“IUS SOLI”: IL “SI” INCONDIZIONATO DEGLI ADOLESCENTI

Secondo l’indagine di Laboratorio Adolescenza – IARD, realizzata su un campione nazionale rappresentativo di 2100 studenti delle scuole medie superiori, se dipendesse dagli adolescenti lo “Ius Soli” sarebbe già una realtà. Alla domanda “Secondo te è giusto che un bambino nato in Italia abbia la cittadinanza italiana anche se i suoi genitori non sono di origine italiana e non hanno la cittadinanza italiana?”

 

– L’80% degli adolescenti coinvolti  ha risposto “SI”.

 

– La percentuale sale all’88% se si considerano solo le risposte delle ragazze.

Tra le note dolenti rimangono gli episodi di razzismo che comunque sono frequenti anche tra adolescenti.

 

Se dipendesse dagli adolescenti, lo “ius soli” sarebbe già una realtà. Per loro “integrazione culturale” significa “conoscere e rispettare le culture di tutti”. Le confortanti opinioni delle nuove generazioni emergono dall’indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti che vivono in Italia che viene realizzata ogni anno da Laboratorio Adolescenza e Istituto di ricerca IARD. Tra le note dolenti gli episodi di razzismo che comunque sono frequenti anche tra adolescenti.

 

Milano, 18 dicembre 2020 – “Secondo te è giusto che un bambino nato in Italia abbia la cittadinanza italiana anche se i suoi genitori non sono di origine italiana e non hanno la cittadinanza italiana?” A rispondere “sì” è stato l’80% degli adolescenti coinvolti nell’indagine di Laboratorio Adolescenza – IARD (campione nazionale rappresentativo di 2100 studenti delle scuole medie superiori) e la percentuale sale all’88% se si considerano solo le risposte delle ragazze. Così come l’80% afferma che integrazione culturale significa conoscere e rispettare le differenti culture, a fronte di uno sparuto 4% che ritiene che l’integrazione passi attraverso il cercare di dimostrare che la propria “cultura” sia la migliore. Ma gli adolescenti vanno oltre, e il 79% ritiene giusto che anche chi non ha la cittadinanza italiana, ma vive in Italia con regolare permesso di soggiorno, abbia gli stessi diritti dei cittadini italiani nell’accedere ad asili, scuole e posti di lavoro. Solo l’8% (5,7% delle femmine) ritiene, invece, che i cittadini italiani debbano comunque avere un trattamento preferenziale.

“Una maggioranza schiacciante – commenta Maurizio Tucci, Presidente di Laboratorio Adolescenza – che ci fa immaginare, presto, un’Italia migliore e finalmente consapevole che il futuro del mondo passa per lo sgretolamento di ogni “muro”, fisico o mentale, che tenti di dividerci. Nel “male” lo ha dimostrato, in questo terribile 2020, un virus che ha annientato il concetto stesso di confine tra Stati, nel bene lo dimostrano le nuove generazioni naturalmente aperte alla multiculturalità”.

L’unico “deficit” emerso dall’indagine è rappresentato da un 25% di “responder” che non ha saputo riconoscere (tra due sbagliate ed una giusta) la versione corretta dell’articolo 3 della nostra Costituzione (vedi tabella). Ma la reintroduzione obbligatoria nelle scuole di quella che una volta si chiamava “educazione civica” dovrebbe sanare la lacuna.

Tra le tre seguenti versioni dell’articolo 3 della Costituzione Italiana, qual è quella corretta?

  Totale Maschi Femmine
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso e di opinioni politiche. 7,2 8,3 5,9
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. 71,2 65,6 77,2
Tutti coloro che hanno la cittadinanza italiana hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. 16,0 18,4 13,4

Ma al di là di diritti e doveri sanciti dalle leggi, qual è, all’atto pratico, l’atteggiamento degli adolescenti riguardo i loro coetanei di altre culture? In pratica: preferiscono avere rapporti di amicizia con persone che hanno le stesse origini culturali oppure no? Il 9,6% risponde sì “perché l’amicizia è più facile”, mentre sul fronte opposto l’11,7% preferisce relazionarsi con coetanei che hanno origini culturali diverse, perché “l’amicizia è più interessante”. Ma il risultato più “promettente” è rappresentato da quel 75,7% (81% delle femmine) che ha risposto “è indifferente”.

“Una “indifferenza” – sottolinea ancora Maurizio Tucci – che, una volta tanto, non denota disinteresse, ma certifica proprio il non considerare le “differenze” condizionanti, né in una direzione né nell’altra. Significa, non dar peso – nell’istaurare un rapporto di amicizia – ad origini culturali; significa, finalmente, integrazione non solo descritta o auspicata, ma compiuta.”

Sul fronte razzismo solo un quarto del campione ha affermato di non aver mai assistito o vissuto episodi di razzismo tra i suoi coetanei. Circa la metà del campione, invece, li ha vissuti (direttamente o indirettamente) qualche volta (34%) o spesso (12,2%). E se il 75% considera il razzismo “inaccettabile sempre”, l’8.7% si “sfila” dicendo che è un problema che non lo riguarda e una infelice minoranza (13,1%) considera l’essere razzisti o meno una libertà che ciascuno deve poter esercitare.

“Negli ultimi anni – osserva Teresa Caputo, insegnante in un istituto superiore di Milano e membro del consiglio direttivo di Laboratorio Adolescenza – nelle scuole italiane è cresciuta sensibilmente la presenza di studenti di origine straniera, ormai di seconda generazione e questo ha portato ad una decisa riduzione degli atteggiamenti che denotano un pensiero razzista. Gli studenti hanno più consapevolezza di vivere in una società multiculturale e la condivisione quotidiana delle esperienze scolastiche favorisce il confronto tra coetanei. Sicuramente i progetti e le attività interculturali che le scuole continuano a proporre – afferma Caputo – contribuiscono alla riflessione sul significato del diverso e favoriscono l’integrazione”.

Cordiali saluti,

Arianna Salici

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