Energie rinnovabili, quanto piacciono alle mafie

di Simone Grillo

Sulle energie rinnovabili si è sviluppato, negli ultimi anni, un mercato molto dinamico, capace di creare ricchezza e lavoro attraverso la promozione dello sviluppo sostenibile.
Il grande successo di questo comparto, tuttavia, può attirare l’interesse del crimine organizzato, alla perenne ricerca di nuove forme di riciclaggio dei proventi illeciti ed interessato ad investimenti capaci di rafforzare la propria influenza sul territorio.
Il tema delle ecomafie si arricchisce così di un nuovo fenomeno, la cui analisi risulta certamente complessa.
Il progetto “Stop Crimes on Renewables and Environment” (S.C.O.R.E.) promosso dalla Commissione Europea e guidato dalla Fondazione Culturale Responsabilità Etica, si è dato l’obiettivo di analizzare le opportunità di infiltrazione del crimine organizzo nel settore delle rinnovabili e nel comparto forestale, allo scopo di individuare strumenti di prevenzione e di contrasto, coinvolgendo numerose realtà impegnate sui temi della legalità e dei diritti umani: ARCI Lombardia; Banca Popolare Etica; Centro di Iniziativa Europea; Associazione “Saveria Antiochia” – OMICRON; Forest Stewardship Italia; Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali dell’Università degli Studi di Padova ed Associazione Valore Sociale.

I partner del progetto, attraverso attività di ricerca e sensibilizzazione si rivolgono ad aziende, banche, professionisti, enti locali e, più in generale, alla società civile, promuovendo la tutela dello sviluppo sostenibile dall’azione delle mafie.
Per gettare le basi di questa attività, il Progetto “S.C.O.R.E.” e Legambiente hanno organizzato, lo scorso 21 maggio, un Convegno intitolato “La Buona Energia – le energie rinnovabili sulla strada della legalità”, ospitato nell’ambito della mostra-convegno internazionale “Terrafutura” a Firenze.
Un’occasione quanto mai significativa, considerando come il tema al centro dell’ottava edizione della mostra fosse “la cura dei beni comuni”.
L’incontro ha rimarcato il sostegno ad uno sviluppo sostenibile, attraverso l’impegno di tutti i soggetti coinvolti nel mercato e nei territori interessati, nei quali la crescita economica si deve necessariamente accompagnare alla promozione della legalità.
Proprio questo difficile ma irrinunciabile obiettivo è stato al centro della prima parte del convegno, moderato da Mauro Meggiolaro, che ha visto l’intervento di esperti e testimoni del ruolo economico ma anche sociale delle fonti rinnovabili.
Edoardo Zanchini, responsabile del settore energie rinnovabili di Legambiente, ha esortato ad abbandonare le visioni più minimaliste e critiche nei confronti delle rinnovabili, auspicando maggior impegno per migliorare i complessi iter burocratici e le carenze di programmazione e controllo che gravano oggi su questo settore, in quanto solo rendendolo più trasparente sarà possibile impedire infiltrazioni delle organizzazioni criminali, interessate soprattutto ad attività di intermediazione nei progetti.

L’infiltrazione delle mafie in questi complessi iter può favorire fenomeni di corruzione nelle amministrazioni locali, chiamate ad approvare la realizzazione degli impianti; la grande attualità del tema della corruzione, e dei suoi perversi effetti sul mercato e sullo sviluppo, è stata approfondita nell’intervento del Prof. Marco Arnone, Direttore del “Centre Macroeconomics Finance Research”, il quale ha sottolineato l’allarme sulla consistenza dell’economia sommersa nel nostro paese e sul danno apportato dalla sottrazione di ricchezza ad una realtà come quella italiana, che invecchia e che declina sempre più anche negli interessi degli investitori stranieri, scarsamente attratti dai Paesi che presentano alti livelli di corruzione la quale, peraltro, influenza fortemente la vita quotidiana delle persone.
Di fronte ai rischi di inquinamento del mercato delle rinnovabili e di sviluppo di fenomeni illeciti già presenti nel nostro paese, diventa ancora più importante legare gli investimenti nelle fonti alternative a progetti di sviluppo sociale.

Proprio questo spirito anima il lavoro della “Fondazione di Comunità” di Messina raccontato dal Segretario, Gaetano Giunta.
La Fondazione, infatti, pur operando in una realtà sociale difficile, ha saputo mettere in rete esperienze di legalità e di sviluppo arrivando a creare, su un terreno confiscato alla criminalità organizzata, un “distretto sociale evoluto”, realizzato allo scopo di promuovere le fonti rinnovabili e brevettare tecnologie fotovoltaiche di nuova generazione, sviluppando occasioni di crescita occupazionale per i giovani ed investendo i guadagni in progetti a sfondo sociale, tra i quali quello di reinserimento socio-lavorativo di circa sessanta persone che vivono in condizioni di disagio presso l’ospedale psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, adattando così il comparto delle rinnovabili ai bisogni ed alle prospettive di vita degli ultimi, realizzando un mercato legale ed inclusivo il cui sviluppo può arginare l’infiltrazione del crimine organizzato, resa possibile da inefficienze burocratiche e carenze di legalità.

Altro contributo interessante è stato portato dall’azienda “Jonica Impianti”, realtà tarantina impegnata nei progetti di mini-eolico, la quale ha sottolineato, attraverso l’intervento di Daniele Bino, l’importanza di orientare il business delle rinnovabili verso la centralità del rapporto con il cliente; avvalendosi di collaboratori adeguatamente formati, favorendo un mercato di piccoli impianti diffusi, più adeguati alla necessità di contemperare lo sviluppo energetico con la tutela del territorio e, in questo modo, creare uno sviluppo sostenibile avulso dalla presenza mafiosa.

