Fotovoltaico e Spesa pubblica

di Giorgio Ragazzi

In un mio articolo apparso su www.lavoce.info (“La follia del fotovoltaico”, 6 maggio), cui rinvio per i calcoli, denuncio il fatto che, nel giro di poco più di un anno, gli incentivi concessi ai produttori di energia elettrica fotovoltaica hanno caricato sulle spalle degli italiani un debito di quasi 90 miliardi da pagarsi in bolletta nell’arco dei prossimi 20 anni. E’ una cifre enorme, pari al 5% del debito pubblico italiano. Il valore attuale di questo debito è di circa 60 miliardi; è dunque come se si fossero spesi subito 60 miliardi “alla chetichella”, senza alcuna percezione da parte dell’opinione pubblica, mentre sui giornali si discute della nuova manovra di 7 miliardi su due anni adombrata da Tremonti per ridurre il disavanzo!

Tralascio ogni commento sul merito di questa che è stata di gran lunga la più rilevante misura di politica industriale degli ultimi anni. Sembra che l’Italia abbia trovato un nuovo eldorado. C’è gran festa tra mediatori, finanzieri (tra cui tanti fondi d’investimento esteri), installatori, proprietari di terreni. A pagare, come al solito, sarà la massa degli ignari cittadini, sulla cui bolletta gli “oneri di sistema” già gravano per il 14%, destinato a salire rapidamente.

Vorrei qui sollevare due punti: la contabilizzazione e la costituzionalità di questa spesa. Gli incentivi sono un debito contratto dallo Stato e sono quindi spesa pubblica. Se si fossero finanziati con imposte invece che con una addizionale alla bolletta elettrica (che è pur in sostanza se non formalmente un’imposta) si sarebbe dovuta registrare la spesa nel bilancio dello Stato, il disavanzo sarebbe stato sensibilmente maggiore ed avrebbe allarmato il mercato. Se poi si fosse evidenziato il debito, che pure è reale e definito ancorché non “finanziario”, avremmo rischiato di far la fine del Portogallo. Certamente si sarebbe stati allora assai più cauti nella spesa. E’ la possibilità di scaricare i costi fuori bilancio, senza alcuna registrazione o quantificazione, che porta alle follie da me denunciate.

Quanto agli aspetti di costituzionalità, non sono un giurista e quindi rivolgo la domanda ai competenti. La spesa per incentivi trae origine da decreti ministeriali (il primo a firma Bersani/ Pecoraro Scanio del febbraio 2007). E’ ben vero che questi sono considerati decreti attuativi di una legge, ma mi chiedo: risponde allo spirito della Costituzione che il Parlamento demandi a ministri/governo il potere di caricare sulle spalle dei cittadini somme così enormi senza alcun limite? I decreti prefissano l’entità degli incentivi per vari anni a venire: l’ultimo e più recente decreto fissa gli incentivi sino a fine 2016! I costi sono “aperti” e l’esperienza dimostra di quanto si possano sbagliare le previsioni: Il decreto Bersani/Pecoraro Scanio prevedeva di arrivare ad una potenza istallata di 1200 MW ed invece si sta per raggiungere 8000MW. Nemmeno il governo fissa limiti alla spesa!

Societa' Libera Online

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