Nella più totale indifferenza della politica italiana, e degli organi di informazione si è celebrata l’annuale festa dell’Africa. Questo anniversario ricorre annualmente il 25 maggio, in ricordo della fondazione dell’Organizzazione dell’unità africana (chiamata dal 2002 Unione africana) fondata il 25 maggio 1963, giorno in cui i leader di 30 dei 32 stati indipendenti del continente firmarono lo statuto ad Addis Abeba, in Etiopia Tuttavia, il nome e la data della Giornata dell’Africa sono stati mantenuti come celebrazione dell’unità africana.
La più parte delle nazioni ha ricordato questo evento. Il nostro Paese, ha brillato per assenza . In passato Aldo Moro soleva ripetere ” nessuno è chiamato a scegliere tra l’essere in Europa ed essere nel Mediterraneo, poiché l’Europa intera è nel Mediterraneo»” . Come giustamente osservato dal Professor Stilo ” Aldo Moro già negli anni Cinquanta aveva compreso tali cambiamenti che stavano accompagnando molti paesi, sulla scia del nazionalismo panarabo, lungo un tortuoso cammino verso l’indipendenza, l’autoaffermazione e la pari dignità con le altre nazioni. Molti dei quali avevano anche preso coscienza del proprio ruolo internazionale, rafforzato dal controllo di risorse strategiche per le società occidentali come gli idrocarburi.” ( https://www.geopolitica.info/limpegno-in-politica-estera-di-aldo-moro/). Nei suoi viaggi istituzionali , come ministro degli affari esteri, non mancò di viaggiare anche in Marocco
Un altro statista , Bettino Craxi, aveva capito che il ruolo dell’Italia era nel Mediterraneo anzi che l’Italia era il ponte tra Europa e Mediterraneo . Aveva capito che i paesi della sponda meridionale del Mediterraneo potevano essere una risorsa per l’Italia e per l’Europa . Il disegno dell’Unione del Magreb Arabo era una occasione in cui il segretario del PSI credeva non solo in chiave di possibilità economiche e sociali per l’Europa ma anche e soprattutto per il bene delle nazioni interessate
Craxi aveva capito che il progetto dell’Unione del Magreb Arabo, che coinvolge Libia, Tunisia, Marocco ed Algeria sarebbe la vittoria del mondo arabo . Una vittoria che farebbe finire le inutili tensioni che oggi come oggi non hanno senso e che sono un danno per il mondo arabo. Gli Arabi della sponda meridionale del Mediterraneo devono vincere la cultura della diffidenza tra di loro e trovare la via dell’unità.
L” Europa ( e quindi anche l’Italia) confina territorialmente con l’Africa in quanto due città amministrativamente spagnole (Ceuta e Melilla ) sono sul territorio africano e non possiamo premettere che scelte affrettate possano mettere a rischio la vita di centinaia di migranti e allo stesso tempo una gestione controllata dei flussi migratori.
L’alternativa alla crescita senza controllo ed illegale dell’immigrazione è la cogestione del problema in maniera responsabile. Ovvero la creazione di strutture nel Nord Africa dove si possano incrociare domanda ed offerta di lavoro, dove gli stessi migranti possano espletare le pratiche amministrative , dove possano (se necessario ) apprendere anche lingua e cultura del paese di destinazione.
L’Europa vive un tremendo inverno demografico, per cui ha bisogno di immigrazione altrimenti lo stato sociale europeo rischia nel medio lungo periodo il collasso. L’Immigrazione deve essere anche controbilanciata con alcuni diritti per i migranti. Il diritto al culto , in modo regolato e regolare, il diritto allo ius soli ovvero i figli dei migranti sono cittadini dei paesi in cui nascono . Chi emigra regolarmente è naturalmente portato al rispetto delle regole del paese in cui va a vivere.
