Sono a Capri per ascoltare i giovani industriali

Sono stato invitato a Capri al convegno dei Giovani industriali e ho accettato con piacere e curiosità . A stuzzicarmi è stato il titolo della manifestazione: “Alziamo il volume, diamo voce al futuro dell’Italia”. Inoltre sono stato piacevolmente colpito dalla loro esigenza di chiedere alla politica di ascoltare, un’abitudine che ultimamente il mio mondo, soprattutto una parte di esso come la maggioranza di governo, ha perso.
E quindi sono venuto ad ascoltare, con la voglia di capire, quale Italia vuole l’eccellenza dei nostri giovani.

Finora ho cercato di non perdermi nulla. Sono stato attento a quel che veniva detto sul palco, ho parlato con tanti protagonisti dell’imprenditoria giovanile, ho condiviso le loro problematiche, le loro ansie, i loro timori, e sono stato colpito dal loro entusiasmo e dalla voglia di cambiare le cose.

La domanda principale che mi sto ponendo è cosa può fare la politica per non continuare a deludere chi ha voglia di mettersi in gioco per creare occupazione. Come possono essere raccolte quelle istanze? La risposta me l’hanno suggerita loro: bisogna fare le riforme, non quelle di Berlusconi che pensa solo a se stesso e se ne frega dei problemi del Paese, ma quelle strutturali a partire dal fisco. Servono agevolazioni per le piccole e medie imprese, le più esposte ai colpi della crisi. C’è necessità, inoltre, di una fiscalità di vantaggio per consentire ai giovani di entrare nel mondo del lavoro. I tagli non bastano e, soprattutto, sono inutili nel lungo periodo, se si tratta di quelli lineari di Tremonti, perché abbattono indiscriminatamente i servizi, anche quelli fondamentali come scuola e università, e i settori nevralgici come le infrastrutture e il welfare.

I giovani imprenditori stanno aspettando il decreto sviluppo per capire se ci sono le tante cose promesse. Non vogliono condoni, ma qualcosa che possa rilanciare la domanda interna e, quindi, la produzione. Invece il decreto slitta di settimana in settimana, Alfano lo svuota di contenuti e Berlusconi, al congresso dei Responsabili, parla solo dei suoi guai con la giustizia. Tra una compravendita e l’altra probabilmente il governo riuscirà a galleggiare un po’ ma, nel frattempo, ad andare a fondo sarà l’Italia. Di questo si è accorta Confindustria, se ne sono accorti i giovani imprenditori, i sindacati e tutte le parti sociali che sono realmente interessate al bene del Paese.

Per questo è giusto che, almeno per un paio di giorni, la politica stia ad ascoltare per poi fare il suo mestiere. Toccherà a noi, infatti, sintetizzare le richieste di tutti coloro che hanno a cuore il futuro del Paese e trasformarle in proposte concrete. Ma, almeno per oggi, taciamo e ascoltiamo.

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