Questo il testo di un intervento pubblicato sul Secolo d’Italia del 24 dicembre.
L'invito espresso da parte di Gianfranco Fini a concentrarsi nel merito delle proposte e delle riforme va raccolto pienamente e senza riserve anche al di fuori dell'area politica di suo diretto riferimento.
L'istintivo riflesso di Palazzo che porta ad individuare in ogni parola un codice cifrato da interpretare sulla base di esigenze politiciste -nella fattispecie i mutati rapporti di forza nella destra e nel centro, con la dote di potere negoziale che la rottura finiana avrebbe consegnato allo stesso Casini- è proprio ciò che uccide ogni residuo di dibattito politico, cioè di confronto di idee da realizzare di fronte all'opinione pubblica.
Da questo punto di vista, come Segretari di due dei soggetti politici della “galassia radicale”, vogliamo fare nostre e rilanciare le considerazioni avanzate su questo stesso giornale da parte del nostro compagno Pierpaolo Segneri, da tempo impegnato nel predicare aggregazioni ideali attorno ad obiettivi liberali e laici per trasformare gli attuali rapporti di forza delle burocrazie politiche, ricorrendo all'unica “energia pulita” in grado di mutare lo status quo: la forza delle idee. E indubbiamente oggi Gianfranco Fini e Futuro e Libertà si trovano davanti a un bivio, dove due idee-forza simmetriche si contrappongono: da una parte, semplificando molto ma non troppo, la strategia centrista, carica di connotati restauratori in termini di sistema istituzionale proporzionalistico, di sistema economico assistenzialista e di un utilizzo clericale della religione come strumento di potere; dall'altra, la strada dell'alternativa liberale. Alternativa da realizzare sul piano istituzionale attraverso una grande riforma elettorale in senso maggioritario uninominale di collegio (a turno unico o a doppio turno) in grado di rimettere al centro della politica le persone invece dei comitati d'affari partitici; sul piano economico con un programma di coraggiose liberalizzazioni accompagnate da politiche per il rientro del debito pubblico e da un federalismo liberale alternativo al neo-colbertismo leghista di Tremonti; sul piano dei diritti civili applicando un metodo di rigorosa laicità che creda nell'autodeterminazione individuale e nel cosmopolitismo, rompendo con le derive xenofobe e protezioniste della Lega e con le tentazioni da Stato etico che intrappolano da decenni, oltre che la destra, anche parte della sinistra italiana.
Alle considerazioni di Segneri vogliamo aggiungere due soli punti.
Il primo rappresenta una vera e propria pregiudiziale, senza affrontare la quale ogni dibattito su riforme e geografie politiche risulterebbe sterile e vano: la “questione democrazia”, l’urgenza cioè di riconquistare il pieno rispetto dei diritti umani, civili e politici, da troppo tempo negati in virtù della sistematica violazione delle regole -elettorali e non- in particolare per un sistema radiotelevisivo che costringe il popolo italiano a ignorare le ragioni alla base della compiuta distruzione dello Stato di diritto. Si illuderebbe Gianfranco Fini, come chiunque altro, se pensasse davvero di poter ottenere che il dibattito si sposti sulle proposte politiche malgrado un contesto di “informazione” che sottrae ai cittadini la possibilità stessa di conoscerle, confrontarle e giudicarle, avendo la necessità di eliminare dall'agenda politica alcuni dei temi più sentiti e determinanti nella formazione del consenso : l’emigrazione come risorsa per il futuro ; il sostegno di un nuovo welfare per i non-garantiti dal corporativismo e dalle caste; il federalismo europeo e le politiche transnazionali dei diritti umani necessarie per far fronte alla crisi sociale e politica del cosiddetto “Occidente democratico”; le questioni sociali che subdolamente vengono chiamate etiche; infine, la bancarotta della giustizia e le condizioni disumane delle carceri italiane.
Il secondo punto, che non a caso è uno dei temi espulsi dal dibattito televisivo, è quello della rivoluzione ecologista, indispensabile per investire nel futuro delle nostre società, nella qualità della vita e in un benessere economico e sociale meno fragile di quello costretto alla dissipazione delle risorse ambientali.
Su entrambi questi punti noi Radicali abbiamo iniziato un'interlocuzione con forze quali la Federazione dei Verdi e il Partito Socialista, oltre ad aver proseguito un tentativo -finora del tutto infruttuoso- di richiamare una concreta e fattiva attenzione da parte del Partito democratico. Oggi per noi, il miglior modo di raccogliere l'invito di Fini è quello di proporre un confronto aperto, non ristretto a un terzismo autoghettizzante che rischia di essere più vecchio e conservatore dei due “poli” che vorrebbe superare. Al di là del nome, della formula, la costituente liberale e democratica prefigurata da Segneri –o la stessa costituente ecologista già avviata da Bonelli- sono idee e iniziative a partire dalle quali sarebbe necessario incontrarsi con le forze politiche interessate per verificare percorsi possibili di lavoro comune.
Mario Staderini, Segretario Radicali italiani
Marco Cappato, Segretario Associazione Luca Coscioni
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