Carissimo Onorevole Zacchera , un amico mi ha scritto quanto segue.Molto interessante,
Chiarisce tante cose.Mi consenta di metterlo alla sua attenzione e ringrazio l´amico.
Ormai non c’è più rimedio. Se fosse ancora vivo il grande Robert Louis Stevenson, lo scrittore
scozzese autore de “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, ce lo direbbe senza esitazione:
Fini è affetto da schizofrenia. Una parte di sé non sa che cosa faccia l’altra.Ieri ha risposto all’attacco di Berlusconi:
“«Chi ha vinto le elezioni non può pensare di essere al di sopra della legge»: lo dice il presidente
della Camera, Gianfranco Fini, al secondo convegno organizzato da Fli sul tema della legalità, a
Reggio Calabria, aggiungendo: «Il giustizialismo è un male, ma non può esserci giustizialismo
quando si ribadisce chiaramente che la presunzione di innocenza non possa essere confusa
con la presunzione di impunità».”
Subito viene spontaneo rispondere: Senti da che pulpito viene la predica. Poi ci ragioniamo su
e ci viene in mente Stevenson. È spontaneo il collegamento. Stevenson ci ha avvertito e ci ha
messo sotto il naso gli effetti della malattia.
Ci fosse lui, spiegherebbe a quei quotidiani che ancora non l’hanno capito, che quando dice
queste cose, Fini è il dottor Jekyll, ossia una persona normale; quando invece svende la casa
di Montecarlo al cognato o quando ottiene su sua raccomandazione contratti pingui alla Rai a
favore dei familiari, egli è un’altra persona, ossia è il demonio in carne ed ossa, come lo era
l’astuto e sconsiderato Mr. Hyde.
Perciò Stevenson ci esorterebbe ad avere pazienza e forse a rassegnarci. La malattia è
incurabile e se rimproverate a Fini che ha svenduto la casa che non era di sua proprietà o
che ha raccomandato i Tulliani presso la Rai, lui non sa di che cosa state parlando. Ma
veramente non lo sa, ci direbbe Stevenson: Credete a me, è la schizofrenia che fa di questi scherzi.
Non ci piove. Non ci può essere altra spiegazione quando da Fini si sente proclamare:
«I precetti della Costituzione vanno rispettati e non declamati: la legge è uguale per tutti e chi sbaglia deve pagare».
E ancora:
«La legalità è un abito mentale, che presuppone che ai più giovani si debba ricordare che ci
sono doveri cui bisogna adempiere. Per la legalità devono essere impegnati tutti, politica e
istituzioni in prima linea, devono essere sempre trasparenti».
I primi tempi mi dicevo: Ma che faccia di bronzo.
Ma oggi devo convincermi che un uomo che arrivi a tanto, essendone cosciente, non può esistere.
Quando uno accusa un altro di volere per sé la presunzione di impunità, e si dimentica di
esserne, in Italia, forse l’unico beneficiario, visto che nessuno indaga sulle sue raccomandazioni
in Rai a favore dei familiari, ogni incertezza deve cadere: Fini non può che essere l’incarnazione
nella realtà del celebre personaggio di Stevenson.