Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto e Candidata a Sindaco di Roma) – Quale destino per l’Antiquarium Comunale di Roma?

Quale destino per l’Antiquarium Comunale di Roma? 

 

Il teatrino Gualtieri-Calenda sul patrimonio artistico di Roma, con il secondo che accentua ad arte la naturale insipienza per dare al primo gli assist per apparire sensato e affidabile, può ingannare solo gli ingenui. È un gioco di specchi che li vede complici assi più che avversari, impegnati a dissimulare la loro indifferenza ai temi della cultura spostando l’attenzione dai problemi reali ad altri, inesistenti, e fingere di avere in tasca le soluzioni; l’impresario, lo stesso per entrambi, sta al Collegio Romano. Tocca dunque tirare giù a colpi di balestra le due ‘mongolfiere’ prima che oltrepassino l’atmosfera, poiché del loro senno smarrito non c’è traccia neppure sulla Luna.

La criticità più grave, anche perché storicizzata, a mio avviso riguarda l’Antiquarium comunale sul Celio. Molti cittadini ignorano l’esistenza di quell’edificio sorto poche decine di metri a Sud del Colosseo, progettato dall’architetto Sneider (su indicazioni di Rodolfo Lanciani) come magazzino archeologico per i rinvenimenti legati all’esecuzione del PRG del 1883, inaugurato nel 1894 e riorganizzato da Antonio Muñoz nel 1929. Eppure, il caso è esemplare degli errori che si compiono a Roma, sempre gli stessi, senza imparare nulla: l’Antiquarium è chiuso, infatti, fin dal 1939, perché danneggiato irreparabilmente dai lavori per la linea B della metropolitana, proprio come l’integrità della Basilica di Massenzio è stata sacrificata, più di recente, all’incauta trivellazione per la linea C. Vogliamo sottacere anche questo?!

Tanti romani ignorano, ripeto, l’esistenza del vecchio Antiquarium comunale, e l’inconsapevolezza come sempre fa gioco agli amministratori: nell’indifferenza generale, una fitta foresta ha inghiottito l’edificio che, benché fatiscente, dà tuttora ricovero a migliaia di cassette di reperti archeologici, ormai a rischio anch’essi.

Che dire poi del nuovo Antiquarium, da tempo immemore in attesa di apertura? Rutelli lo voleva nella Casina di Salvi, dall’altra parte della strada, dove fin dagli anni ’90 sono state trasferite parte delle centinaia di manufatti lapidei già collocati all’esterno del primo, di modo che oggi si intravvedono ‘campi di marmi’, tra le erbacce, su entrambi i versanti del viale. Ai lavori di ristrutturazione non è seguito, però, l’auspicato allestimento museale della Casina, che oggi pare destinata invece a caffetteria, in attesa di fondi per la sistemazione completa dello spazio esterno, e soprattutto dello sgombero della ex palestra GIL, dove il Comune favoleggia di esporre la Forma Urbis Severiana, sempre che la banda musicale dei vigili urbani accetti di rinunciarvi. Del Parco Archeologico dei Bambini, improbabile fin nel nome e affidato nel 2003 a Zétema Progetto, si è dunque persa traccia nonostante il denaro speso, così come, per altro verso, della discoteca di “All’ombra del Colosseo” e di Atreju.

C’è voluto il Covid-19 per spezzare l’incantesimo e il Comune ora non deve sprecare l’occasione di affrancare la parte settentrionale del Colle Celio da usi impropri, spesso poco/nulla rispettosi della sua dignità e persino del semplice decoro, per realizzarvi invece un progetto di vera rigenerazione sostenibile, non esclusa la demolizione del vecchio Antiquarium in vista dell’indagine scientifica e dell’allestimento di quel grande parco archeologico in continuità con il Colosseo e il Palatino al quale si pensava già 50 anni fa. Su questi temi, su proposte serie che i tanti professionisti competenti hanno avanzato e sarebbero in grado di avanzare per un’area di primissimo piano qual è il Celio ci si dovrebbe interrogare e confrontare tra candidati al Campidoglio, invece di assecondare la coppia comica che vorrebbe tutti gli altri semplici spettatori di una partita truccata.

 

Margherita Corrado (Senato, Gruppo Misto – Candidata a Sindaco di Roma)

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