“Dalla Democrazia alla Dittatura. Il ruolo della Memoria”: a Palermo il convegno per non dimenticare totalitarismi e derive autoritarie
Un dibattito per far emergere le opinioni fuori dal coro sull’attuale situazione italiana e mondiale alle prese con la pandemia. Questo il senso del convegno “Dalla Democrazia alla Dittatura. Il ruolo della Memoria” che si è svolto oggi alla sala “Piersanti Mattarella” dell’Assemblea regionale siciliana a Palermo.
In apertura dei lavori, Sergio Tancredi, deputato regionale di Attiva Sicilia, ha sottolineato la necessità che il “mondo della cultura si faccia carico di questa discussione per evitare che si presentino tempi più bui. Il seme della paura ha determinato reazioni incomprensibili, con persone vicine che improvvisamente si allontanano solo perché ci si pongono delle domande. Non siamo in una dittatura ma proprio per questo occorre alzare il livello di allarme per evitare che germoglino i semi dell’odio”.
L’assessore regionale all’Istruzione, Roberto Lagalla, ha voluto evidenziare che “i dibattiti vanno rispettati e questa iniziativa di oggi è una scelta coraggiosa e intrigante. Il rispetto delle opinioni, prodotte dal confronto, è un invito alla riflessione e diventa dovere istituzionale ma soprattutto opportunità per i cittadini. Fermo restando che bisogna considerare sempre il bene comune e collettivo. Vanno rispettati pensieri e opinioni, ma non credo che possano esserci analogie caratterizzate da fondatezza e veridicità tra l’esperienza drammatica delle dittature e dell’Olocausto e l’obbligo di una presentazione di uno stato di salute individuale che tutela la salute pubblica e collettiva”.
“Abbiamo voluto ricordare il ruolo della memoria – ha detto il docente ed economista Gandolfo Dominici – La riflessione serve per suonare un campanello di allarme rispetto ad analogie di fatti di una certa politica che abbiamo vissuto 90 anni fa e che dobbiamo riconoscere ed evitare per non ricadere negli stessi errori”.
Secondo Dario Caroniti, ordinario Storia delle Dottrine Politiche all’Università di Messina “le forme di totalitarismo che si sono affermate nel passato avevano caratteristiche specifiche legate a un momento storico determinato. Questo non significa che non si possano riscontrare delle costanti che ci fanno definire come autoritari e tendenzialmente totalitari i provvedimenti di restrizione di libertà personali adottati dal governo italiano e da molti governi occidentali”.
Barbara Wojciechowska, membro onorario del Tribunale di Norimberga e professoressa emerita dell’Università del Salento, ha ribadito il concetto che “la scuola non ci ha insegnato a leggere la storia. Per conoscerla bisogna conoscere le dinamiche della storia delle finanze e l’avvento delle multinazionali e ciò che hanno causato le industrie belliche ieri e le corporazioni sanitarie oggi”. Un appello alla disobbedienza civile è arrivato invece da Vera Sharav, attivista medica, fondatrice dell’Alliance for Human Research Protection.