ITALIACERCA.INFO – Caso Simone Righi: le reazioni in Italia e in Spagna

La vicenda del bolognese approda anche in parlamento. Il deputato eletto all'estero in Europa, Franco Narducci (Pd) presenta una interrogazione a risposta urgente.

Sono passati 9 giorni dalla comunicazione della sentenza del tribunale di Cadice, in Spagna, che ha condannato Simone Righi a 4 anni e 6 mesi per un delitto di attentato nei confronti della sindaco, Teofila Martinez, e ad altri 6 mesi per resistenza alle forze dell'ordine durante il suo arresto nonchè ad indennizzare alcuni dei poliziotti per i danni fisici che avrebbero ricevuto durante la collutazione con l'arrestato.

Il 7 febbraio, il deputato Franco Narducci appresa la notizia, lanciata in anteprima dal nostro portale www.italiacerca.info e ripresa dalle agenzie di stampa per gli italiani all'estero, dopo averla verificato sui media spagnoli e sensibilizzato dal clamore nato nelle reti sociali sulla gravità della notizia, ha preso la iniziativa di chiedere formalmente al governo italiano lumi sulle gestioni realizzate prima del processo e le intenzioni per il futuro per aiutare questo connazionale nella sua disavventura.

Infatti nel testo della interrogazione a risposta immediata, che sarà pubblicata sulla gazzetta ufficiale, firmata insieme al deputato Francesco Tempestini (Pd), il deputato scrive “il 24 gennaio 2011 il Tribunale provinciale di Cadice ha condannato un cittadino italiano, Simone Righi, a 4 anni e 6 mesi di reclusione per attentato al sindaco di Cadice, Teofila Martinez Saiz, e a 6 mesi di reclusione per resistenza a pubblico ufficiale, oltre a varie pene pecuniarie; Simone Righi ha preso parte, il 7 ottobre 2007, ad una manifestazione animalista, a Cadice, per ottenere la chiusura di un canile a seguito del decesso dei suoi tre cani ivi lasciati in custodia per alcuni giorni a partire dal 13 settembre 2007;

Continua “per ragioni non note nel canile in questione gli animali furono soppressi in modo brutale: due cani furono bruciati ed uno congelato. Per altro, l’autopsia sull’animale congelato rivelò l’uso di una sostanza illegale per l’eutanasia canina che provoca forti sofferenze. Di conseguenza il Righi denunciò i responsabili della struttura per “omicidio volontario continuato” degli animali, aventi passaporto internazionale e iscrizione all’anagrafe canina; come ha documentato la stampa locale, durante la summenzionata manifestazione a Cadice, la cui amministrazione è convenzionata con il canile, vi furono tafferugli tra i manifestanti e i consiglieri comunali, accusati di mancata vigilanza sull’attività illegale ivi svolta. In questo contesto, Simone Righi, identificato come probabile aggressore del Sindaco Martinez, fu bloccato dalla Policia Local e dalla Policia Nacional ed arrestato con l’accusa di “intento di attentato, resistenza a pubblico ufficiale e disordine pubblico”;

“dopo l’arresto, per ragioni cautelari l’imputato ha trascorso almeno tre giorni in regime di isolamento e due mesi di carcerazione preventiva ed è stato rilasciato soltanto a seguito di veementi proteste e dietro pagamento di 3.000 euro di cauzione con contestuale ritiro del passaporto e con l’obbligo di firma mensile; durante il processo, il Tribunale provinciale di Cadice non avrebbe tenuto conto delle testimonianze presentate dalla difesa del Righi in cui si riferiva, in maniera chiara ed evidente, dell’atteggiamento non aggressivo del soggetto incriminato; la vicenda presenta elementi che inducono a ipotizzare un accanimento sanzionatorio ed una violazione del principio della parità di trattamento tra accusa e difesa, posto a fondamento dell’ordinamento giuridico spagnolo come di quello italiano;”

Narducci aggiunge “si è reso evidente il condizionamento politico derivante dal clima pre-elettorale per l’imminente rinnovo dell’amministrazione della città di Cadice; la nota scrittrice e giornalista spagnola Rosa Montero ha definito il caso “delirante” (“El Pais”, 8 febbraio 2011), con riferimento sia alla mancanza di prove sia alla sproporzione della pena inflitta; la difesa del Righi presenterà ricorso al Tribunale Supremo spagnolo –

e infine chiede al governo italiano: “quali iniziative il Ministero degli affari esteri intenda assumere per accertare che il procedimento nei confronti del connazionale Simone Righi si sia svolto in conformità con i principi del giusto processo e della la parità di trattamento tra accusa e difesa e per garantire la più ampia assistenza e tutela al predetto connazionale.”

