Congresso SIMIT

Da domenica 13 dicembre, sino al 16 in modalità on-line, il XIX Congresso SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali.  Prof. Massimo Galli: “Arriverà un’altra grande epidemia, causata dai germi multiresistenti”

SIMIT – Nuova terapia incoraggiante per affrontare la polmonite bilaterale da Covid-19. Puntare sull’infettivologia per affrontare le nuove minacce pandemiche in arrivo in questo decennio. Accanto ai virus la lotta alle resistenze batteriche in ospedale e sul territorio

“Ad oggi il baricitinib è l’unico antinfiammatorio approvato per Covid-19 in USA e anche da noi già disponibile, ma il suo impiego in Italia e in Europa è molto limitato e rimane nel contesto dell’utilizzo fuori scheda tecnica del farmaco”,  spiega il Prof. Marco Falcone, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa

NUOVE TERAPIE PER FRONTEGGIARE IL VIRUS – In attesa di avere su vasta scala di un vaccino sicuro ed efficace oggi è necessario utilizzare per i pazienti Covid-19 tutti i farmaci e le opzioni a disposizione. La Food and Drug Administration ha approvato lo scorso novembre una nuova molecola, il baricitinib, per uso clinico. L’approvazione deriva dai dati positivi del trial randomizzato ACTT-2 in cui baricitinib ha mostrato un effetto positivo se combinato a remdesivir rispetto a remdesivir da solo. Inoltre uno studio collaborativo internazionale che ha vista coinvolta l’Università di Pisa e altre prestigiose istituzioni internazionali (Imperial Colege Londra, Karolinska Institut Stoccolma e altre) ha dimostrato la capacità del baricitinib di inibire l’endocitosi virale e l’ingresso del virus nella cellula. Un effetto quindi che va al di là dell’attività immunomodulante e antinfiammatoria propria di questa molecola e che è stato pubblicato sulla rivista Science Advances.

“E’ notizia di pochi giorni fa inoltre il lancio del trial adattativo ACTT-4 – spiega  il Prof. Marco Falcone, Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale, Università di Pisa – sempre promosso da US National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID), finalizzato a confrontare remdesivir + desametasone rispetto a remdesivir + baricitinib. Ciò dimostra l’interesse della ricerca internazionale su questa molecola. Ad oggi il baricitinib è l’unico antinfiammatorio approvato per Covid-19 in USA, ma il suo utilizzo in Italia e in Europa è molto limitato e rimane nel contesto dell’utilizzo fuori scheda tecnica (off label) del farmaco. Bisogna testare sul campo, magari in trial clinici collaborativi, questa nuova opzione terapeutica che potrebbe migliorare la prognosi della polmonite grave da SARS-CoV2 che ancora oggi in Italia è gravata da un’alta mortalità specialmente nei pazienti ospedalizzati. In attesa della soluzione di domani è imperativo per tutti trovare soluzioni oggi e nelle prossime settimane visto che il virus non attenderà la prossima estate e rischiamo di trovarci in una terza ondata durante i prossimi mesi invernali”.

 LE PROSSIME MINACCE GLOBALI IN ARRIVO – Il congresso, oltre a quelli relativi alla COVID19, si occuperà anche dei grandi temi della infettivologia, fra i tanti i nuovi scenari gestionali della infezione da HIV, la svolta epocale della moderna terapia dell’epatite C e l’ardua sfida alle resistenze microbiche. La corretta gestione clinica delle infezioni gravi e complesse sostenute da funghi e batteri multiresistenti e la necessità di un governo coerente delle più recenti risorse farmacologiche rimangono una urgenza sia per la medicina di comunità che per quella ospedaliera. Spazio anche per le grandi patologie di interesse globale, come le malattie tropicali e le infezioni trasmesse da vettori, la cui prevenzione e gestione rappresenta l’archetipo del concetto di One Health.

“E’ una stagione di grande complessità. Di Covid-19, dei nuovi vaccini, di politica sanitaria e di riorganizzazione della rete infettivologica. Attualità e futuro dell’infettivologia, virus epatitici, prosecuzione alla lotta contro l’Epatite C, gestione del paziente Hiv, e guerra alle resistenze batteriche in ospedale e sul territorio. questi i grandi temi della specialità e di Salute Globale che vedranno coinvolti centinaia di specialisti infettivologi “ sottolinea Marcello Tavio, Presidente SIMIT, nel presentare il XIX Congresso SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali. in programma da domenica 13 dicembre, sino a mercoledì 16. L’appuntamento, che si svolgerà in modalità virtuale, è presieduto dal Prof. Pierluigi Viale, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Alma Mater Studiorum Università di Bologna, e dal Dott. Francesco Cristini,  Unità Operativa Malattie Infettive Ospedale di Rimini e Forlì/Cesena AUSL Romagna,

