Le manifestazioni di piazza di ieri, tra cui quella di Potenza a cui ho partecipato, hanno visto un milione di donne e uomini uniti dallo stesso principio: rivendicare l’orgoglio di essere italiani contro la progressiva ‘invasione’ della società dai ‘barbari’ della democrazia. La mancanza di dignità degli uomini di Governo non può diventare quella di un’intera nazione, oggetto di uno scherno nel contesto internazionale che non è più tollerabile. L’IdV ha protestato al fianco dei cittadini per difendere la rispettabilità del nostro Paese e sostenere le italiane e gli italiani nella loro richiesta di un cambiamento che ormai è alle porte. Abbiamo in mente un’Italia diversa e migliore.
La nostra priorità per garantire equità sociale è puntare alla meritocrazia, sempre più sostituita da un mercimonio fisico e morale che non solo calpesta i diritti dei cittadini, ma è un attacco diretto alle conquiste di civiltà. Servono azioni concrete per ripristinare, attraverso una vera e propria rivoluzione culturale, parità di condizione sociale a tutti.
In Italia la disoccupazione femminile raggiunge il 50% e al Sud solo una donna su tre è occupata. La piaga del lavoro precario, poi, colpisce maggiormente proprio le donne, per di più penalizzate in tema di maternità e accesso a ruoli di alto livello. Secondo l’Istat, solo il 30% delle donne torna a lavorare dopo la nascita di un figlio: vogliamo allora potenziare gli asili pubblici e incentivare le imprese che adottano asili al proprio interno, oltre a ripristinare il tempo pieno nelle scuole, per agevolare la conciliazione tra lavoro e maternità. Di conseguenza, proponiamo di detassare i redditi delle donne che rientrano al lavoro in tempi brevi, per evitare che la gravidanza penalizzi le possibilità di carriera.
Circa il 74% dei dirigenti della pubblica amministrazione è di sesso maschile e le donne percepiscono in media una retribuzione inferiore del 25% rispetto agli uomini: vogliamo incentivare le aziende, in collaborazione con le sigle sindacali, a sviluppare forme di valutazione del personale che contemplino strumenti diversificati, oltre al colloquio tradizionale, per misurare in maniera oggettiva e non discriminatoria la varietà di competenze di cui le donne possono essere portatrici. Inoltre, come già avviene in molti Paesi europei, intendiamo vincolare le imprese garantire la presenza femminile ai vertici dei consigli di amministrazione, aprendo così un percorso di cambiamento delle politiche di reclutamento e avanzamento professionale.
Le donne accedono in maniera massiccia all’istruzione e non possono continuare ad essere danneggiate da una visione meschina e retrograda della condizione femminile: i principi della Costituzione valgono per tutti, in particolar modo per chi occupa incarichi pubblici. Il rispetto della parità dei diritti e della dignità personale, minacciato da compravendite di parlamentari, escort nelle residenze di Stato e carriere politiche come concorsi di bellezza, è fondamentale per scongiurare l’istituzione di una società senza principi e senza regole: il valore di una persona deve valutarsi in base al merito, non in base al prezzo.