Il libro racconta il mondo degli influencer dalla famiglia reale inglese alla Ferragni. Omar Rossetto: “Il nostro obiettivo? Diffondere la storia e le strategie della più innovativa attività media degli ultimi anni facendo solidarietà”
L’influencer marketing è ormai sulla bocca di tutti in tv, sui social, sui quotidiani: ma dove nasce questa professione e chi l’ha inventata? Chiara Ferragni?
È questo il tema di Influencermania, un libro edito da Hoepli che guarda con occhi nuovi il mondo dell’influencer marketing, un manuale che spiega i trucchi del mestiere e analizza la storia, le novità. Un manuale che ha fatto della solidarietà un carattere distintivo: tutti i proventi della vendita del libro, destinati agli autori, arriveranno direttamente a Vicenza For Children, che li investirà nel progetto “A casa con le favole”, che si rivolge ai piccoli pazienti dell’ospedale San Bortolo di Vicenza costretti a rinunciare a una normale vita sociale e quindi impossibilitati ad andare a scuola.
Omar Rossetto, uno degli autori, nonostante la giovane età (è classe 1991) è già un veterano dell’influencer marketing: head of social media in Velvet Media Italia, nel 2019 ha cofondato Just X, start-up innovativa che sviluppa progetti come The Brand Ambassador, piattaforma-database di oltre 2.000 nano e micro influencer geolocalizzati in Veneto per campagne di influencer marketing, e All Stars For Good, piattaforma charity che mira alla valorizzazione del grande seguito delle social media celebrities a fin di bene.
Nel testo analizza storicamente il fenomeno degli influencer. “L’idea di utilizzare la credibilità di qualcun altro per aumentare la consapevolezza o la sperimentazione di prodotti e servizi risale al 1760”, spiega Rossetto. “In Inghilterra, s’iniziò a utilizzare le referenze dei membri della Royal Family per aumentare le vendite delle porcellane Wedgwood. Poi negli anni la tendenza proseguì. Era il 1958 quando Virna Lisi, icona di bellezza del cinema italiano, venne scelta per interpretare il sorriso più bello della televisione nello spot del dentifricio Chlorodont. Il divo, o la diva per la sensibilità delle signore, era convincente, a prescindere. E così Mike Bongiorno per la grappa, Nino Manfredi per il caffè o le gemelle Kessler per le calze divennero i testimonial garanti dei prodotti reclamizzati”.
Oggi sono cambiati i modi, ma il fine rimane lo stesso. Anche se non tutto è semplice o lineare. “Se da un lato mi attrae la democraticità attraverso la quale chiunque potrebbe avere la possibilità di diventare un influencer, dall’altro mi spaventa il far west etico e normativo in cui ci troviamo”, precisa infatti nella prefazione Bassel Bakdounes, ceo di Velvet Media, agenzia di marketing e vendita on line da 150 dipendenti recentemente premiata dal Financial Times come una delle più veloci a crescere in Europa.
Mettendo nero su bianco l’esperienza accumulata dagli autori in anni di marketing e web marketing, social media e strategie di comunicazione, nel libro si analizza il tema dell’influencer marketing, capace di generare un ritorno sugli investimenti undici volte superiore a qualsiasi altra forma di marketing digitale, evidenziando gli aspetti che lo differenziano dalle altre modalità di promozione e fornendo alcuni “attrezzi del mestiere” necessari ad avviare una campagna con le star del web.
Il libro comprende infine alcuni contributi di noti specialisti del settore digital in Italia, un capitolo dedicato all’etica e una riflessione sul futuro sempre più prossimo, perché, in attesa di una forma più stabile, ci sono già le prime certezze: l’influencer deve superare la logica di piattaforma a favore delle community. Se è vero che oggi la piattaforma per eccellenza è Instagram, bisogna esser consapevoli che tutto può cambiare repentinamente.