“La pandemia da COVID-19 – spiega il presidente del Congresso SIMIT 2020 Pierluigi Viale non poteva non incidere in modo dirompente sul programma di questa edizione del congresso SIMIT, per cui la giornata iniziale, domenica 13 dicembre, sarà totalmente dedicata allo stato dell’arte sulla patologia. Riteniamo che la tumultuosa evoluzione delle conoscenze su questa patologia ed il ritmo frenetico con cui sono state pubblicate migliaia di esperienze scientifiche, spesso conflittuali e non sempre di sufficiente qualità, imponga un momento di riflessione e di scambio di opinioni fra veri esperti”.

LA “LEZIONE DEL COVID” E LE PROSPETTIVE DELL’INFETTIVOLOGIA – “Questa epidemia ci ha dato una lezione – evidenzia il Prof. Massimo Galli, Past President SIMIT Ha sottolineato infatti come sia importante una buona rete epidemiologica, anche per fronteggiare alcune emergenze come quelle da COVID19. Negli ultimi anni, però, proprio l’infettivologia ha subìto tagli pesanti, unità complesse che sono passate a semplici, mentre in alcune strutture ospedaliere la figura dello specialista infettivologo è stata considerata addirittura inutile. E sono decenni che sulla medicina territoriale non si investe, che si rilevano anche differenze sostanziali tra una regione e un’altra. Ritengo opportuno, quindi, che questa epidemia ci insegni ad andare nella direzione esattamente opposta. Oggi la sanità pubblica, purtroppo, vige in stato semicomatoso. Diventa indispensabile, soprattutto per gli anni a venire, la presenza di una funzione specialistica in ogni centro ospedaliero, non soltanto da un punto di vista strettamente clinico, ma anche dal punto di vista epidemiologico, affinché ci possa essere un possibile riscontro precoce di condizioni che diventano poi di interesse della prevenzione territoriale nel senso più vasto.

“Mi auguro francamente che si possa fare tesoro da questa lezione – prosegue Galli – in modo che ci possa trovare più pronti ad affrontare l’altra grande epidemia in arrivo: una pandemia neanche tanto strisciante.. Parliamo di quella causata dai germi multiresistenti, che colpisce tanto gli ospedali quanto gli ambienti esterni, una delle principali minacce di questo decennio. E mi auguro, infine, che riusciremo ad essere più forti per fronteggiare malattie “storiche”, come quelle da HIV e HCV”.

Nuovi spunti di riflessione sugli effetti della pandemia e attenzione alle nuove potenziali minacce, derivate dallo stesso progresso della medicina. Lo studio Resiliency rappresenta un avanzamento nella conoscenza delle caratteristiche dell’infezione da SARS-CoV-2 nei primi giorni di malattia e al momento del ricovero in ospedale

Dall’applicazione del Piano Vaccini alle nuove infezioni, la SIMIT si prepara alle nuove sfide. Pubblicato lo studio Resiliency sui sintomi Covid

La medicina moderna ha fatto passi da gigante. Protesi e dispositivi che vengono impiantati possono rappresentare un terreno fertile per lo sviluppo di microrganismi su cui gli antibiotici hanno difficoltà a penetrare. I nuovi farmaci biologici inoltre possono riattivare infezioni latenti” evidenzia il Prof. Claudio Mastroianni, Vice Presidente SIMIT

LO STUDIO RESILIENCY PER FACILITARE LE DIAGNOSI COVID – La diagnosi precoce di COVID-19 è una delle sfide più impegnative con le quali si sta confrontando la comunità medico-scientifica. Recentemente, sulla prestigiosa rivista Clinical Infectious Diseases è stata pubblicata una significativa esperienza, il RESILIENCY Study, riguardante le caratteristiche cliniche e laboratoristiche dei pazienti giunti in Pronto Soccorso per febbre e/o insufficienza respiratoria acuta nel sospetto di Covid-19. Questa ricerca è nata dalla collaborazione della “Sapienza” di Roma con il Policlinico Casilino di Roma ed è stata diretta e coordinata dal Dott. Alessandro Russo, dalla Prof.ssa Gabriella d’Ettorre e dal Prof. Claudio Mastroianni, Vice Presidente SIMIT. “Questo studio ha evidenziato alcuni fattori peculiari associati alla diagnosi di Covid-19: la tosse secca, la febbre da oltre 72 h, la linfocitopenia e la grave insufficienza respiratoria (come dimostrato all’emogasanalisi dal rapporto PaO2/FiO2 <250) – ha spiegato il Prof. Mastroianni – Questi fattori hanno differenziato in maniera significativa i pazienti con diagnosi confermata di Covid-19 al tampone nasofaringeo da quelli che sono stati ricoverati per altre eziologie. Tra le cause di eziologia non Covid-19 le più frequenti sono risultate l’embolia polmonare, la polmonite batterica e lo scompenso cardiaco acuto. Questa ricerca rappresenta un importante avanzamento nella conoscenza delle caratteristiche dell’infezione da SARS-CoV-2 nei primi giorni di malattia e al momento del ricovero in Ospedale. Il lavoro appena pubblicato ha riportato i dati della prima fase dello studio, relativa alla “prima” ondata epidemica. Il RESILIENCY study è tuttora in corso e analizzerà anche le caratteristiche dei pazienti con sospetto Covid-19 durante la “seconda” ondata”.

