Pianeta America: Gli Americani vogliono che i ricchi paghino di più, i loro rappresentanti no

Obama in mezzo ad un fuoco incrociato con le elezioni dietro l'angolo.

HOUSTON, Texas – Non li chiamo “indignati” li chiamo arrabbiati. La pigrizia mentale ha esteso all'italiano l'etichetta spagnola che non corrisponde nei fatti alla forte reazione di quelli che ora ovunque, in America come in Italia, scendono in strada per protestare contro il marchingegno astuto e perverso che li ha resi poveri e quindi schiavi, più sottomessi e ricattabili. Indignato va bene per la signora che s’accorge di bere una tazza di te senza le due consuete zollette di zucchero e non per la madre divorziata con due figlie a carico alla quale hanno comunicato lo sfratto o hanno tolto l’auto della quale non e’ riuscita a pagare la rata.

Arrabbiati sono tutti gli Americani, la maggioranza, che sono concordi che s’aumentino le tasse dei ricchi e dei ricchissimi. Ritiene che ciò sia giusto Warren Buffett, un uomo d’affari di successo che onestamente le vuole pagare perché gli sembra assurdo ed immorale che sia tassato come la sua segretaria, ma che non e’ in grado di farlo. Niente da fare. I politici americani con i Repubblicani in testa rimangono sordi verso i desideri della gente della quale Obama cerca di farsi portavoce diventando il bersaglio politico dei loro attacchi mentre il corpo legislativo continua regolarmente a dirgli di no.

Il prossimo anno se gli Americani volessero fare piazza pulita di tutti i loro rappresentanti che non si sono neanche lontanamente prestati ad ascoltarli l’aspetto del corpo legislativo verrebbe notevolmente stravolto. Le frustrazioni degli elettori americani non sono più un segreto e sono invece ben note agli analisti politici ed ai giornalisti che viaggiano continuamente per il paese e che hanno il polso della situazione.

Sembra proprio che l’antipolitica e l’avversione verso la casta sia approdata anche ai lidi occidentali dell’Atlantico. La rabbia popolare ora si rivolge anche verso i congressmen ed i senatori che non hanno e che non si preoccupano dei loro problemi. A loro e’ toccato di stare sulla parte soleggiata della strada. Sono risparmiati regolarmente da tutti quei tagli che s’abbattono sull’uomo comune della strada, guadagnano circa duecentomila dollari l’anno, hanno l’assistenza sanitaria ed alla fine della loro rutilante carriera riceveranno una pensione che i più possono solo sognare come essere vincitori alla lotteria del Texas. La situazione e’ bloccata in una realtà che vede pochi che hanno tutto e gli altri che non hanno, a volte, neanche il necessario. Tutto ciò avviene in un’America dove tra i candidati repubblicani di punta emerge Rick Perry, il governatore del nostro Texas nel quale, secondo gli ultimi dati del censo , c’è la percentuale più alta d’adulti senza assistenza medica di tutti gli Stati Uniti. E’ interessante notare che la notizia e’ stata divulgata dall’altro candidato repubblicano suo avversario, Mitt Romney, che nel corso dell’ultimo dibattito fra i conservatori ha messo in evidenza come le statistiche del suo Stato del Massachusetts fossero decisamente a suo favore rispetto a quelle del candidato della scuola Bushiana. Il 26.3 percento dei Texani al di sotto dei sessantacinque anni, infatti, sarebbe secondo le statistiche, privo dell’assistenza necessaria che da diritto e quindi accesso alle cure mediche.

Il preoccupante quarantaquattro percento di favore di cui gode Barack Obama sta intanto a dimostrare che nella lista delle priorità del presidente la lotta alla disoccupazione ed altri provvedimenti hanno preso il sopravvento sulla difesa del sistema assistenziale sanitario. Alcuni di questi provvedimenti furono realizzati con grande coraggio, come l’operazione il salvataggio dell’industria automobilistica di Detroit, per la quale nessun politico repubblicano s’offri’ di collaborare e dare aiuto, nonostante questo poi fini’ per salvare un grande numero di posti di lavoro. L’avversione conservatrice alle spese a fondo perduto in questo caso non poteva neanche essere addotta per il semplice motivo che le risorse stanziate rappresentarono solo un prestito che fu poi restituito dall’industria dell’auto ritornata ancora in buone acque.

Non solo chi vive a Detroit ma anche molti altri Americani conoscono molto bene tutto ciò. Queste operazioni riuscite di Obama non sono state capaci di risolvere tutti i problemi e sono molti gli stati in cui la crisi rimane più grave. E’ necessario che il presidente democratico dimentichi le contrarietà e le sconfitte parlamentari subite e ritorni sulla strada, in giro per il paese con una rinnovata aggressività nei confronti degli avversari repubblicani i quali tentano in tutti i modi d’inceppare il suo lavoro a scapito degli Americani che diventano intanto e come dimostrano le cronache di questi ultimi giorni sempre più frustrati e determinati a non cedere. Se Obama vuole sopravvivere e se vuole assicurarsi il suo secondo mandato alla Casa Bianca dovrà dimostrare chiaramente di lottare per la creazione dei posti di lavoro che mancano, di venire in aiuto dei lavoratori e di chi ha di meno e paga di più e nel fare ciò dovrà far vedere d’essere lontano anni luce dalle mezze misure e dal compromesso. Quelli che ora protestano davanti a Wall Street ed in molte altre città d’America sanno benissimo che il sistema bipartitico americano , e gli Italiani non si scandalizzino, e’ stato in effetti un sistema monolitico basato sulle sovvenzioni del potere economico. I politici, nella loro maggioranza, sono al soldo di burattinai miliardari che facendoli eleggere sono poi in grado di tirare i loro fili portandoli dove vogliono.

Chi nutrisse dubbi in proposito consideri che in America quando si parla di candidati alla presidenza si fa subito il calcolo della quantità di denaro che questi sono in grado di rastrellare dai loro generosi donatori. In un paese veramente democratico invece tutti, con o senza soldi, dovrebbero avere le stesse possibilità d’essere eletti. Gli Americani onesti con se stessi e con gli altri questo lo sanno o non avrebbero già stazioni radio-TV come “Democracy Now!” , Democrazia Ora!, pioniera della più grande comunità mediatica d’America e che consta d’oltre novecento emittenti in tutto il paese.

RO PUCCI

10 / 15 / 2011

I-AM, HOUSTON, TEXAS

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