IN RISPOSTA AL MINISTRO BRUNETTA

Il Ministro Brunetta ha voluto esprimere un suo chiarimento su HuffPost ritenendo che i giovani che si accingono ad affrontare i concorsi non abbiano capito la portata della riforma. Urge rappresentare che la portata è ben chiara e che le parole del Ministro appaiono tutt’altro che rassicuranti: si continua a parlare infatti per il futuro post-pandemico di una preselezione preliminare per titoli di studio di fatti sostitutiva della classica preselezione aperta a tutti, alla quale chiunque munito di titolo di studio previsto da CCNL e normativa di settore può accedere. Orbene una norma con tale portata non avrà quale scopo precipuo quello di selezionare i più meritevoli o capaci basandosi su parametri oggettivi e misurabili empiricamente, ma solo quello di sfoltire le fila dei candidati, forse al riparo di una normativa che bene o male fino ad ora aveva dato garanzie e chance a tutti escludendo inutili orpelli quali il voto minimo di laurea, che ora diverrà centrale nelle selezioni. È palese in particolare con riferimento al voto di laurea che esso non possa costituire un parametro oggettivo utile a comprendere le attitudini del candidato, è pacifico che un siffatto parametro “potrebbe non rappresentare un indice attendibile di preparazione del candidato, dipendendo esso da un rilevante numero di variabili” ed è chiaro che il voto minimo di laurea non può essere configurato nel bando di concorso come vero e proprio requisito di ammissione, essendo altro la prova preselettiva. È forse strano o fuori luogo parlare di “cambio di carte in tavola” dunque? Ed ancora in riferimento al discorso dei titoli culturali ulteriori fino ad ora l’amministrazione – ai sensi del DPR 487/1994- prevedeva che solo che per l’ammissione a particolari profili l’amministrazione poteva richiedere ulteriori requisiti! Col metodo che si intende adottare il possesso di ulteriori titoli diventa un qualcosa di necessario alla scalata in qualsiasi concorso, cosa questa che si, alimenta il business di profittatori e titolifici vari! Altro che cattivi maestri o avvocati interessati a lucrare! Personaggi questi, da cui abbiamo sempre preso distanza peraltro. Dunque, ci chiediamo perché non conservare delle normali preselezioni ad esame, magari epurandole da materie poco attinenti ai profili che si intendono selezionare. Una preselezione non può prescindere da un esame empirico delle attitudini di una persona come la sua intelligenza, la cultura tecnica, gli aspetti della sua personalità. Ed anche col tanto decantato modello EPSO il Ministro ha creato i presupposti per una comunicazione poco chiara. Sul sito istituzionale dell’ente infatti si parla di preselezioni per titoli nei casi di “profili di altissimo livello tecnico” e preselezioni a quiz per profili generici. Ebbene qui non può non notarsi la palese ambiguità: cosa sarà considerato profilo tecnico di altissimo livello e cosa profilo generico? È chiaro che nell’incertezza si voglia imporre un metodo preselettivo che di fatti pare essere un mostro giuridico, una sorta di chimera in cui convivono il modello della graduatoria per soli titoli con un sistema ad esame. Ma anche per i concorsi già banditi – e alla facoltatività del modello semplificato – ci poniamo una semplice domanda: perché le amministrazioni non dovrebbero procedere col modello “semplificato” se la cosa potesse comportare un mero vantaggio economico? Le parole del ministro mostrano poco rispetto e non sono affatto confortanti. Anzi, lasciano trasparire con la definizione “approccio concorsistico” una non buona considerazione di coloro che hanno scelto i concorsi come via per la realizzazione, persone che fino ad ora hanno sacrificato tempo nello studio basandosi su regole consolidate o che spesso si ritrovano a studiare anche a tarda ora dopo giornate in cui hanno lavorato (magari a nero), fatto volontariato e le altre cose che attengono alla vita di una persona adulta. Il comitato spontaneo No Riforma pertanto ha lanciato la campagna #ugualiallapartenza e chiede che l’Art.10 del nuovo D.L. 44/2021 sia emendato e che si garantisca l’accesso alle prove scritte dei concorsi pubblici tramite prova preselettiva. Siamo pienamente a favore invece della digitalizzazione e del decentramento disposti dal decreto. Comitato No Riforma PA

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