Anche un papa buono e intelligente può sbagliare, ma errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Papa Francesco, infatti, ha ripetuto l’errore grave già commesso nell’ottobre del 2018, quando riguardo all’aborto ebbe a dire: “Non è giusto, è come affittare un sicario per risolvere un problema”. