Il 22 giugno lessi Lago di Vico: arsenico impazzito. E lì vicino c’è la zona militare, la Chemical City. La storia mi riguarda da vicino, non so a voi. Alla fine dell’ articolo suddetto, tratto dal sito www.danielecamilli.it, vi ho copiato quanto scrissi poco tempo fa, forse un anno forse due o tre..non lo ricordo. Fate conto che sia oggi, niente purtroppo è variato, in meglio. Due giorni fa si è aggiunta una Lettera aperta ai rappresentanti delle istituzioni dell’ amico Raimondo Chiricozzi su certi veleni e il solito Lago di Vico. Peraltro già a maggio, UnoNotizie aveva fatto circolare un video, Lago di Vico: Riserva naturale o area agricola, dove si diceva”Sono state effettivamente fatte delle modifiche all’alveo del Lago di Vico e le piantumazioni di nocciole sono ormai arrivate sulle sponde dell’invaso.”
Malgrado Festa e Fasti della Trebbiatura con Acque del Viterbese…Buon LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE (NERO) CON LA MELA DI ODESSA.
Doriana Goracci
Lago di Vico (provincia di Viterbo), livelli d’arsenico alle stelle. A dir poco pazzeschi. “Inimmaginabili e al di là d’ogni aspettativa”. Non stiamo parlando di 30, 40 o 50 microgrammi per litro. Ma di grammi. Quasi un grammo per ogni chilo di sedimento, cioè di terra depositata sui fondali. Di origine naturale? Dovuto alla conformazione vulcanica del terreno? Nient’affatto. La causa è sicuramente antropica, vale a dire umana. Un inquinamento provocato da fattori di cui però non si riesce ancora ad individuare il periodo. Ma è altrettanto certo che sia da collocare nel ‘900. Quando attorno al Lago di Vico si faceva uso di prodotti per l’agricoltura d’ogni tipo. Quando a pochi passi dalle coste era attiva la zona militare Nbc (Nucleare, batteriologica, chimica), ossia la “Chemical City” voluta dal fascismo. Tra il 1940 e il 1944. Con il suo impianto di produzione, l’iprite, il fosgene e altri elementi miscelati appunto con l’arsenico. Bonificati solo tra il 1995 e il 2000. Con tanto di danni collaterali, come il ciclista che nel 1996 venne steso da una nuvoletta tossica di passaggio sfuggita alla Zona Militare. A parlarcene è l’ecologo Giuseppe Nascetti, docente presso la facoltà di Scienze di Viterbo e prorettore dell’Università della Tuscia. È stato lui, con la sua equipe di lavoro, a scoprire i quantitativi di arsenico nei sedimenti del lago.
Inizialmente assieme all’Arpa. Poi “con i colleghi dell’Enea”. “Per amor di patria – ci ha detto – Non per cercare i colpevoli, ma solo per capire. Il compito della scienza: comprendere i fenomeni per conoscere cosa è avvenuto. Un servizio dell’Università al territorio”. Due semplici carotaggi a circa 40-50 metri di profondità e nel bel mezzo del bacino lacustre. Il primo nell’inverno del 2009, il secondo sul finire della primavera del 2010. Senza nemmeno una lira a disposizione. Infine l’interesse della Regione, ma l’affidamento delle ricerche all’Arpa che per dare i risultati s’è presa tempo fino al 2013. E un finanziamento di diverse migliaia di euro. “A noi sarebbero bastati 6 mesi. Se le ricerche fossero partite immediatamente – ha aggiunto – oggi avremmo i risultati della caratterizzazione geochimica di tutto il bacino”. E sapremmo pure chi ringraziare per questi valori che, come ha sottolineato Nascetti, sono “inimmaginabili e al di là d’ogni aspettativa”. “Il bacino del lago – ci ha poi spiegato – è come una conca che raccoglie tutto quello che entra nelle acque. Con il carotaggio del 2009 abbiamo riscontrato una presenza media di arsenico pari a 700 milligrammi per chilo. Con il secondo abbiamo invece suddiviso il sedimento in due parti. In quella superficiale e più recente, il dato è di 300 milligrammi. Più in profondità arriva quasi a un grammo per chilo di terra”. Una quantità enorme “che deriva sicuramente dall’intervento dell’uomo. Ma per sapere a quale periodo risale dobbiamo analizzare il tutto con il Carbonio 14”. Una tecnica che permette di capire la data esatta in cui il deposito di arsenico è avvenuto. “Tuttavia non in questi ultimi anni”. La “Chemical city” potrebbe avere qualche responsabilità? “Non lo sappiamo – precisa Nascetti – Dobbiamo avere in mano dati certi prima di proporre soluzioni”.
A quanto pare, però, nella zona militare c’era un impianto di produzione e diversi materiali tossici. È possibile che la loro lavorazione abbia prodotto dei reflui? “E’ probabile – risponde – E se così fosse, chi controllava i reflui dei prodotti chimici? Questa lavorazione, ha sversato o no nel bacino?”. Ci sono dei tubi che dall’area militare arrivavano al lago? Aggiungiamo noi.