A conclusione degli interventi, il giornalista Vito Foderà ha presentato il lavoro dell’associazione “da Sud” sul tema delle infiltrazioni mafiose nelle rinnovabili, concentrato nel video “Il verde e il grigio” (una delle video- inchieste del Progetto “EST – cittadini contro le mafie”) capace, in pochi minuti, di condensare con chiarezza e completezza le carenze amministrative che rendono difficile il controllo sulla legalità e la sostenibilità del mercato dell’eolico in Calabria.
La seconda parte del Convegno, incentrata sulle attività di ricerca del Progetto, è stata introdotta dall’intervento del Segretario Nazionale di Filca- CISL, Paolo Acciai, il quale ha sottolineato l’importanza di far emergere, anche attraverso “S.C.O.R.E.”, le possibili distorsioni del mercato nei settori foresta/legno e delle rinnovabili, sollecitando le associazioni imprenditoriali ad incrementare il proprio impegno per un mercato legale.

L’analisi delle criticità del comparto foresta/legno è stata affidata, anzitutto, al lavoro del Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-forestali dell’Università di Padova (Tesaf) che, attraverso l’intervento del Prof. Davide Pettenella, ha evidenziato la scarsa attenzione posta dall’Italia sul ruolo economico delle proprie risorse boschive, atteggiamento che favorisce la de-specializzazione del comparto, appiattito sulla produzione energetica. In questo settore, si evidenziano illegalità storiche (incendi dolosi o colposi; pascoli abusivi; tagli irregolari; discariche); dimenticate (carenze nelle tutele della salute e della sicurezza dei lavoratori; mancata denuncia dei tagli; criticità nei commerci e nell’organizzazione delle aste; carenze di professionalità e casi di sfruttamento della manodopera) e nuove illegalità (criticità nei commerci di pallet; di pellet; fenomeni di riciclaggio attraverso l’acquisto dei lotti boschivi) che beneficiano delle carenze nei controlli, anche con riferimento al commercio internazionale del legname. In questo quadro si sta comunque sviluppando una più severa normativa comunitaria, tesa a favorire una filiera della legalità; nel nostro Paese peraltro, nonostante le criticità, si stanno sviluppando buone pratiche a livello locale, specie sulla formazione del personale (ad esempio in Piemonte).

L’analisi di questo ambito di ricerca è stata arricchita dal contributo del Centro di Iniziativa Europea che, come ricordato da Francesco Memo, è a rischio di infiltrazioni da parte del crimine organizzato, non solo in alcuni settori più esposti (logistica e trasporto merci) ma anche in attività di più recente sviluppo ed in quelle legate al riciclo ed al riuso (nelle quali il rischio di infiltrazioni criminali determina pericoli per la tutela della salute e della sicurezza).
Il tema della legalità nelle rinnovabili è stato invece introdotto dall’analisi della Fondazione Culturale Responsabilità Etica che, come ricordato da Mauro Meggiolaro, analizza i casi giudiziari e le denuncie di possibili illegalità nei mercati dell’eolico e del fotovoltaico, raccogliendo le impressioni degli imprenditori in alcune regioni chiave. Particolare interesse assume il caso della Puglia, dove sono stati rilevati gli effetti delle carenze che per un certo tempo hanno segnato la regolamentazione del mercato dell’eolico, (che avrebbero favorito casi di speculazione e la proliferazione di imprese non specializzate) oltre a criticità nel corretto sviluppo del settore fotovoltaico, che avrebbero portato alla saturazione del mercato e della rete elettrica. In questo contesto (che si sta peraltro iniziando ad affrontare) si sarebbero sviluppati fenomeni di speculazione, sfruttamento della manodopera e corruzione, anche con la partecipazione di associazioni criminali.

Proprio le criticità normative sono al centro dell’analisi di Valore Sociale, che nella sua ricerca considera la rilevanza del tema della legalità nelle rinnovabili in un contesto comunitario, sottolineando le carenze normative, di cooperazione giudiziaria e di polizia, a livello europeo e nazionale, (quest’ultimo fortemente segnato da carenze legislative in materia di lotta alla corruzione e tutela ambientale) capaci di favorire illeciti nelle rinnovabili in tutto il territorio comunitario, contro le quali le imprese devono agire non solo sollecitando interventi normativi ma, soprattutto, aggiornando i propri modelli ed i propri standard di legalità, mettendo al centro dei progetti il confronto trasparente con il territorio ed i suoi membri.

Il comune riferimento delle ricerche al tema delle ecomafie beneficia dell’approfondimento dell’Associazione Saveria Antiochia che, come ricordato da Chiara Pracchi, si impegna a promuovere un’analisi del fenomeno aggiornata, capace di cogliere le peculiarità e le linee di evoluzione di questo tema ancora così sottovalutato nel nostro paese.

L’attenzione alle tante criticità rilevate permetterà ai partner di “S.C.O.R.E.” (avvalendosi del contributo dell’analisi realizzata da ARCI Lombardia) di individuare soluzioni, linee guida e buone pratiche in favore di istituzioni, imprese, banche e società civile, promuovendo lo sviluppo di un fronte comune che prevenga l’infiltrazione delle mafie in questi settori vitali per il nostro futuro.

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