DOPO CONFINDUSTRIA ANCHE IL VATICANO SCARICA IL GOVERNO

A Parma un sindaco prende esempio da Berlusconi e, nonostante attorno a lui stia crollando tutto, continua a restare attaccato alla sedia di primo cittadino. Tre mesi fa, nell’ambito di un’inchiesta per tangenti alla gestione del verde pubblico, furono arrestate 11 persone tra cui il comandante della polizia municipale e due dirigenti comunali tra cui l’ex braccio destro del sindaco. Oggi, da un filone di quell’inchiesta, sono state arrestate altre quattro persone per corruzione e tentata concussione per gli appalti delle mense scolastiche. Tra questi anche l’assessore ai Servizi educativi Bernini (già assistente dell’allora ministro Lunardi) e un funzionario comunale. Solo marginalmente rammento che questa inchiesta è arrivata a buon fine grazie alle intercettazioni che il governo vuole togliere ai giudici.

Probabilmente ci troviamo di fronte a un sistema marcio, dove la corruzione e il giro di denaro sono la chiave che fa girare tutto il resto. Ed è ovvio che, in un sistema divenuto ormai prassi bisogna bonificare tutto e ricominciare daccapo. Il sindaco, Pietro Vignali, del Pdl, si trincera dietro i “non ne sapevo nulla” e resta al suo posto. Si sa, negare fino a prova contraria è sempre la migliore difesa.

Ho sintetizzato l’episodio di Parma perché mi sembra sintomatico di quanto sta accadendo in Italia. Il malcostume del governo centrale viene ereditato e imitato negli enti locali. Quante Parma ci sono in giro per il nostro Paese? Un allarme lanciato in maniera forte anche dal presidente della Cei, il Cardinal Bagnasco. “La questione morale non e’ un’invenzione mediatica”, ha detto, e poi, sulla corruzione, ha aggiunto: “E’ una piovra e va combattuta. Non si capisce quale legittimazione possano avere in un consorzio democratico i comitati d’affari che si autoimpongono attraverso il reticolo clientelare, andando a intasare la vita pubblica”. Ne ha avute per tutti il Cardinale che ha anche precisato che anche le esenzioni fiscali dei beni ecclesiali vanno riviste.

Poi, per rendere più chiaro il proprio pensiero, pur senza fare nomi, è sceso nei dettagli: “I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in se stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà. Ammorbano l’aria e appesantiscono il cammino comune. Si rincorrono, con mesta sollecitudine, racconti che, se comprovati, a livelli diversi rilevano stili di vita difficilmente compatibili con la dignità delle persone e il decoro delle istituzioni e della vita pubblica”. Poi l’ulteriore affondo: “La collettività guarda con sgomento gli attori della scena pubblica e l’immagine del Paese all’esterno ne viene pericolosamente fiaccata”.

Non ricordo un attacco più duro di questo da parte di Bagnasco. Il suo ragionamento va valutato anche erga omnes, perché “chiunque sceglie la militanza politica, deve essere consapevole della misura e della sobrietà, della disciplina e dell’onore che comporta”, ma a Silvio Berlusconi devono aver fischiato le orecchie in maniera assordante.

“Non mi dimetto”, diceva ancora ieri il premier, ma è chiaro che pochi giorni dopo Confindustria oggi Berlusconi è stato scaricato anche dal Vaticano.

Il Cavaliere è dunque sempre più solo e la sua sempre maggiore debolezza mette in rilievo le spaccature profondissime nella maggioranza. Bagnasco non resta nei confini del giudizio morale ma parla di misure insufficienti per uscire dalla crisi: “Colpisce la riluttanza a riconoscere l’esatta serieta’ della situazione al di là di strumentalizzazioni e partigianerie; amareggia il metodo scombinato con cui a tratti si procede”. Da Parma a Roma, malaffare e facili costumi, corruzione e incapacità di risolvere i problemi. La Chiesa non può più restare a guardare, ha sopportato anche troppo, e ora che è stato superato il livello di guardia gli dà il benservito. Presidente, neanche questo le basta per dimettersi?

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