Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto – Commissione Cultura) – Sull’ex lebbrosario di Bana-S. Lazzaro

Nel 2017 la sezione del Tigullio di “Italia Nostra” segnalò l’ex lebbrosario di Bana-S. Lazzaro, alla periferia di Rapallo (Genova), per l’inserimento nella cd. Lista Rossa, in quanto l’immobile quattrocentesco comprensivo di cappella e dedicato a san Lazzaro di Betania, trasformato più tardi in casa rurale e oggi di proprietà privata, assoggettato a vincolo architettonico fin dal 1938, risultava diruto e collabente. Una cronologia pressoché analoga a quella del lebbrosario si ipotizza anche per l’affresco superstite sulla parete esterna dell’edificio rurale, che ha perduto il tetto nel 2007 e poi il solaio del primo piano. La pittura a fresco, parzialmente ammalorata anch’essa, raffigura la Madonna con il Bambino fra due coppie di Santi taumaturghi. L’art. 50, c. 1 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio proibisce espressamente il distacco non autorizzato dalla Soprintendenza “di affreschi, stemmi, graffiti, lapidi, iscrizioni, tabernacoli ed altri elementi decorativi di edifici, esposti o non alla pubblica vista”. L’inibizione si riferisce ad edifici pubblici e privati, vincolati o meno. Nel caso di immobili non assoggettati a tutela, però, il vuoto normativo consente persino di abbandonare di fatto quei manufatti alla distruzione causata dal crollo della parete retrostante, senza imputarne la responsabilità ad alcuno. Nel caso di beni vincolati, invece, lo stesso Ministero della Cultura (MiC) è tenuto, ex art. 32, a sostituirsi alla Proprietà se questa non garantisce la messa in sicurezza e la conservazione dell’opera, salvo rivalersi a posteriori. Con una interrogazione pubblicata il 16 novembre, ho chiesto al ministro Franceschini, insieme ai colleghi senatori Angrisani, Granato e Lannutti, se ritenga di: “sollecitare la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e la provincia di La Spezia ad attivarsi per quella messa in sicurezza dell’“ex Lazzaretto di Bana” che il Codice le impone e “Italia Nostra” aveva sollecitato all’ufficio di tutela del MiC fin dal 2014 proprio in considerazione del fatto che trattasi di un immobile vincolato: un tassello di memoria collettiva per il suo pregio intrinseco (architettonico e artistico) ma anche relazionale, in quanto testimonianza della storia religiosa, sanitaria e rurale del territorio.”.

 

Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto – Commissione Cultura)

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