Sicurezza sul lavoro: l’Europa boccia il Governo Berlusconi

“La sicurezza sul lavoro è un lusso che non possiamo permetterci!” Così parlò Tremonti al Berghem Fest la sera del 25 luglio 2010, definendo “lacciuoli insopportabili” sia le norme antinfortunistiche che le previsioni in materia di salubrità dei luoghi di lavoro contenute nel Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro varato dal Governo Prodi. Testo unico ritoccato al ribasso qualche mese prima dal Decreto Legge 196/2009, con un rilevante alleggerimento dell’apparato sanzionatorio a carico delle imprese fuori norma e l’introduzione di proroghe ed eccezioni rispetto ad adempimenti definiti tassativi dal testo precedente.
Italia dei Valori ha denunciato da subito il pericolo che simili “semplificazioni burocratiche”, come le ha definite il Ministro Sacconi, si traducessero in un allentamento della vigilanza nei luoghi di lavoro, in una riduzione delle ispezioni da parte degli organi competenti, deprivati nel frattempo di organici e risorse dalle diverse finanziarie lacrime e sangue che si sono succedute, con gravi rischi per le attività di prevenzione rispetto a incidenti e infortuni e in generale per la sicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici.
Oggi la Commissione Europea contesta al Decreto 196/2009 la violazione delle norme comunitarie almeno in sei punti: deresponsabilizzazione del datore di lavoro in caso di delega, proroga per la redazione del Documento di Valutazione Rischi in caso di nuove imprese e violazione dell’obbligo di presentazione per quelle sotto i 10 dipendenti, posticipazione dell’obbligo di disporre una valutazione dei rischi da stress lavoro correlato, proroga dell’entrata in vigore delle norme sulla sicurezza per cooperative e protezione civile, proroga nell’applicazione delle disposizioni antincendio per strutture ricettive con più di 25 posti letto.
In pratica il Governo italiano ha due mesi di tempo per inviare le proprie osservazioni alla Commissione e altri due mesi per adeguare le norme italiane a quelle europee, ove la Commissione si ritenesse soddisfatta, altrimenti la procedura di infrazione ai danni dell’Italia potrebbe costare circa tre milioni di euro.
Una bocciatura (e probabilmente una sanzione, questa sì, lussuosa), che il paese si sarebbe potuto risparmiare se il Governo Berlusconi-Lega non avesse fatto della vendetta contro il mondo del lavoro il suo imperativo categorico, collezionando provvedimenti tesi a destrutturare regole e diritti: dal sabotaggio del Testo Unico sulla sicurezza al Collegato Lavoro, dall’abolizione delle norme per il contrasto al lavoro nero alla cancellazione della Legge 198 sulle dimissioni in bianco per le neoassunte, dai licenziamenti di massa nella scuola pubblica alle norme persecutorie contro i lavoratori della Pubblica Amministrazione, fino all’odioso articolo 8 dell’ultima finanziaria che attacca frontalmente il contratto nazionale e lo Statuto dei Lavoratori.
Sin dal suo insediamento abbiamo chiesto al Governo di non modificare il Testo Unico e semmai di dare attuazione alle previsioni in esso contenute, così come abbiamo sempre sostenuto che la stabilità del posto di lavoro e il rispetto dei contratti fossero il presupposto della salute e della sicurezza in cantiere piuttosto che in ufficio, in un call center, in sala operatoria o magari in fabbrica alle linee di montaggio.
Oggi l’Europa svillaneggiata da Tremonti, che nella stessa serata estiva del 2010 disse che l’UE si sarebbe dovuta adeguare alle regole del resto del mondo su diritti e costo del lavoro, mette in mora il dilettantismo del Governo italiano, smargiasso con i deboli, subalterno ai potenti di turno e ricattabile da peones e faccendieri imbarazzanti per chiunque rappresenti le istituzioni repubblicane.
Nelle prossime settimane incalzeremo la maggioranza di centrodestra e l’esecutivo affinché rispondano in modo adeguato alle contestazioni mosse dall’Ue, fino al ripristino delle previsioni originariamente contenute nel Testo Unico sulla salute e sicurezza del lavoro.
Perché a quel cumulo di macerie, lì a Barletta, non si aggiunga la vergogna civile di un paese che, subito dopo i rituali atti di contrizione, dimentica….

Alessandra Tibaldi

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