LA RETE INFETTIVOLOGICA PRONTA AD AFFRONTARE LA NUOVA FASE DELLA PANDEMIA – Il Covid-19 non sarà un ricordo che passerà rapidamente. Il 2021 richiederà ancora un impegno significativo nella lotta a questa malattia. La campagna vaccinale varata in queste ore dai decisori politici, la più ampia della storia, ridurrà i rischi, ma non porterà rapidamente alla conclusione della pandemia.

Questi mesi ci hanno fornito un importante insegnamento su come migliorare la Sanità pubblica italiana e sulla nuova era dell’infettivologia che ci troviamo ad affrontare – ha sottolineato il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT – La globalizzazione infatti ha dimostrato che ogni malattia infettiva può espandersi rapidamente fino a raggiungere ogni angolo del Pianeta: servono dunque azioni più mirate e un piano pandemico che ci permetta un’immediata reattività. Inoltre, è opportuno costruire una nuova progettualità che riguardi soprattutto le vaccinazioni, che sono l’arma principale di prevenzione. Proprio su questo la SIMIT è molto impegnata e guarda oltre il vaccino anticovid: stiamo infatti elaborando un documento sulle vaccinazioni nell’adulto e soprattutto nei soggetti fragili”.

LE INFEZIONI EMERGENTI – Le malattie infettive del XXI secolo sono profondamente influenzate dai fenomeni ambientali, climatici, sociali, demografici che già hanno portato a relativizzare il concetto di malattia tropicale, tanto che malattie come Dengue, Chikungunya, West Nile, Zika sono ormai stabilmente presenti anche alle nostre latitudini, suggerendo agli infettivologi un maggiore studio delle epidemiologie locali e una crescente collaborazione con altre discipline, inclusa la medicina veterinaria. Una potenziale minaccia risiede però anche negli stessi progressi della ricerca scientifica.

La medicina moderna ha fatto passi da gigante – ha evidenziato il Prof. Claudio Mastroianni, Vice Presidente SIMIT –  Oggi vengono impiantati biomateriali in tutto il corpo: protesi ortopediche, cardiache, valvolari, mammarie, a livello urogenitale; dispositivi generatori sono utilizzati nel cervello per stimolare l’attività cerebrale nei pazienti affetti da Parkinson. Tutti questi dispositivi curano i pazienti dalle rispettive patologie, ma rappresentano un pabulum, un terreno fertile per lo sviluppo di microrganismi, il cosiddetto biofilm, in cui  gli antibiotici hanno difficoltà a penetrare. Esistono inoltre nuovi potenti farmaci biologici per chi soffre di malattie reumatiche, malattie infiammatorie croniche, patologie onco-ematologiche: queste terapie modificano la risposta immunitaria, provocando il rischio di riattivare infezioni latenti, come la tubercolosi, epatiti virali, infezioni erpetiche. Il ruolo dell’infettivologo dunque acquisisce ancora maggior rilievo nell’approccio al paziente e nel riconoscimento delle infezioni”.

I TEMI CALDI DELL’INFETTIVOLOGIA AL XIX CONGRESSO SIMIT – Le sfide dell’infettivologia, sono al centro del XIX Congresso SIMIT – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, in corso in modalità online sino a mercoledì 16 dicembre, e presieduto dal Prof. Pierluigi Viale, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche Alma Mater Studiorum Università di Bologna, e dal Dott. Francesco Cristini, Unità Operativa Malattie Infettive Ospedale di Rimini e Forlì/Cesena AUSL Romagna. Grande attenzione per l’evoluzione della Pandemia di Covid-19 e per le nuove minacce, ma senza dimenticare le infezioni ben note ancora da fronteggiare.

