PIANETA AMERICA
Per il Comandante in Capo critiche anche per il ritiro dall’Afghanistan
Houston, TX – L'annuncio ufficiale del presidente degli Stati Uniti che le forze americane impegnate in Afghanistan cominceranno a tornare a casa non ha avuto l'effetto sperato. Il ritiro non sarà, infatti, ne' immediato ne' totale. Diecimila soldati rientreranno entro la fine di quest'anno, ventitremila nell'autunno del 2012 e sessantottomila rimarranno dove si trovano.
Per questo motivo le frecciate sono arrivate ad Obama tanto dai Repubblicani, e questo era da prevedersi, che da esponenti democratici appartenenti non solo alle frange liberal e più estremiste del suo stesso partito.
I conservatori con alla testa i candidati alle presidenziali del 2012 continuano ad indirizzare i propri strali verso l'allarmante crescita del debito pubblico ed all'incapacità del presidente di porre rimedio all'alto livello di disoccupazione del paese che non accenna a diminuire e le parole di Obama, con le quali ha annunciato il ritorno degli uomini e delle donne che hanno servito l'America in divisa hanno prospettato, in effetti, solo il rientro a casa d'altri potenziali disoccupati che verranno ad aggiungersi a quelli già esistenti.
Rimane incontrovertibile il fatto che questo lungo conflitto iniziato da Bush e' costato carissimo e che almeno parte delle spese necessarie per mantenere il contingente militare all'estero verrà risparmiato e non peserà sulle spalle dei contribuenti. Il presidente per parare i colpi che gli arrivano a proposito dell'economia ha tenuto a chiarire che ora l'attenzione e le risorse saranno rivolte all'interno ed agli Americani e non all'estero.
Incredibile a dirsi ma, anche alla presenza del coro bipartisan di chi richiede provvedimenti più rapidi, più drastici e definitivi, non manca chi come l'ex rivale, Senatore dell'Arizona John McCain, lo critica ancora sostenendo che il rientro annunciato sarebbe “troppo veloce” e rischierebbe quindi di compromettere i risultati ed i successi conseguiti contro i terroristi.
Conscio del fatto che non si può mai fare felici tutti ed adeguandosi alla tecnica già usata da Bush il giovane, Obama ha intanto dichiarato già vittoria in Afghanistan dove Al Qaeda ed i Talebani sono stati messi nell'angolo e non ha mancato di citare l'uccisione del nemico pubblico numero uno, quel Bin Laden che era riuscito a beffarsi del presidente precedente dopo aver sferrato la sua nuova Pearl Harbor dell'undici settembre. Questa realizzazione e' certamente eccezionale agli occhi degli Americani ma ora non si e' più certi che possa contribuire in modo determinante ad assicurare nel 2012 al presidente uscente il suo secondo mandato. Purtroppo il colpo magistrale che pur mostra all'elettorato non schierato ideologicamente la risolutezza di Barack Obama nel difendere il paese dai suoi nemici, e' arrivato troppo presto ed il suo impatto sulla gente rischia d'esaurirsi nel tempo e di passare in secondo piano rispetto ai problemi più gravi degli Americani.
Si diceva per Bush che sarebbe stato giudicato per la sua conduzione della guerra in Iraq. Fu giudicato e bocciato, invece, per il disastro economico da lui innescato ed al quale avevano contribuito in modo determinante proprio le spese astronomiche rese necessarie dai diversi conflitti combattuti all'estero dalle forze americane anche in contemporanea. E' ricordando cio' che ora si suggerisce al presidente di sganciarsi anche dal nuovo impegno in Libia che in America, per il teatro delle operazioni e per gli interessi in gioco, si vede più logicamente legato all'area di competenza degli Europei.
Per rimanere ancora in sella, resistendo a tutti gli attacchi che gli saranno sferrati tanto da destra che dai suoi stessi colleghi di partito, Obama ha bisogno di tirare fuori dal cilindro un trucco miracoloso e strabiliante tale da far cambiare corso alla situazione recessiva dell'economia. Deve farlo alla svelta e quanto prima per dare un'impressione positiva e favorevole perché le elezioni sono ormai dietro l'angolo e sa quindi che non c'è più spazio per le incertezze e per i tentennamenti tra soluzioni conflittuali e diverse. Il tempo rimastogli a disposizione sta per finire ed e' certamente importante che ne sappia fare un buon uso se non vuol finire col dare ragione alla repubblicana Bachman che, nel lanciarsi nella sfida del 2012, confida nella caduta dell'ultimo tabù dell'antifemminismo americano e sostiene che Obama e' un presidente buono per una stagione sola che non verrà certamente rieletto.
RO PUCCI
I-AM, HOUSTON, TEXAS