Scuola: Meno Meritocrazia più Democrazia

Il progetto che avrebbe dovuto assegnare un “premio” agli insegnanti “meritevoli”, è fallito a causa della complessità attuativa del sistema di giudizio e la mancanza i fondi. Le città-campione della sperimentazione sono Torino, Napoli e Milano, che a dicembre hanno fatto naufragare il progetto a causa del rifiuto collettivo pronunciato dalla maggioranza dei docenti negli ultimi Collegi.
Molti professori non se la sono sentita e non hanno voluto entrare in questa perversa “valutazione della performance del personale docente ed educativo degli istituti e scuole del primo e secondo ciclo di istruzione e delle istituzioni educative”, come cita il decreto Brunetta, ma bisogna fare attenzione che non lo facciano rientrare al momento del rinnovo del contratto della scuola previsto per il triennio 2013/2015.

Secondo il decreto del ministro Maristella Gelmini, sarebbero tre, le tappe per la valutazione: “l'autovalutazione professionale”, “l'apprezzamento comprovato e condiviso all'interno di ciascuna scuola” e “l'apprezzamento dell'utenza opportunamente rilevato e valicato”. Un Nucleo di valutazione interno all'istituto composto da due insegnanti designati dal Collegio e dal dirigente scolastico, avrebbe il compito di esaminare i candidati e decidere a chi dare il “premio fedeltà”, corrispondente in una quattordicesima mensilità.

La scuola pubblica italiana è al collasso, parecchie istituzioni non possono permettersi di regalare niente e tanto meno, ritagliare dalle proprie risorse una cifra da ripartire ai “più bravi”, perché in molti casi i fondi, non bastano neanche per le spese essenziali, come ad esempio nominare supplenti.

Come dice un rappresentante Uil scuola : “riconoscere la specificità della professione degli insegnanti, non va vista secondo modalità burocratico-amministrative, ma in relazione all'attività e alla ricerca didattica, al 'lavoro d'aula', agli esiti formativi degli studenti”. “Il testo recupera i contenuti del decreto” Brunetta “e soprattutto conferma l'odiosa attribuzione dei premi ad una quota del 75 per cento dei docenti, predeterminando il fatto che un quarto circa del personale è sostanzialmente nullafacente”. La Flc Cgil ha sempre dato un giudizio radicalmente negativo sull'impianto del decreto Brunetta, ritenendolo “oltre che ingiusto, assolutamente inefficace”.

La scuola dovrebbe essere luogo di incontro, scambi di idee, crescita, nel quale regni la compartecipazione con l’obiettivo comune di formare le menti e le anime degli studenti e non una insana competizione tra docenti. Il compito di un insegnante dovrebbe essere preparare i ragazzi a spiccare il volo nel mondo degli adulti, del lavoro, insegnarli “l’etica” del vivere insieme, visto che in questi ultimi anni, nelle classi si combatte quotidianamente contro il loro malessere generale, la loro angoscia per un futuro, scaturite da modelli che non si possono certo prendere come esempio.
Si lotta per convincerli a credere in se stessi e nelle proprie capacità, anche se poi è difficile indirizzarli verso una coerenza morale, perché vivono uno spaccato sociale, nel quale chi ha successo è solo colui che ha denaro e conoscenze.
Per concludere trovo interessante riportare parte di un articolo di Marco Lodoli
http://www.repubblica.it/scuola/2011/02/09/news/lotta_banchi-12236180/

….“La miseria produce paura, aggressività, ignoranza, cinismo. In pochi hanno i libri di scuola, si va avanti a fotocopie, anche se ogni insegnante ha ricevuto solo centocinquanta fogli per tutto l'anno, “perché i tagli si fanno sentire anche sui cinque euro, la scuola non ha più un soldo”. In queste scuole di periferia le tragedie si accumulano come legna bagnata che non arde e non scalda, ma fuma e intossica. Tumori, disoccupazione, cirrosi epatica, aborti, droga, incidenti stradali, strozzini, divorzi, risse: tutto s'ammucchia orrendamente, tutto si mette di traverso e oscura il cielo. A ragazzi così segnati, così distratti dalla vita storta, oggi devo spiegare l'iperbole e la metonimia, Re Sole e Versailles, Foscolo e il Neoclassicismo. E loro già sanno che è tutto inutile, che i posti migliori sono già stati assegnati, e anche quelli meno buoni, e persino quelli in piedi. Hanno già nel sangue la polvere del mondo, il disincanto”…. “”E non ci venissero a parlà di eccellenza che je tiro appresso er banco. Tanto ormai s'è capito come funziona sto mondo: mica serve che lavorino trenta milioni de persone, ne abbastano tre, e un po' di marocchini a pulì uffici e cessi. Il paese deve funzionà come n'azienda? E allora noi non serviamo, siamo solo un peso. Tre milioni de capoccioni, de gente che sa tutto e sa come mette le mani nei computer e nelle banche, e gli altri a spasso. Gli altri a rubà, a spaccià, in galera, ar camposanto, dentro una vita di merda”. Forse ha ragione questa ragazza, suo padre ha “un brutto male”, come direbbe il buongusto – “un cancro che lo spacca, professò”, dice lei – forse è vero che non dobbiamo fare della meritocrazia un ulteriore setaccio: l'oro passa e le pietre vengono buttate via.”…….

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