Il testamento del Cavaliere: approvato il rendiconto dello Stato, bocciato il Governo Berlusconi

In un foglietto scritto di suo pugno Berlusconi ha riassunto, meglio di tanti comizi a reti unificate, la drammatica realtà della situazione politica attuale: alla Camera non c’è una maggioranza né numerica né politica, la compravendita non è bastata a colmare l’assenza di un progetto di governo e il quarto Esecutivo del Caimano si è di fatto concluso. Nonostante le alchimie per trascinare il Paese nel più profondo dei disastri, si andrà a votare in primavera essendo egli ancora il candidato premier del centrodestra: Saturno-Berlusconi si è mangiato anche Giove-Alfano.

Con 308 voti favorevoli la Camera ha approvato il Rendiconto dello Stato, cioè il provvedimento con cui il Governo rende conto al Parlamento dei risultati della gestione finanziaria. È un obbligo costituzionale con il quale si certificano i dati di contabilità pubblica, dunque non un è documento politico ma di bilancio. Per questo le opposizioni hanno deciso di non impedirne l’approvazione, ma di non partecipare al voto per far emergere il dato più significativo: il Governo non ha più la fiducia della maggioranza parlamentare, dopo aver perso quella dei mercati (lo spread ha superato quota 500!) e quella dell’Unione Europea.

Dopo aver controllato esterrefatto e incredulo i tabulati delle votazioni, il premier ha annotato “8 traditori”, tirando le somme della sua spregiudicata compravendita per tutelare i propri interessi a discapito di quelli del Paese: per la legge del contrappasso, anche i più fedeli lo hanno abbandonato. Una cosa ora è certa, l’era Berlusconi è alla fine. ‘Dopo di me vedo solo le elezioni’, ha detto il Presidente del Consiglio lasciando il Quirinale. Voto anticipato, insomma, come chiede anche l’Italia dei Valori, perché il Paese ha bisogno di un governo legittimato dalla volontà popolare, che prima di chiedere sacrifici agli italiani tagli drasticamente sprechi e costi della politica, che invece di fare macelleria sociale combatta seriamente l’evasione fiscale, che ridia spinta a un Paese fermo!

Noi siamo pronti, intanto faremo la nostra parte perché l’uscita di scena di Berlusconi significhi davvero la fine del berlusconismo. Non abbasseremo la guardia, il bigliettino scritto in Aula dal Cavaliere è il suo testamento politico, la certificazione di un fallimento che non deve tradursi in un Esecutivo fotocopia di quello ancora in piedi formalmente. Ora speriamo, dopo anni di opposizione costruttiva contro questo ignobile Governo, dopo mesi di resistenza partigiana per il bene del Paese, di poter chiudere definitivamente quel libro degli orrori e degli errori, non dei sogni e dei miracoli, che è stata l’era Berlusconi.

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