Tra tante emergenze, l’AIDS resta sicuramente una priorità  – ha sottolineato il Prof. Andreoni – L’HIV oggi si può controllare, garantendo al paziente una qualità di vita molto simile al resto della popolazione, e si può ridurre la viremia fino ad azzerarne il rischio contagio. Restano però aperte numerose questioni, dalle nuove infezioni che si verificano ogni anno alla gestione del paziente cronico, senza dimenticare il preoccupante dato che molte diagnosi avvengono in uno stato avanzato dell’infezione. Un’altra emergenza è l’Epatite C: l’OMS ha dato l’ambizioso traguardo di eliminazione del virus dal nostro Paese entro il 2030, obiettivo possibile grazie ai nuovi farmaci DAA in grado di eradicare il virus in maniera definitiva, in poche settimane e senza effetti collaterali. La pandemia ha rallentato screening e trattamenti, che dovranno riprendere nei prossimi mesi, in considerazione anche dell’attuazione del Decreto attuativo che ha previsto un importante finanziamento per individuare quelle circa 300mila persone ignare di essere affette dalla malattia. Infine, il tema in prospettiva più preoccupante, è quello delle infezioni da germi multiresistenti, che in Italia provocano circa 11mila decessi all’anno. È un aspetto prioritario della sanità pubblica che impone l’esigenza di un rafforzamento dei progetti di infection control e di antimicrobial stewardship, finalizzati a ridurre il numero di infezioni a livello nosocomiale e a migliorare le strategie di utilizzo dell’antibiotico terapia”.

Germi multiresistenti. I dati del 2019 dimostrano come questa sia una vera emergenza, acuita dalla pandemia che ha moltiplicato le infezioni nosocomiali. Pronti nuovi antibiotici, ma la ricerca scientifica da sola non basta

SIMIT – Antibiotico-resistenza in aumento con il Covid-19: possibile prima causa di morte nel 2050. L’Italia mantiene il trend di circa 11mila decessi l’anno, tra i più elevati in Europa

Il problema è tendenzialmente stabile per quanto riguarda i pazienti gram negativi, in lieve diminuzione per quanto riguarda lo stafilococco aureo e in aumento per l’enterococco resistente alla vancomicina. I dati sono dunque molto simili al 2018: in Europa vi sono quasi 700mila casi di infezioni di germi multiresistenti ogni anno, con oltre 33mila decessi” sottolinea il Prof. Pierluigi Viale, Presidente del Congresso SIMIT

L’ANTIBIOTICO-RESISTENZA COME PROBLEMA ATTUALE AGGRAVATO DALLA PANDEMIA – Il 2019 si era chiuso con un problema nettamente preponderante in ambito infettivologico: l’antibiotico-resistenza. È di fatto una pandemia silente e poco conosciuta, ma colpisce ospedali e territorio. La Review on Antimicrobial Resistance ha stimato che nel mondo, nel 2050, le infezioni batteriche causeranno circa 10 milioni di morti all’anno, superando ampiamente i decessi per tumore (8,2 milioni), diabete (1,5 milioni) o incidenti stradali (1,2 milioni) con una previsione di costi che supera i 100 trilioni di dollari. Il Covid ha lasciato in ombra questa come altre tematiche, ma la resistenza dei batteri agli antibiotici non è passata in secondo piano, anzi, proprio il Covid, per vari fattori, a partire dal sovraffollamento degli ospedali, ha provocato un aumento della circolazione dei germi resistenti. Per questo l’antibiotico-resistenza è emersa come una delle principali sfide dell’infettivologia in occasione del XIX Congresso SIMIT – Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, presieduto dal Prof. Pierluigi Viale e dal Dott. Francesco Cristini.

Durante la pandemia abbiamo notato un aumento di germi multiresistenti soprattutto nei pazienti ricoverati nelle terapie intensive – ha sottolineato il Prof. Pierluigi Viale, Direttore Unità Operativa IRCCS Policlinico Sant’Orsola, Bologna, e Presidente del XIX Congresso SIMIT – Questo incremento ci riporta alla tematica più urgente dell’infettivologia prima della pandemia, i batteri multiresistenti. A metà novembre sono usciti i dati europei del 2019, che ancora non risentono dell’effetto Covid: l’evidenza scientifica illustra che il problema è tendenzialmente stabile per quanto riguarda i pazienti gram negativi, in lieve diminuzione per quanto riguarda lo stafilococco aureo e in aumento per l’enterococco resistente alla vancomicina. I dati sono dunque molto simili al 2018: in Europa vi sono quasi 700mila casi di infezioni di germi multiresistenti ogni anno, con oltre 33mila decessi; una quota rilevante, pari a circa 10-11mila casi avviene in Italia. Il nostro è tra i Paesi in cui il fenomeno è più acuto: una spiegazione razionale di una delle incidenze più alte risiede nel fatto che il nostro Sistema Sanitario è tra i più etici al mondo, senza rinunciare mai a dare una chance a ogni paziente, sebbene ciò implichi un costo in termini di elevata ospedalizzazione e di complicanze infettive. In altri termini, possiamo dire che le resistenze dei germi sono un effetto collaterale di un sistema efficiente”.