Non solo, ma “c’è pure un’altra ipotesi. Secondo la testimonianza di alcuni anziani del posto sembra che le truppe naziste abbiano buttato dei bidoni nel lago di Vico prima di abbandonare la zona occupata nel 1943”. Infine, un altro dato che solleva ulteriori dubbi. Ce lo fornisce ancora una volta Nascetti. “Anche l’acqua di falda di Punta del Lago – molto vicina alla zona militare – ha una concentrazione d’arsenico decisamente elevata. Pari a 300 mcg per litro”. Dovuta a cosa? Semplice…“alla mano dell’uomo”. Daniele Camilli & Roberto Pomi
Comitato Provinciale Viterbo
3 settembre 2011
Lettera aperta alle Istituzioni in indirizzo
Gentili signori,
desideriamo richiamare la vostra attenzione sul grave problema che in questo particolare periodo si verifica nei paesi attorno ai Monti Cimini ed in particolare nella conca del lago di Vico. E’ iniziata da alcuni giorni la raccolta delle nocciole con macchine aspira nocciole. Tale sistema di raccolta comporta, la immissione nell’aria di enormi quantità di polvere, che oscurano il cielo, creando una cappa ben visibile dall’alto. Tale polvere che contiene anche i residui delle lavorazioni agricole, prodotti chimici, diserbanti, si deposita dappertutto ed è ben visibile anche nell’acqua del lago di Vico. Riteniamo questo fatto molto dannoso per la salute in primis degli agricoltori e della popolazione. Da tempo abbiamo richiesto alle istituzioni e alle associazioni degli agricoltori che s’impegnassero per la soluzione di questo problema con sistemi abbatti polvere. Rinnoviamo tale richiesta e chiediamo inoltre che venga disposta la misurazione delle polveri sottili che
circolano nell’aria dei Monti Cimini ed in particolare nella conca del lago di Vico. Quella che vi sottoponiamo è una vera e propria emergenza sanitaria che riteniamo debba essere affrontata con urgenza senza dilazioni, in attesa della pioggia. Vi invitiamo pertanto a valutare attentamente la necessità di provvedimenti urgenti a difesa della salute degli agricoltori e dei cittadini.
Raimondo Chiricozzi
ASSOCIAZIONE ITALIANA CULTURA E SPORT
Comitato provinciale Viterbo
Tel.0761626783 – 3683065221 Email: viterbo@aics.it
Via Resistenza, 3 01037 Ronciglione VT
Al Ministro della Salute
Ministro dell’Ambiente
Prefetto di Viterbo
Sindaci dei Comuni dei Monti Cimini
Presidente della Regione Lazio
Assessore all’Ambiente Regione Lazio
Assessore Sanità Regione Lazio
Presidente della Provincia di Viterbo
Assessore Ambiente Provincia di Viterbo
Arpa Lazio
Arpa Lazio sezione Viterbo
ASL Viterbo Direttore Generale
ASL Viterbo Direttore Sanitario
ASL VT Dirett. Prevenzione Servizio Igiene e Sanità Pubblica
ASL VT Responsabile U.O.S.D. Servizio Igiene Alimenti e Nutrizione
Associazioni ambientaliste tutte
Organismi d’informazione
Un suggerimento: fatevi ostinati come le capre e bevete a gargarozzo, acqua o chinotto, ma non bevete tutto quello che appare chiaro. Presto, cambierà colore…Ve lo scrivo da Capranica, la “cittadina fondata nel periodo etrusco e sviluppatasi sopra uno sperone di tufo a circa 370 metri di altitudine sul livello del mare, un’intera popolazione dispersa dalle invasioni post decadenza romana, che utilizzò le case, abbandonate e diroccate e ne fece rifugio per i pastori, i quali vi si stabilirono definitivamente con i loro greggi di capre, da cui il nome. Fino al 1676,si ripeterono atti di dedizione ai Papi, ricevendo in cambio esenzioni e benefici. E da allora, fu affidata la gestione a governatori laici che si successero per circa un secolo, fino alla conquista napoleonica.
In epoca moderna fu conquistata dalle truppe francesi e si adeguò alla nuova gestione amministrativa, che però prevedeva l’abitudine alla leva forzata, la partecipazione alle imprese militari del nuovo governo e la deportazione degli oppositori e degli affezionati all’Ancien Régime. Capranica eresse il proprio Albero della Libertà, abbattuto nel 1799, e l’aquila dorata, pacificamente trasportata nel Duomo. Più tardi fu conquistata dalle armate guidate dal Principe di Sassonia che organizzò un governo provvisorio del quale fecero parte distinti membri della borghesia locale. Più tardi passò anche Mazzini, diretto a Roma, che ne conservò un vivido ricordo; ed infine le milizie del Re d’Italia, che vi entrarono il 17 settembre 1870.
Si conclude a questa data, la pagina storica dell’ Encyclocapranica: Capranica sparita…rimane la Neri, sotto la rocca. Quella che se la bevi, ne ribevi. Non è la Coca Cola, ma è buonissima, è un chinotto, un agrume originario della Cina meridionale, viene innestato soprattutto su arancio amaro… L’acqua di Capranica, non è più la meravigliosa acqua leggermente minerale decantata nei secoli, Petrarca ospite compreso. Per adattarsi alle normative europee, si scopre che è ricca a dismisura di arsenico. Paghiamo le tasse come se lo fosse e la si compra, per berla, al supermercato. Io ho imparato, perchè qualcuno mi ha insegnato, mi ha indicato la via, a prenderla, l’acqua, in una fonte poco distante, 15 minuti dal paese, perchè quì di acque ce ne sono meravigliose, ancora…la Via…c’è la Francigena, ancora, che ci passa sotto. Nelle cantine e grotte riadattate, ora vivono “gli stranieri”, i pendolari romani…
Noi lo sappiamo ma tanti no, tanti che dovrebbero vedere e mostrarci quanto ancora di buono rimane, quanto la terra ci offre. Le capre non ci sono più, ma hanno fatto la storia dell’ostinazione e della resistenza di un popolo, sta a noi, interpretare il passato, per affrontare il presente.