All’indomani dell’inchiesta sulla ‘vicenda Ruby’, Emilio Fede ha aperto l’edizione del Tg4 sulla Guerra del Golfo del 1990, evidentemente ritenuto dal direttore argomento di scottante attualità: libero di farlo, com’è libero anche l’Ordine dei giornalisti di verificare la sua posizione per decidere cosa fare del suo tesserino. Mi preme sottolineare che in Italia dovrebbe esserci anche una televisione pubblica alla quale guardare per un’informazione più obiettiva: la democrazia è avere possibilità di scelta. Nel nostro Paese disponiamo di tale facoltà, oppure esiste un unico, grande telegiornale trasmesso a reti unificate, con qualche sporadica e per questo ininfluente eccezione (‘Linea notte’ va in onda alle 00,30)?
È possibile rispondere alla domanda vedendo come l’informazione della rete ammiraglia ha trattato il sex-gate che ha travolto Berlusconi. L’altro ieri il Tg1 ha aperto l’edizione delle 20:00 parlando della Tunisia dove non c’erano novità di rilievo; dopo ben tre servizi, si è poi degnato di raccontare anche l’incredibile crisi politica e istituzionale italiana, facendo però solo vaghi riferimenti ad imprecisate imputazioni per il premier e bollando come indiscrezioni le dichiarazioni dei parlamentari che hanno letto gli atti ufficiali dell’inchiesta. Ieri sera, invece, la perla del direttorissimo: tentare di disinnescare la bomba atomica che, purtroppo per lui, è già esplosa a Palazzo Chigi appigliandosi ad un presunto precedente nella storia politica italiana.
Il servizio del Tg1, infatti, ha tentato un parallelo tra lo scandalo sessuale (e giudiziario) di Berlusconi con la vicenda che coinvolse il Presidente della Repubblica Giovanni Leone il quale, accusato di illeciti ed irregolarità, per difendersi da accuse rivelatesi poi del tutto infondate scelse di dimettersi dal suo incarico. Il tentativo di paragonare le due vicende è devastante: anzitutto, come ho avuto modo di dirgli in Aula, Berlusconi è il più incredibile Presidente del Consiglio che l’Italia abbia avuto, proprio ineguagliabile. Ma al di là delle logiche di schieramento, è inaudito che un Capo di Governo sia imputato per tali e tanti reati a causa di comportamenti condannabili anche eticamente, ed è a maggior ragione impressionante che continui a restare incollato alla poltrona. Giovanni Leone, al contrario, preferì rassegnare le dimissioni perché evidentemente non aveva bisogno del suo ruolo istituzionale per salvaguardare la sua onestà e il suo buon nome.
Il tentativo di trovare un’attinenza tra due vicende del tutto diverse manifesta la difficoltà di Berlusconi nei confronti dell’opinione pubblica: per questo il Tg1 ha voluto indurre i telespettatori a pensare che, come accadde al nostro sesto Capo dello Stato che si dimise per uno scandalo rivelatosi inesistente, anche il Caimano sarebbe vittima di una montatura e quindi fa bene a restare al suo posto. Dovrebbe quindi ignorare la Costituzione, il codice penale, il bon ton istituzionale, le regole democratiche, l’immagine dell’Italia all’estero, l’evidenza delle prove, il buon senso, l’indignazione dei cittadini e il pessimo esempio che dà. Egli ha tentato di violentare una volta per tutte il nostro ordinamento giudiziario per sperare, finalmente, di farla franca. Con Berlusconi che detiene oppure controlla le reti televisive, l’informazione diventa un modo per formare le opinioni e plasmarle per conservare i consensi ormai in declino costante.
Oggi la Rai sta vivendo un periodo oscuro, essendo sparito ogni rispetto per la rappresentanza delle forze politiche in omaggio al vecchio adagio: “Attacca il ciuccio dove vuole il padrone”. Ma il canone lo pagano i cittadini, ed per questo che va sanzionata, fino al licenziamento, ogni violazione delle elementari regole di trasparenza. Io spero che nessuno boicotti la Rai, perché questo significherebbe fare esattamente il gioco di chi vuole dirottare gli ascolti sulle reti Mediaset. L’azienda pubblica radiotelevisiva rischia di dichiarare bancarotta, avendo un’esposizione finanziaria di 250 milioni di euro aggravata ogni giorno da incapacità gestionale. Noi dell’Italia dei Valori continueremo a combattere il conflitto di interessi che diventa sempre più pesante per la libertà e la democrazia del Paese: salvare la televisione di tutti, che deve offrire prodotti culturali di grande qualità, è un altro motivo per chiedere le dimissioni di Berlusconi e consegnarlo al giudizio della legge. La storia, infatti, lo ha già cancellato.