di Elena Vigiano
Roberta Camerlengo è un’artista che dal 1989 prosegue la ricerca e la sperimentazione dell’arte incisoria reinterpretandone le regole classiche.
Agli esordi i lavori furono realizzati su matrici di linoleum, offrendo un risultato preciso nella definizione dei contorni, ma non soddisfacendo completamente il desiderio d’espressione dell’artista, che cercava un dialogo tra soggetto e supporto cartaceo.
Sperimentando l’uso di matrici in cartone, riuscì a trovare quell’equilibrio, quel rapporto dialettico tra significato e significante, dai segni decisi, ma dai contorni poco netti, acquistando maggiore corposità e matericità, nel quale la totalità dell’oggetto interagisce con aree cromatiche prodotte sulle basi di cartone ricoperte di carta velina dipinta con acquarelli o acrilici molto diluiti.
Un aspetto interessante di queste opere, risiede nella limitata tiratura – data la matrice in un materiale che si deteriora velocemente- scongiurando un tipo di serialità, che non è obiettivo primario di questo tipo di ricerca.
Un altro aspetto originale risiede nell’uso della matrice dopo la stampa, che non viene usata solo come mezzo di realizzazione dell’opera, ma entra a far parte dell’opera stessa, esprimendo un proprio linguaggio, facendo parlare di sé. Si potrebbero definire opere speculari, “doppie”, quasi come se fossero le due facce della stessa medaglia, perché accanto all’opera esposta, troviamo sempre, indissolubilmente affiancata la sua matrice. Nella fruizione delle stampe, si ha la sensazione di scrutare il corpo e l’anima dell’oggetto identificandone il lato negativo e positivo, come una ricerca della totalità dell’oggetto e tutte le sue sfaccettature.
Le fonti d’ispirazione sono molteplici, variano dagli spazi naturali, a quelli architettonici ed urbanistici. L’interesse cade anche, come sostiene l’artista, sulle ombre degli oggetti riflessi sul piano d’appoggio, in un’analisi profonda dell’Essere di tutte le “cose” espressa nell’astrazione della sintesi delle forme.
