Accordo tra Provincia, Comune, Marina Militare di Taranto: Gli sprechi del Meridione

Si può essere contenti quando si sprecano milioni di euro dei cittadini?
Taranto, tra i tanti problemi derivanti dall’inquinamento della grande industria siderurgica e del dissesto finanziario, fra i più grandi verificatisi in Italia, ha anche un profondo problema che riguarda gli impianti sportivi compresi quelli militari. L’attività ginnico/sportiva, infatti, è considerata particolarmente importante dalla Difesa, a tal punto, che oggi i militari sono obbligati a sottoporsi periodicamente a prove di efficienza fisica. Taranto, come sappiamo è una città, con una elevatissima percentuale di cittadini che rivestono lo status di militare. Nonostante tutto ciò sono almeno dieci anni che i militari non possono usufruire di impianti sportivi pubblici, sia in città che in ambito militare. Infatti l’importante centro sportivo sito nell’arsenale militare, è chiuso all’utilizzo. Chiunque abbia avuto la possibilità di ammirare le attrezzature dai palazzi adiacenti, si accorge che vi è già una pista di atletica (che in un impianto rappresenta la spesa più onerosa) e che le strutture hanno bisogno solo di una semplice ristrutturazione. Inoltre a Taranto vi è il Castello Aragonese che rappresenta uno “scandalo”, per i tanti a dir poco indolenti che sono in città. Con soli cinque Sottufficiali e sette dipendenti civili l’ammiraglio Ricci è stato capace di restituire a Taranto un gioiello, oggi vanto della città e della Marina. Da circa un anno, nonostante gli esuberi, le qualità e le specializzazioni delle maestranze dell’arsenale di Taranto, si cerca di portare a compimento un accordo fra Enti locali e Marina per la ristrutturazione dell’impianto. La provincia dovrebbe stanziare circa un milione di euro in tre anni e il Comune (dissestato) dovrebbe stanziare in cinque anni cinquecento mila euro in servizi per il verde. In cambio i cittadini potrebbero usufruire solo per alcuni giorni e alcune ore dell’impianto. Con la presenza così forte di cittadini militari, le Rappresentanze Militari e vertici della Marina di Taranto avrebbero tutti i diritti per chiedere, al Genio della Difesa, quelle poche centinaia di migliaia di euro per la ristrutturazione di impianti che già sono presenti, pronti all’uso.
Viene naturale pensare che le cifre stanziate da Provincia e Comune per un Ente come la Marina, che è Ministeriale, appaiono esagerate. Sembrano ancora più esagerate nel momento in cui un piano triennale del Comune vede stanziati 900 mila euro per il Campo Scuola che è disastrato a tal punto di vedere la meravigliata presenza del campione olimpionico Pietro Mennea soli pochi giorni fa. La Forza Armata poteva accedere finanziariamente anche al credito sportivo, qualora avesse trovato resistenze dalla direzione generale del genio della difesa. Una volta omologati gli impianti, a quel punto, si potrebbe anche stipulare una convenzione che preveda la fornitura di servizi da parte degli Enti locali in cambio della frequenza di associazioni sportive e di scuole.
Quindi i cittadini di un territorio dissestato come Taranto vedranno, in tre anni, oltre un milione e cinquecento mila euro (compresi di servizi) stanziati fra comune e provincia per una semplice ristrutturazione dell’impianto di via Cugini. Viceversa, la Difesa dovrebbe/potrebbe provvedere, a spese sue e con le risorse umane in esubero, a far fronte alle legittime richieste dei militari che hanno il dovere di fare sport. Così i cittadini con i loro oltre due milioni di euro di tasse pagate, potrebbero avere una “città dello sport” comprensivo di palazzetto di pallacanestro e piscina, oggi, abbandonate a se stesse nel rione Salinella.
In tutta questa manovra derivante dalla convenzione, che prevede un esagerato sforzo economico a fronte di un risultato minimo, paradossalmente c’è anche qualcuno che vorrebbe far sembrare il tutto come un successo!! Poi si dice che a Taranto e al Sud c’è la fame e che non ci sono soldi e che c’è la povertà!! L’unica povertà dalla quale ormai sono in tanti a voler uscire è la povertà culturale, anche cominciando dal settore dello sport.
Antonello Ciavarelli

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