‘I due ragazzi americani sono molto giovani, auspicabile che a pena si accompagni efficace processo di riabilitazione e rieducazione’
Sulla condanna all’ergastolo dei due ragazzi americani accusati di aver ucciso il brigadiere Cerciello con undici coltellate il 26 luglio 2019, interviene l’avvocato Elisabetta Aldrovandi, presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime: “Il delitto fu consumato due mesi dopo l’entrata in vigore della riforma del rito abbreviato che vieta sconti di pena automatici ai reati puniti con l’ergastolo. Probabilmente, se fosse stato possibile accedere a quel rito, la pena sarebbe stata inferiore. Una battaglia alla quale noi dell’Osservatorio Nazionale Sostegno Vittime abbiamo partecipato con profonda convinzione, poiché chi commette delitti efferati, puniti con la pena più alta prevista dal nostro codice penale, non può ottenere una riduzione di pena per il solo fatto di fruire di un rito alternativo che fa risparmiare tempo e risorse alla macchina della giustizia. Si tratta, pertanto – continua Aldrovandi – di una sentenza in linea con quanto stabilito dal nostro ordinamento, stante la gravità del fatto e tenuto conto che gli imputati non hanno mai manifestato nessun pentimento per quanto commesso. Certo è che si tratta di due ragazzi molto giovani, auspicabile è che alla pena si accompagni un efficace processo di riabilitazione e rieducazione, che dia loro la possibilità di costruirsi un futuro, tenuto conto che la pena dell’ergastolo spesso non corrisponde a carcere a vita e che, anche se confermata nei successivi gradi di giudizio, trascorso un certo numero di anni i colpevoli potranno, con molta probabilità e in presenza di certi presupposti legati anche alla loro condotta all’interno del carcere, riacquistare la libertà”.