica con gli altri paesi europei, riduzione della spesa pubblica, sembra una mannaia di cui non possiamo fare a meno. Non va per niente bene, se c’è un’esclusione di cui dobbiamo essere chiari è quella della pensione di anzianità comprensiva degli anni figurativi. E’ impensabile che un militare, poliziotto o finanziere a 60 anni sia ancora in servizio, tantomeno pensare di transitarlo, ammesso che ci sia un posto pronto ad accoglierlo, nel pubblico impiego. Con quale efficienza per se e per gli altri?

Teniamo conto che molti colleghi hanno iniziato la loro carriera a 16/17 anni, con due codici penali alle spalle, con la responsabilità e l’uso delle armi, quasi sempre lontano da casa con difficoltà di ambientamento. Rimettere in discussione quest’ultima aspettativa di vita di pensionamento a 40anni contributivi è veramente da criminali. Poco più di 15 anni fa tantissimi colleghi sono entrati nei Comparti con delle aspettative di vita e in poco tempo sono state stravolte tutte. Si tratta di flotte di colleghi arruolati negli anni 80/90, che sono rimasti orfani, “figli di nessuno”, di padri putativi politici che firmarono i bandi di concorso e arruolamento con alcune garanzie. E’ cambiato tutto, nel sistema pensionistico: si è passati da Retributivo a Contributivo; aumentato l’età minima pensionistica da 19 anni e sei mesi a 24, poi 35 ed ora 36. Ridotto gli anni cumulativi, massimo 5; cambiata l’aspettativa di carriera, allungata e cambiato il sistema di avanzamento, da anzianità a scelta; chiusura Enti e relativa possibilità di avvicinamento verso la casa di origine.

Ora, paventare un’ulteriore drastica riduzione dovuta agli esuberi, oppure allungare l’età lavorativa anche solo di 5 anni, urge fin d’ora essere chiari e rispedire al mittente ogni tentativo di inasprimento. Anche perché, l’Amministrazione avrebbe potuto procedere al collocamento in congedo di tutto il personale con i 40anni contributi già dal 2008 (DL 112 del 25.6.08) e non l’ha fatto, probabilmente, per non mandare a casa i generali. Ora ci troviamo con un doppio esubero (rispetto al modello di difesa ai ruoli e funzioni), i gradi apicali bloccati, un avanzamento a scelta poco trasparente ed il rischio di aumentare l’età lavorativa per tutti. Manca qualcosa?

Per contrastare queste richieste che si fanno strada da più parti siamo in ritardo, dobbiamo recuperare con intelligenza, chiarezza e determinazione.

Ferdinando Chinè

Delegato Co.Ce.R. A.M. (Consiglio Centrale Rappresentanza Aeronautica Militare). Una riflessione specifica scevra da ogni corporatismo. Si tratta di una preoccupazione nell’ambito del Comparto Difesa e Sicurezza sentita da molti colleghi

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