Eva Fischer al Premio Targa d’Oro di Gubbio. Ospite d’Onore il 23 aprile alla premiazione del prestigioso Premio Internazionale

Proseguono i festeggiamenti per la persona e l’arte di Eva Fischer. La novantenne pittrice italiana di origine mitteleuropea, verrà omaggiata dal sindaco della splendida cittadina umbra, Maria Cristina Ercoli e da Matilde Orsini, Presidente dell’Associazione Culturale “Nautartis”, promotrice di questa importante rassegna dalla fragranza eugubina.

Concorre al premio un gruppo di pittori che da questa edizione (la sesta) vede assieme artisti emergenti – non soltanto giovani -, che espongono e si misurano con colleghi già di fama. I 37 partecipanti provengono da Bulgaria, Kazakhstan, Regno Unito, Messico, Svezia, Pakistan, Belgio, Giappone, Armenia, Bielorussia e naturalmente Italia.

Le opere saranno in mostra dal 20 al 30 aprile presso le Sale inferiori dello splendido Palazzo Pretorio di Gubbio (Piazza Grande).

L’aver invitato Eva Fischer alla premiazione del 23 aprile quale “Ospite d’Onore”, significa anche il riconoscere nella cultura l’unico vero mezzo sia come testimone di un’epoca che come abbattitore di frontiere.

Nata nella ex Jugoslavia e giunta in Italia durante il periodo bellico, Eva Fischer è l'ultima rappresentante vivente della Scuola Romana del dopoguerra. Rappresenta da parecchio tempo l’Italia nel mondo. negli ultimi decenni ha esposto con gli Istituti Italiani di Cultura in Israele, Grecia, Ungheria, Olanda. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private di tutto il mondo. “Artista Europeo” dai primi anni ’80, ha esposto in quasi 130 personali, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti ed il Presidente della Repubblica Napolitano l’ha insignita per decreto, dell’Onorificenza di Cavaliere del lavoro ai meriti della Repubblica Italiana. Ha avuto una sua personale a Gubbio nel 1993, presso il Palazzo dei Consoli.

Fra le sue amicizie nel corso della vita, Moravia, Picasso, Chagall, Dalì, Guttuso, De Chirico e molti altri; fra i suoi collezionisti Henry Fonda, Humphrey Bogart (fu la moglie Laureen Bacall a donargli la prima opera).

Nelle sue creazioni è costante il gioco delle trasparenze frutto del suo stile personalissimo. Il lungo percorso pittorico è ricco di melodie dai romanticismi melanconici, dai racconti di vita vissuta o di vita calpestata.

Le immagini raccolte e depositate nei suoi “momenti pittorici” possono però passare dal fantasioso al fantastico, dal “nudo e crudo” a quell’impercettibilità che solo la sensibilità di un’artista riesce a personalizzare.

Sono 2 le sue opere in mostra per quest’occasione:

“Luce sotto l’Ombrellone” è un olio su tela del 1957 (misure cm. 120×60) nel quale sono presenti due importanti “momenti pittorici”. La bicicletta che Eva ha da sempre personificato (“biciclette stanche, innamorate, offese…..”) ed un mercato, che rappresenta Roma e la sua vita rionale. La pittrice scelse Roma come punto saldo per la sua vita, pur continuando a girare per il mondo.

“Addio” è uno degli oli della Fischer più raffigurati nel mondo. Dipinto nel 1949 (misure cm. 54×73), ha come soggetto delle mani che rappresentano i milioni di persone intrappolate in uno dei tanti vagoni merce dei treni che i nazisti crearono per deportare gli ebrei e non solo verso i campi di sterminio.

(ulteriori informazioni sul sito internet “www.evafischer.com” e “wikipedia”).

Ufficio stampa Eva Fischer – Elisabetta Castiglioni
Tel/Fax 06 3225044 – Cell 328 4112014 – e.castiglioni@artmann.it

Eva Fischer è nata a Daruvar (Ex Jugoslavia), nel 1920.

Il padre Leopoldo, Rabbino Capo ed eccellente talmudista venne deportato dai nazisti. Sono più di trenta i familiari di Eva scomparsi nei lager.

Negli anni precedenti la guerra, Eva Fischer si diplomò all’Accademia di Belle Arti di Lione e fece ritorno a Belgrado in tempo per subire i vandalici bombardamenti nazisti sulla città (1941) senza dichiarazione di guerra. Ebbe così inizio un periodo travagliato fatto di fughe e costellato da privazioni e duri sacrifici.