LE INFEZIONI NOSOCOMIALI COME MOLTIPLICATORE DELLE INFEZIONI BATTERICHE – L’impegno da parte degli infettivologi per fronteggiare questa emergenza già dilagante è dunque massimo. “Il Piano Nazionale per la lotta all’antibiotico-resistenza prevede che il sistema sanitario lavori applicando i principi di infection control e di antimicrobial stewardship, ormai condivisi in tutto il mondo, al fine di ridurre l’incidenza di infezioni correlate alla assistenza e di migliorare le strategie di utilizzo degli antibiotici – ha evidenziato Francesco Cristini, Direttore della Unità Operativa Malattie Infettive Ospedale di Rimini e Forlì/Cesena AUSL Romagna e Presidente del XIX Congresso SIMIT – L’antimicrobico-resistenza si combatte utilizzando gli antibiotici in modo corretto e prevenendo le infezioni. Per fare prevenzione si deve partire dalle più elementari buone pratiche assistenziali, come il lavaggio delle mani, visto che le infezioni correlate alla assistenza sono il prototipo delle malattie da contatto. I pazienti ricoverati sono portatori di batteri anche multiresistenti e la continua assistenza che ricevono dai sanitari può diventare veicolo nello spostamento dei germi: il lavaggio delle mani diventa così una barriera nel trasporto dei batteri multiresistenti, che possono provocare infezioni soprattutto sui pazienti più fragili. Poi c’è il versante farmacologico: più antibiotici si usano, più i batteri acquisiscono resistenza, per questo bisogna usarli quando realmente c’è bisogno, ossia quando un’infezione batterica è accertata o clinicamente sospetta, e non come pratica di medicina difensiva. Il tema dell’abuso di antibiotici emerge ogni anno con l’epidemia invernale di influenza e si è proposto anche quest’anno per la Covid-19, che sono infezioni virali e per le quali gli antibiotici non servono in prima battuta, ma solo in pazienti ben selezionati che possono avere una infezione batterica, anche sospetta, concomitante. Gli antibiotici devono poi essere usati con durate di trattamento e dosaggi adeguati, evitando sproporzioni rispetto alle reali necessità”.

LE SOLUZIONI: NUOVI ANTIBIOTICI, COSCIENZA CIVILE, IMPEGNO TRASVERSALE – Per fronteggiare un’emergenza destinata a diventare una delle principali cause di morte, serve un impegno trasversale, che vada anche oltre il contributo della ricerca scientifica. “Sono in arrivo nuovi antibiotici e la ricerca scientifica presto garantirà ulteriori progressi, ma questo non è sufficiente – spiega il Prof. Viale – Avere nuove molecole significa avere più opportunità, ma i nuovi antibiotici non rappresentano la soluzione a tutti i problemi. È anche necessario che gli enti regolatori diano le giuste incentivazioni a chi investe in questa ricerca, che dal punto di vista aziendale può non essere altamente remunerativa, visto che gli antibiotici sono farmaci che si usano per un lasso di tempo breve rispetto ai farmaci per le malattie croniche. In secondo luogo, realizzare antibiotici che vadano a colpire batteri multiresistenti è difficile, anche perché spesso chi ne è affetto sono pazienti colpiti da diverse comorbosità, quindi difficili da inserire nei trial clinici. Inoltre, parte della soluzione risiede nelle mani di ogni cittadino, che deve usare gli antibiotici con grande attenzione: per anni sono stati impiegati con grande frequenza, ma bisogna tenere a mente che ogni antibiotico non interferisce solo con un agente patogeno, ma con tutto l’organismo del paziente. Serve una forte responsabilizzazione dei prescrittori e una deresponsabilizzazione dei pazienti da abitudini come l’autosomministrazione dei farmaci. Il contrasto all’antibiotico resistenza è dunque una partita di cultura medica, di qualità scientifica ma anche di coscienza civile. È una responsabilità di tutti che coinvolge anche i pazienti e necessita di un endorsement politico”.

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy