Si deve risalire all’epoca delle colonie per trovare le tracce dei primi italiani arrivati in Argentina. In quel periodo gli stranieri erano proscritti, ma gli italiani erano accettati. Di questi, di pochissimi connazionali si hanno notizie da Cuyo (Governo Coloniale del Cile) e dai territori di Rio de la Plata e Tucuman . (Governi coloniali argentini ).
Nel suo libro “Italianos en la Argentina- Los Lombardos “, l’autore José Oscar Frigerio, descrive così i primi nuclei di italiani: “ qualche marinaio gettato nella burrasca su quei lidi e datosi poi al cabotaggio lungo le sponde del Paraná; alcuni operai venuti con i Gesuiti e da questi adibiti ad insegnare le arti manuali agli indigeni delle reducciones; pochi servitori d’alti funzionari vissuti dapprima in Lombardia o nel Napoletano;… qualche prete, qualche avventuriero….”.
Frigerio, successivamente, segnala i primi lombardi arrivati in Argentina dei quali si hanno notizie storiche certe e cioè: il marinaio Michele Benesciano (Miguel), nato a Brescia , Giorgio Morisco (Jorge) ,servitore, ambedue componenti della spedizione di Magellano verso le isole Molucche ( 1519 -1522) e un altro lombardo più famoso, seppur nato a Vicenza ,il Pigafetta, cronista di questa e di altre spedizioni.
L’elenco dei lombardi prosegue successivamente con i religiosi , appartenenti all’Ordine dei Gesuiti, impegnati sia in un’opera missionaria a rischio della propria vita, tra gli indigeni locali in terre sconosciute con una natura vergine e selvaggia e sia in una grande opera di costruzione di Centri di aggregazione religiosa (grazie anche all’arrivo di un numeroso gruppo di religiosi specializzati come artigiani .costruttori ed architetti e persino scultori (alarifes).
Risale alla fine del XVII secolo l’inizio di una moderna architettura gesuitica civile e religiosa , impegnata anche ad abbellire gli spazi urbani, a cui i “ los criollos” delle colonie si mostravano indifferenti ,con una logica comunitaria che teneva conto anche delle esigenze sociali ed economiche.Nell’edificare conventi e chiese,i Gesuiti portarono l’arte barocca del tempio cristiano – pianta in croce latina, copula nella crociera e cappelle laterali – con un insieme di elementi ornamentali, sia verticali che orizzontali, in un perfetto dominio delle curve, delle rette ed i contrasti delle luci e delle ombre che davano un profilo di costante movimento. L’architettura barocca fu quella che seppe esprimere nel miglior modo lo spirito della Controriforma (i cui centri principali sono stati Roma e il nord d’Italia) e ‘per tale motivo portata in Sud America. I Gesuiti furono espulsi dal Sud America verso il 1767 e i loro centri ridimensionati o distrutti,a causa di un forte conflitto di interessi con i Regni di Spagna e del Portogallo, preoccupati della crescente influenza delle colonie gesuitiche. Un’epopea di cui rimangono alcune importanti vestigia nello stato argentino di Misiones nell’area di Iguassù ai confini con Brasile e Paraguay. Da ricordare che l’importante istituto gesuitico “il Real Collegio de San Carlos “ era stato intitolato così in onore del santo lombardo Carlo Borromeo.
Tra questi gesuiti vanno ricordati:
ANTONIO RIPARIO (nato a Cremona) che nel 1639 con la sua ricerca offrì notizie sugli indigeni del Chaco;
GASPAR DE HIJAR (nato a Milano) le cui informazioni risalgono al 1726 ,durante il suo ritorno in Paraguay ,sull’arte della costruzione.
GIUSEPPE BRASANELLI (nato a Milano nel 1659 e morto nel 1728) entrato nei Gesuiti nel 1680 ,arrivò a Rio della Plata nel 1690 insieme al prete ANGEL C. PETRAGRASSA. Le zone in cui egli operò come costruttore, scultore, pittore, architetto, musico, furono l’area argentina di Misiones (Guayrá) e quella confinante in Paraguay e nel Sud del Brasile .E’ ricordato anche come medico degli indigeni Guaraní della Colonia del Sacramento (Uruguay) nel 1704 .Tale fu la sua fama che fu accostato a Michelangelo Buonarroti. Suo collaboratore ,come costruttore,fu ANGELO CAMILLO PETRAGRASSA (Padova 1656 – 1725) della cui opera non sono rimaste tracce se non del suo incarico di Rettore al Collegio Grande San Ignacio de Loyola dal1710 al 1713 .
GIOVANNI BAUTISTA PRIMOLI (Milano, 1673 – 1747), Arrivò a Buenos Aires nel 1717, per poi trasferirsi a Cordoba, nel 1719. Impegnato come costruttore e collaboratore di ANDREA BIANCHI firmò sempre assieme a quest’ultimo le opere fatte (per questo i loro nomi appaiono uniti).
FERDINANDO BRAMBILLA (Milano, 1789 – 1794) famoso come pittore di paesaggi, ha immortalato frammenti di Mendoza e Buenos Aires.
Tra i lombardi che vissero nel XVII secolo a Potosí, Mendoza e Tucumán , lo storico Frigerio ha segnalato nel suo volume coloro che si distinsero nelle varie attività commerciali ed economiche .
Eccone un elenco con una breve descrizione:
LUIGI GENELA (Milano, 1804 ) sposato, cattolico, commerciante con un conto di 5 mila pesos, 6 schiavi, una casa ed una moglie, residente a Buenos Aires.
ESTEBAN BARBIERI (Milano – ) fabbro, i suoi beni sono i ferri e gli attrezzi che usa per il suo mestiere. Abita a Buenos Aires dal 1788.
NOBILE PAUDENCIO (Milano – ) cattolico, calzolaio, la sua decenza è il suo unico bene.
CARLO BANETI (Milano – ) cattolico, fabbro con negozio, i suoi beni sono i ferri del mestiere, 6 schiavi. Residente a Buenos Aires.
PIO BANETI (Milano – ) calzolaio, cattolico.
GIACOMO ESPERTO (Milano – ) caffettiere, possiede un servo portoghese e compare nell’elenco militare del Batallón de Miñones, al momento delle Invasiones Inglesas.
Questi dati, apparentemente freddi e didascalici, raccontano il coraggio e l’intraprendenza di uomini che ad un certo punto della loro storia, hanno scelto nella via dell’emigrazione un proprio percorso di vita, nonostante le difficoltà e le perdite per costruire un futuro diverso .Storie che noi vorremmo far emergere e rivivere per arricchire un’epopea,quella dei migranti sempre di attualità per riscoprire nel passato gli insegnamenti per il presente.
Liliana Riva
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