Inizierà  dalle 14.30 circa la prima chiamata per il voto di fiducia alla Camera, sulla manovra economica approvata al Senato

Sì alla manovra: tagli per famiglie, istruzione e asili. Il testo all'esame della Camera. La seduta prenderà il via la mattina alle 10 per la discussione generale al termine della quale il governo chiederà la fiducia. Le dichiarazioni di voto in diretta tv partiranno verso le 13 e a seguire il voto di fiducia. Alle 16.30 invece inizieranno le dichiarazioni di voto finali per il via libera definitivo senza modifiche rispetto al testo del Senato. In serata è previsto l'ok senza modifiche della commissione Bilancio che si riunirà dalle 19 alle 21. Dopo il disco verde a Palazzo Madama con voto di fiducia, il testo del maxiemendamento non è stato ancora trasmesso a Montecitorio. Proprio per seguire la manovra il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha rinviato la visita di Stato prevista in Serbia. Il titolare del ministero dell'Economia Giulio Tremonti dovrebbe prendere parte al dibattito.Sempre ieri dopo il via libera notturno della commissione Bilancio del Senato al decreto, in mattinata l'aula di Palazzo Madama ha licenziato il decreto. Il governo aveva presentato un maxi-emendamento ponendo su di esso la fiducia. Il nuovo testo rafforza la portata degli aggiustamenti sui Conti pubblici già nel 2011, facendo sì che l'intervento complessivo arrivi a 70 miliardi, come ha sottolineato il ministro Giulio Tremonti, che ha ammonito: se l'Italia non taglierà il debito, questo “mostro divorerà il futuro” del Paese.Tremonti ha evocato il Titanic, e il presidente della Repubblica Napolitano ha ammonito: “Nel prossimo futuro occorreranno altre prove di coesione”. Il che fa capire il timore che la manovra possa non fermare la speculazione sui titoli di Stato; e se lunedì si presentasse questo scenario le risposte che dovrebbe dare la politica sono tutte da costruire. Ieri anche il presidente del Senato Schifani ha ringraziato per “il senso di responsabilità” le opposizioni. Queste però pur rivendicando questo “senso dello Stato”, con i capigruppo al Senato Anna Finocchiaro (Pd), Giampiero D'Alia (Udc) e Felice Belisario (Idv) hanno criticato i contenuti della manovra. Con il passar delle ore emergono i contenuti del decreto che colpisce le fasce sociali già in difficoltà, e cioé i lavoratori dipendenti e i pensionati, quelli che dovrebbero sostenere i consumi interni, che sono invece stagnanti. Stefano Fassina, responsabile economia del Pe, ha definito “vergognosa” la manovra che non ha nemmeno sfiorato i grandi patrimoni e le rendite finanziarie: “siamo responsabili, ma non corresponsabili”, ha detto il vicesegretario Enrico Letta, che in questi giorni ha intessuto tutti i rapporti istituzionali. Parole che lasciano capire come il clima di coesione non durerà, perché sono troppo diverse le ricette per il Paese. E infatti lo stesso Letta e Antonio Di Pietro hanno rilanciato la richiesta che dopo la manovra Tremonti e tutto il governo di dimettano e si vada alle le urne o, secondo Letta, a un governo dei verso. Richieste respinte dal Pdl, per il quale in particolare un governo tecnico metterebbero in mano alla speculazione. 15 luglio 2011Redazione Tiscali

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