di Marika Demaria
È stato un fine settimana intenso – sia dal punto di vista formativo sia delle emozioni – quello che Libera in festa si è appena lasciato alle spalle. Sabato mattina, mentre gli oltre 300 ragazzi a Scandicci ascoltavano gli interventi di don Luigi Ciotti e Gian Carlo Caselli, i referenti territoriali dell’associazione erano coinvolti nelle varie riunioni dedicate ai diversi settori. Momenti di riflessione, di condivisione, di confronto, al termine dei quali si è usciti con degli impegni. Era questa la logica anche di Roberto Morrione, giornalista (in ultimo fondatore di Liberainformazione) scomparso lo scorso 20 maggio e doverosamente ricordato in diversi momenti della Festa. Uno su tutti: la sera al Cineforum, quando sono stati proiettati dei video che riprendevano alcune delle sue inchieste più significative. Parallelamente, l’attore Giulio Cavalli intratteneva il pubblico presente sulla piazza di Fortezza da Basso con il suo spettacolo “L’innocenza di Giulio – Andreotti non è stato assolto”. Nel tardo pomeriggio, è stato difficile contenere l’emozione di fronte a Gildo Claps, fratello di Elisa, la ragazza scomparsa il 12 settembre 1993 e ritrovata il 17 marzo 2010, i cui funerali sono stati celebrati lo scorso 2 luglio da don Marcello Cozzi, referente di Libera Basilicata che per tutti questi anni si è battuto al fianco della famiglia alla ricerca della verità e della giustizia. L’autore del libro “Per Elisa”, scrittto a quattro mani con la giornalista Federica Sciarelli, ha ripercorso alcuni momenti di quei lunghissimi, logoranti 18 anni, evidenziando incongruenze, depistaggi ma anche turbe psichiche di Danilo Restivo emerse fin dall’età degli 11 anni. «Per questo – ha spiegato Gildo Claps – ritengo i genitori di quell’uomo tra i colpevoli morali della morte di mia sorella, insieme a tante altre persone che ci allontanavano dalla verità, raccontando di averla vista persino in Brasile, quando lei era lì, in quel sottotetto». Una lunga standing ovation ha abbracciato idealmente l’uomo. al quale alla fine è stata consegnata una collana raffigurante tutte le regioni d’Italia, «perché la disgrazia di Elisa – ha detto don Luigi Ciotti – ci accomuna tutti, tutti dobbiamo sentire il dolore di questa famiglia e il peso per ciò che non è stato fatto e si sarebbe dovuto e potuto fare».
E di ragazze e di di donne si è parlato anche al pomeriggio, nel corso del secondo seminario al quale hanno partecipato, in qualità di relatori, Teresa Principato della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo che ha parlato del significato di essere la donna di un boss; la docente universitaria di Palermo Alessandra Dino che ha analizzato il fenomeno del pentitismo al femminile e Nando dalla Chiesa, che ha evidenziato come l’antimafia sia femminile.
Ieri, domenica, si sono messe a fuoco alcune peculiarità di Libera, dal suo bilancio sociale a tutti i compagni di viaggio, passando per l’impegno di diverse associazioni, fondazioni enti che camminano al suo fianco. Ad aprire l’incontro l’ex presidente della Commissione Parlamentare Antimafia Francesco Forgione, seguito dal Procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli. Entrambi hanno sottolineato che la mafia ha bisogno della politica con l’intento di accrescere la propria economia che danneggia quella sostenibile, quella etica, quella che dovrebbe sostentare il Paese. A tirare le fila del pomeriggio di riflessione Nando dalla Chiesa: “C’è una evidente contraddizione tra la consapevolezza della dimensione sociale e la constatazione che essa stessa sia nel mirino, venga colpita”.
Vibrante l’intervento conclusivo di Luigi Ciotti, che ha chiesto a gran voce una maggiore assunzione di corresponsabilità, che deve essere il prerequisito di ogni persona. Con il suo modo di essere, con le due imponenti e importanti realtà da lui fondate – Gruppo Abele e Libera – con le migliaia di storie, di volti, di nomi a lui legati, con il suo impegno quotidiano “a saldare la terra, i problemi degli umili, degli ultimi, con il cielo”, Luigi Ciotti è stato il protagonista del video “La pedata di Dio”. La proiezione serale – anticipata da un filmato incentrato sull’importanza della memoria e sulle realtà delle cooperative che sorgono sui beni confiscati – è stato uno spaccato dei 45 anni di attività del sacerdote, al quale è stata affidata la strada come parrocchia.