Riforma giustizia, Cnf: Equiparare accusa e difesa nel processo. Sì alla separazione delle carriere. Completare la riforma con l’approvazione della nuova legge professionale forense

Nel maggio scorso, tra le audizioni in commissione affari costituzionali e giustizia della camera sulla proposta di modifica del titolo IV della Costituzione, si è tenuta quella del Consiglio nazionale forense, rappresentato dal presidente Guido Alpa e dal consigliere segretario Andrea Mascherin.
Il presidente ha specificato che: “Siamo per l’uguaglianza delle parti nel processo, che chi ha esperienza del processo penale coniuga con la separazione delle carriere. Peraltro la riforma, al di là delle posizioni ideologiche contrapposte, ribadisce che i giudici costituiscono un ordine autonomo e indipendente e che le norme dell’ordinamento giudiziario assicurano l’indipendenza e l’autonomia dell’ufficio del pubblico ministero”.
Tuttavia, ha avvertito Alpa, “ altri capitoli della riforma dovranno essere affrontati in modo approfondito dal Cnf, come la configurazione dell’azione penale, che comunque rimane obbligatoria; così pure per l’autonomia della polizia giudiziaria, che così come espressa risulta eccessiva rispetto al ruolo del pm.
Quanto alla disciplina della responsabilità civile dei magistrati, riteniamo che debba essere disciplinata tenendo conto della delicatezza della funzione, che non può essere equiparata a quella degli altri dipendenti dello stato”.
“Ogni riforma di grande respiro costituzionale deve essere ampiamente ponderata”, ha esordito Alpa annunciando un successivo analitico documento su tutte le proposte di modifica che la repentina convocazione in audizione non ha permesso di discutere in Consiglio.
“La parità tra accusa e difesa si coniuga con la separazione delle carriere”, ha rilevato Alpa che ha espresso alcune perplessità su altri passaggi del disegno di legge, come quello che prefigura una “costituzionalizzazione della magistratura onoraria”, ed ha richiamato la necessità di fissare in maniera “inequivoca” la inamovibilità dei giudici, “presidio della loro autonomia e indipendenza”.
Il consigliere Mascherin ha ribadito l’opportunità della separazione delle carriere ed ha espresso apprezzamento per il riferimento all’Ufficio del pubblico ministero. Logica conseguenza è il doppio Csm e una Corte di disciplina, dei quali però “occorre valutare con attenzione la composizione”, ha avvertito.
Perplessità sono state espresse sulla maggiore autonomia dal pm che il ddl riconosce alla polizia giudiziaria. “Piuttosto occorre garantire presenza dell’autorità giudiziaria anche nella fase delle indagini”, ha evidenziato Mascherin.
Bene al mantenimento della obbligatorietà dell’azione penale ma necessità di chiarimento sui “criteri” per il suo esercizio.
“Occorre però sottolineare come qualsiasi riforma volta a rafforzare la parità tra accusa e difesa sarebbe monca senza la riforma professionale forense, che punta a una maggiore qualificazione dell’avvocatura. La proposta di legge ora langue in commissione giustizia ed è urgente rimetterla all’ordine del giorno”, ha concluso Mascherin.

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