Basterebbe provare ad applicare queste regole con Nazioni stabili . Creare delle strutture in loco co gestite tra Unione Europea e paese ospite in modo trasparente e senza rivalse . Occorre de-ideologizzare l’immigrazione e agire pragmaticamente i numeri , la demografia non sono dalla parte dell’Europa e consideraci ancora il centro del mondo è contro la storia , contro la realtà . Non possiamo come europei continuare a vedere nell’Africa una terra di conquista ancora ancorati ad una visione (anche senza volerlo) coloniale. Il mondo cambia , il mondo anzi è cambiato . Invece che ricorrere il problema , consideriamolo un occasione e gestiamo in modo responsabile i nostri rapporti con le nazioni africane in modo paritetico
I comuni italiani devono capire che non possono , supportare direttamente o indirettamente forze separatiste che attraverso dei pseudo conflitti creano instabilità all’interno delle nazioni africane ma spesso , come il caso della Spagna insegna, anche crisi diplomatiche ed umanitarie di proporzioni drammatiche. Il caso di Ceuta, dove la politica italiana si è soffermata solo su un aspetto è emblematico della mancanza di rispetto che si ha verso Nazioni stabili e strategiche per l’Europa e l’Africa.
Per questo il rapporto che la Commissione marocchina speciale sul modello di sviluppo a presentato nella giornata dell’Africa a Re del Marocco assume particolare importanza . “ Il rinnovamento del modello di sviluppo costituisce una nuova tappa nel consolidamento del progetto sociale guidato dal Sovrano. È inoltre chiamato a rafforzare l’attaccamento ai valori di cittadinanza positiva e attiva, nonché il sentimento di appartenenza a una nazione e l’affermazione della personalità storica e culturale marocchina, ricca della sua storia millenaria, della sua tradizione di apertura e le sue molteplici componenti.
Pertanto, conformemente alla missione affidatale, la Commissione ha adottato un approccio multidimensionale e ha definito rigorosamente il proprio lavoro. In particolare, ha potuto esplorare le nuove sfide e i cambiamenti portati dalla pandemia Covid-19, in una moltitudine di aree strategiche come la salute, l’agricoltura e la sicurezza alimentare, l’energia, lo sviluppo industriale e turistico.”
Se analizziamo solo i punti della salute , dell’energia e dell’agricoltura ci rendiamo conto della troppa leggerezza con cui consideriamo il rapporto tra Europa e Marocco. Ma, partiamo con ordine. Nel campo della salute la recente apertura al settore privato non solo permette una maggior presenza delle strutture di cura nella Nazione ma, al contempo offre possibilità di accordi e sviluppo di buone pratiche tra le due rive del Mediterraneo con una apertura naturale sull’Africa. In questo settore come non dimenticare le eccellenze della Lombardia nel campo della famacologia e delle strutture mediche private (ad esempio San Raffaele, Gruppo San Donato ecc ecc) che potrebbero interagire con strutture simili in Marocco non solo alfine di migliorare la conoscenza scientifica reciproca ma anche mettere in campo una rete di ricerca che anche geograficamente copra Europa e Africa con il suo baricentro naturale proprio nel Marocco.
Nel campo dell’agricoltura , l’azione “Marocco Verde” può essere un campo dove fare interloquire le organizzazioni di categoria degli agricoltori italiani e quelle del Marocco per trovare assieme soluzioni concrete per una vera e propria “Agricoltura 4.0” Legato all’agricoltura vi è quello dell’energia . Dall’agricoltura e dalle biomasse possono venire fonti di energie nuova e sicurmante meno cara cosi come dall’eolico , dal solare e dall’idrogeno. L’emancipazione dai paesi produttori di idorcarburi sarebbe una vera e propria emancipazione politica sia per l’Europa sia per quei paesi dell’Afirca che sono costretti a importare gas e petrolio . Liberazione politica perché non si sarebbe più sotto scacco di chi detiene le risorse di energia da idrocarburi ma liberi di attuare una politica più libera da condizionamenti
In questi giorni la stampa italiana ha parlato di Marocco , riferendosi solo alla questione migratoria, senza per altro conoscere ne la storia ne gli eventi pregressi . L’ Europa , se vuole essere protagonista in Africa non può essere imprigionata da gabbie ideologiche o populiste ma deve essere libera e pragmatica come lo sono stati gli Stati Uniti d’America che hanno aperto nel sud del Marocco una propria rappresentanza diplomatica orientatati commercialmente.
Marco Baratto
Incontri Culturali Franco Italiani