«L'agitazione degli operatori di polizia penitenziaria di queste
settimane davanti alle strutture penitenziarie di Prato, Perugia e
Viterbo sembra non aver scosso le coscienze dormienti
dell'Amministrazione Penitenziaria»
«Senza personale di Polizia Penitenziaria, gli unici ad avere un
rapporto quotidiano e costante con il detenuto, non si potrà mai avere
un vero trattamento ed una reale sicurezza per i nostri cittadini,
quando questi finiranno di espiare la pena».
Il Libero sindacato Appartenenti Polizia Penitenziaria (LISIAPP)
chiama in causa il D.A.P. il Dipartimento delle Carceri e il
ministero della Giustizia, reo di non aver preso in modo costante le
agitazioni e i sit-in di protesta del personale di polizia
penitenziaria, dove gli operatori sono stremati dalla mancanza di
prospettive “presenti e non future”, ma ancor di più spendere le
proprie risorse ed energie prioritariamente nella direzione delle
condizioni e del trattamento dei detenuti, dimenticando invece il
personale di polizia penitenziaria obbligato a convivere con turni
lavorativi massacranti, straordinari pagati con eccessivo ritardo,
condizioni di lavoro pessime e sicurezza nei luoghi di lavoro
inesistente. «Il sindacato LISIAPP, – afferma il segretario generale
dr. Mirko Manna -auspico finalmente un intervento concreto per
affrontare seriamente la carenza di personale di Polizia Penitenziaria
e delle carenze strutturali degli istituti penitenziari dell'intero
territorio nazionale, in particolare quelli dove soffrono in modo
quotidiano le problematiche di sovraffollamento e disagio. «Il
miglioramento – aggiunge Manna- delle condizioni carcerarie, attività
intrapresa da una recente direttiva del Dipartimento
dell'Amministrazione Penitenziaria con l'istituzione di un gruppo di
lavoro, dovrebbe passare anche dal miglioramento delle condizioni
lavorative degli agenti di polizia penitenziaria. Ancora oggi, gli
operatori di polizia penitenziaria ma le stesse OO.SS. come il LISIAPP
aspettano l'istituzione dei centri d'ascolto riservati agli agenti in
difficoltà. Questi centri , con l'ausilio di psicologi e assistenti
sociali , dovevano servire ad evitare il linea di massima quel disagio
psicofisico “lavorativo e/o personale” degli agenti , ma soprattutto
cercare di non lasciare soli gli operatori di polizia , nella loro
solitudine che poi sfociano in atti di suicidio». A questo è ancora
fresco il ricordo dell’assistente che si è tolto la vita a meno di 48
ore fa ma, ancor di piu’ , il ricordo del collega di roma di una
settimana fa e di tutti i sette colleghi che hanno scelto questo gesto
estremo dall’inizio dell’anno. «Infine, se le condizioni rimarranno
tali – conclude il leader del Lisiapp – non esiteremo, come del resto
abbiamo fatto sempre in queste settimane, ad effettuare tutte quelle
forme di protesta che la legge ci consente e di coinvolgere il più
possibile anche le istituzioni esterne tanto da portare al di là del
muro di cinta le nostre problematiche compreso le condizioni in cui
operano oggi gli agenti di polizia penitenziaria».
—
—————————————————————————————————
Li.Si.A.P.P.
LIBERO SINDACATO APPARTENENTI POLIZIA PENITENZIARIA
SEGRETERIA GENERALE
Segreteria Organizzativa – Ufficio Stampa e Web
via della trasfigurazione 5 – 00165 ROMA
Tel/Fax 06/58203648 – info@lisiapp.it – www.lisiapp.it
segreteria.generale@lisiapp.it