Una soprintendenza marina per l’archeologia subacquea

Una “soprintendenza del mare e delle acque interne” per tutelare, valorizzare e cercare nuovi reperti archeologici sommersi, ma anche i relitti della Prima e della Seconda guerra mondiale. Ricavando i fondi necessari alla sua attuazione dall’aumento del prezzo di birra e alcolici. È il senso della proposta di legge 2302, presentata dal deputato di Futuro e libertà Fabio Granata e in discussione in questi giorni in commissione Cultura a Montecitorio. Un provvedimento, recita il testo, per difendere “il patrimonio storico-archeologico di inestimabile valore conservato nei fondali marini”: strutture isolate, città e porti sommersi, relitti e reperti di ogni genere ed epoca. Senza contare le ricchezze che invece si trovato sul fondo di laghi e fiumi, dagli insediamenti del Neolitico ai giorni nostri. Molti Paesi in Europa hanno istituito nel corso degli anni organismi simili: la Francia nel 1966, la Grecia nel 1976, il Portogallo nel 1998, la Spagna nel 2008. In tempi recenti anche la Craozia ha istituito un apposito dipartimento. In Italia soltanto la Sicilia, autonoma in ambito di beni culturali, ha seguito questa strada. A istituirla nel 2004 fu lo stesso Granata, all’epoca assessore alla Cultura della prima giunta Cuffaro. Adesso il parlamentare futurista cerca di esportare il modello siciliano “in continente”.
Centro operativo della nuova soprintendenza sarebbe il complesso monumentale di San Michele a Ripa, a Trastevere, che ospita la parte “tecnica” del ministero dei Beni culturali. Alle sue dipendenze, due centri sovraregionali: uno a Venezia, competente sulle acque dell’Adriatico e su laghi e fiumi delle sue regioni costiere e del Nord Italia e uno a Orbetello, con competenza sulle acque del Tirreno, del centro-Sud e delle Isole. Tre milioni il costo stimato per far sì che l’Italia non sià più un “‘unicum’ in senso negativo nel panorama mondiale”, come si legge nella proposta di legge. Per reperirli, la proposta di legge prevede l’aumento delle accise su birre e prodotti alcolici intermedi come vermouth, vini aromatizzati o liquorosi. Se il pdl venisse approvato, per i subacquei ci sarebbe anche la possibilità di svolgere attività di “custodi” dietro l’iscrizione a un apposito albo. Finora, invece, ogni soprintendenza provvede in base alla presenza o meno di qualche archeologo direttamente interessato, indipendentemente dal fatto se sia un subacqueo o meno.

fonte dati: IL VELINO

Redattore: RENZO DE SIMONE

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