di Marika Demaria
«La lotta alle mafie si fa a Roma, in Parlamento. Noi chiediamo meno leggi ma una Legge: chiara, che non faccia sconti a nessuno». Suonano come un tuono che squarcia il cielo di Firenze le parole di don Luigi Ciotti, che dal palco Ruffini ha aperto ieri, giovedì, la settimana di eventi e momenti formativi che Libera ha organizzato e che si svolgeranno tra Firenze e Scandicci, sotto l’egida di Festa nazionale. «Anche se è difficile festeggiare – sottolinea con vigore il presidente dell’associazione – se si pensa ai 560 miliardi di euro che costituiscono il giro di volume d’affari delle mafie». Un business ampiamente foraggiato dall’evasione e dalla corruzione, piaghe sempre più granitiche, anche perché «è dal 1999 che l’Italia non è più in linea con le norme europee, con il trattato di Strasburgo per quanto riguarda questi temi. Ecco perché abbiamo raccolto un milione e mezzo di cartoline firmate e che consegneremo al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che per noi rappresenta un punto chiaro, fermo e pulito nel nostro Paese. Mancano però anche le leggi sul caporalato, sanzionato solo con un’ammenda, oppure quelle sui reati ambientali, norme che anche Legambiente chiede a gran voce da 17 anni».
Accanto a Luigi Ciotti sul palco è salita anche Emanuela Giuliano, figlia del capo della Squadra Mobile di Palermo Boris Giuliano che fu ucciso il 21 luglio 1979, raggiunto da sette colpi di pistola alla schiena. Mischiata tra la folla anche la madre Ines Maria, vedova del poliziotto, che la figlia Emanuela ricorda «per il suo senso del dovere ma anche per le sue grandi doti umane. A volte mi chiedo…”E se fosse stato meno tenace? Sarebbe ancora qui con noi?” Ma poi mi dico che è meglio morire a 40 anni credendo nei propri ideali che vivere fino agli 80 anni scendendo a compromessi. Però la lotta alle mafie deve essere un privilegio di tutti, non un onere di pochi».
Un impegno continuo e quotidiano che ognuno deve assumersi in maniera responsabile. «Lo dobbiamo – ha ricordato Luigi Ciotti – a Boris Giuliano, a tutte le vittime delle mafie che vanno ricordate con i loro nomi. Basta parlare di agenti della scorta: questi ragazzi erano persone con una propria identità, e come tali devono essere ricordati. E che i politici la smettano di fare retorica e si assumano degli impegni. Seri. Basta parlare di codici etici alla vigilia delle elezioni per poi fare i propri giochi di potere una volta eletti, occupando posti strategici all’interno della politica. Vogliamo che le persone indagate per gravi reati non si candidino, non siano elette». Il fondatore di Libera invoca serietà, chiedendo ai politici di non presenziare, di non fare le commemorazioni se manca l’assunzione di impegni veri, concreti, perché «altrimenti si tratta solo di retorica» e declina la lotta alle mafie in quattro punti: uguaglianza dei diritti; l’importanza del sapere in quanto primo strumento di responsabilità, con alla base l’umiltà di voler imparare e «la cultura che dà la sveglia alle coscienze»; l’ambiente e lo sviluppo sostenibile. C’è spazio però anche per ricordare il Codice Antimafia, un testo che «se sarà approvato così com’è, rappresenterà un passo indietro nella lotta alle mafie, che deve essere svolta con responsabilità, nel ricordo di tutte le vittime delle mafie». Memoria e impegno dunque, i due pilastri sui quali si basa l’associazione contro le mafie.
Da giovedì 21 a mercoledì 27 luglio Firenze e Scandicci faranno da cornice alla Festa Nazionale di Libera. Sul nostro sito potrete trovare il report degli eventi accaduti il giorno precedente. Ulteriori approfondimenti possono essere consultati sul sito www.liberainformazione.org. Il programma dettagliato della manifestazione è reperibile sul sito www.libera.it.