Nel frattempo il caso di Simone Righi è arrivato anche sulle prime pagine dei maggiori quotidiani spagnoli, tra cui El Pais che nella sua edizione di ieri pubblicava un articolo, firmato dalla giornalista Rosa Montero, dal titolo significativo ” Delirante” dove raccontando brevemente i fatti metteva in evidenza la assurdità della sentenza e la disparità del trattamento riservato dal tribunale che accoglieva e dava per buone solo le testimonianze a favore del Sindaco di Cadice e nessuna a favore dell'imputato, tra cui quella di una giornalista del periodico” La Voz” della città di Cadice che davanti alla corte aveva chiaramente dichiarato di non aver visto nessun atteggiamento agressivo da parte di Simone Righi durante la manifestazone del 7 ottobre 2007 e neanche prendeva in considerazione il video apportato dalla difesa dove si vede chiaramente che non oppone nessuna resistenza e anzi viene brutalmente strattonato e colpito dalle forze dell'ordine ).

Anche la agenzia ANSA ieri contattava a Cadice sia l'avvocato di Righi, il penalista Ignacio Quintana, che la giornalista Silvia Tubio. Quintana ha detto all'ANSA che la sentenza ''non include la testimonianza di una giornalista di La Voz de Cadiz che si trovava vicino a Simone'' al momento dei fatti e che ''lo scagiona''. Il legale ha anche criticato la poca importanza data dal tribunale a un filmato che dimostra come Righi sia stato arrestato senza opporre resistenza.. Secondo l'avvocato, l'esclusione immotivata di una testimonianza e' lesiva del ''diritto fondamentale alla difesa'' e giustifica il ricorso alla corte suprema: ''Se necessario andremo anche alla corte costituzionale e alla corte europea dei diritti umani''.

Da parte sua la giornalista della “Voz de Cadiz” ha confermato all'ANSA che durante la manifestazione si e' trovata ''a due metri da Righi'' quando si e' avvicinato al sindaco: ''Le ha gridato contro e le ha mostrato le foto dei suoi cani, ma non ha provato ad aggredirla, ne' si e' lanciato su di lei''. Tubio si e' detta ''sorpresa'' che la sua testimonianza non figuri nella sentenza. ''Ho testimoniato – precisa – senza incorrere in contraddizioni, al contrario dell'accusa''.

La manifestazione era stata convocata il 7 ottobre 2007 da una associazione animalista spagnola, per protestare sui maltrattamenti continuati e la eliminazione con metodi illegali realizzati sugli animali randagi dai veterinari e proprietari del canile ” El refugio” di Puerto Real in provincia di Cadice. Parteciparono oltre 2000 persone tra cui come invitati Simone Righi che la sua compagna Jo Fiori, che avevano denunciato 15 giorni prima quello stesso canile, dove avevano lasciato in custodia, a pagamento per 4 giorni,i loro 3 cani e quando furono a riprenderli, due erano scomparsi e il terzo era stato eliminato con una iniezione di potente paralizzante muscolare chiamato MIOFLEX, proibito dalla legge spagnola per quei fini. Per errore i loro tre cani erano finiti nel ciclo di eliminazione settimanale dei cani randagi. La legge spagnola obbliga alla eliminazione degli animali randagi a partire dal 10 giorno dalla cattura se nessuno li reclama. Il canile da anni era sotto inchiesta per numerose denuncie delle associazioni animaliste ma mai si erano trovate delle prove. Il ritrovamento del corpo della cagnetta dei due italiani è servita poi ai giudici per chiudere pochi mesi dopo il canile-lager e incriminare i colpevoli.

Anche gli spagnoli solidarizzano con Simone Righi, infatti il 19 di febbraio si terrà a Cadice una manifestazione indetta da tre Associazioni Animaliste per protestate contro l'aberrante sentenza che condanna alla detenzione Simone Righi (5 anni) e Isabel V., cittadina spagnola, di Cadice (4 anni e 6 mesi). Jo Fiori che sarà presente alla manifestazione in rappresentanza di Simone e di tutti gli oltre 9000 componenti del gruppo creato su facebook “Io ci saró in quell'aula”. Raggiunta telefonicamente dalla nostra redazione, ha dicharato: “Ringrazio l'On.Franco Narducci per l'intervento, nella speranza di una positiva e incisiva risposta del Governo, chiamato a ripristinare il giusto equilibrio della Giustizia, decisamente assente in questa vicenda.”

Oggi Simone è tornato a vivere e lavorare in Italia, è un artista tatuatore riconosciuto peró con possibilità di movimento limitate e solo nello spazio Shengen europeo dato che quando fu arrestato gli vennre ritirato il passaporto e quindi vivrà ancora con questa spada di damocle molto tempo, nella speranza che il suo ricorso al Tribunale Supremo spagnolo commuti la sentenza in assoluzione o perlomeno ne mitighi gli effetti, se ció non dovesse succedere lo obbligherebbe a ricorrere al tribunale di Strasburgo o a richiedere al governo spagnolo un indulto. Percorsi giudiziali che necesiteranno anni e anni ancora. Lui, sperando in una piena assoluzione, durante il processo disse alla corte di Cadice ” Signori giudici la mia vita è nelle vostre mani” . Non si sbagliava.

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