Insieme alla madre e al fratello minore, Eva venne internata nel campo di Vallegrande (Isola di Curzola) sotto amministrazione italiana che non conobbe (Eva è lieta di dirlo) ferocia alla pari di quella nazista. Per una malattia materna ebbe un permesso d’assisterla insieme al fratello, nell’ospedale di Spalato dove ancora ottenne un permesso di trasferirsi a Bologna. Era il 1943 ed Eva Fischer si nascose con i suoi in città, sotto il falso nome di Venturi. Ricorda spesso quel tempo infausto ove però la mano dei buoni non si sottraeva al pericolo di dare aiuto e solidarietà ai perseguitati.

Fu determinante allora l’aiuto di Wanda Varotti, Massimo Massei ed altri ancora del Partito d’Azione (Eva è membro ad honorem dell'Associazione Nazionale Partigiani).

A guerra finita Eva Fischer scelse Roma come sua città d’adozione: intenso è l’amore che ella porta a questa città. Entrò immediatamente a far parte del gruppo di artisti di Via Margutta coi quali contrasse indelebili amicizie. Di quel periodo sono gli incontri con Mafai e Guttuso, Tot, Campigli, Fazzini, Carlo Levi, Capogrossi, Corrado Alvaro e tanti di quella generazione di artisti che avevano maturato idee luminose entro il buio della dittatura.

Intensa fu l’amicizia con De Chirico, Mirko, Sandro Penna e Franco Ferrara allora già brillante direttore d’orchestra; venne così il tempo di lunghe e notturne passeggiate romane anche con Jacopo Recupero, Cagli, Avenali, Giuseppe Berto e Alfonso Gatto nonché Maurice Druon, non ancora ministro della cultura francese, che andava scrivendo le pagine de “Le grandi famiglie”.

Fu in quel tempo che Dalì vide e s’innamorò dei mercati di Eva mentre lo stesso Ehrenburg scrisse sulle “umili e orgogliose biciclette”.

Con Picasso s’incontrarono nella bella casa di Luchino Visconti parlando a lungo d’arte contemporanea e del sussulto intimo che porta alla creatività. Picasso la esortò a progredire nella luce misteriosa delle barche e delle architetture meridionali.

Venne così il tempo di Parigi dove Eva abitò a lungo a Saint Germain des Près e cercò di Marc Chagall divenendone amica devota e profonda ammiratrice. Egli le raccontava di sogni colorati nonché del fascino dei racconti biblici.

Zadkine ospitò generosamente Eva ammirandone il coraggio d’una ricerca intensa e costruttiva e il fascino d’una cultura mitteleuropea tutt’altro che trascurabile. In quell’epoca Eva Fischer realizzò “paesaggi romani” con le loro trasparenze e lontananze come se il tempo si fosse in qualche modo fermato sulle rovine della Città Eterna.

Dunque venne la volta di Madrid. Qui la pittura di Eva Fischer – finalmente esposta nei musei – fu al centro di dibattiti nell’Atelier di Juana Mordò fra l’artista marguttiana e i pittori spagnoli ancora in lotta contro il franchismo. Eva portò loro la testimonianza di un’arte rinata in un mondo libero fatta di tentativi nuovi, magri discutibili ma al cospetto di tutti gli sguardi e tutti i giudizi.

Negli ultimi anni Cinquanta, si stabilì a Roma, nel popolare quartiere di Trastevere. Nell’appartamento sottostante viveva il compositore Ennio Morricone. Nacque così un profondo legame umano e artistico. Nel 1990 Ennio le dedicò il CD “A Eva Fischer pittore”.

Negli anni Sessanta Eva Fischer fu a Londra dove espose nella più esclusiva Galleria della City, quella Lefevre che aveva concesso l’ultima “personale” al pittore italiano Modigliani. La Galleria Lefevre ospitò i quadri di Eva per i “suoi colori mediterranei e l‘italianità” delle sue tele.

Il mondo della Fischer è fatto di brevi migrazioni ovunque il suo estro l’ha chiamata: da Israele ove dipinse mirabili tele di Gerusalemme e Hebron (molto note sono le vetrate del Museo israelitico di Roma) fino agli U.S.A. dove contò numerosi collezionisti ed estimatori, fra i quali gli attori Humphrey Bogart (fu la moglie Laureen Bacall a donargli la prima opera) e Henry Fonda.

Oggi che l’arte di Eva Fischer è conosciuta nel mondo, ella parla di sé con assoluta modestia, tipica di una donna coraggiosa ed intelligente, dallo sguardo pulito e profondo, nonostante gli affronti degli uomini in quei tempi disumani. Ella non condanna costoro con rabbia e vendetta ma sì con questa mostra di quadri malinconici e grigi, con sguardi di uomini stupiti prima ancora che smarriti e di bambini immobili nel gelo dei vagoni appiccicati a treni senza ritorno.

Nel 2008 il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, le ha conferito l'onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica.

www.evafischer.com
http://it.wikipedia.org/wiki/Eva_Fischer

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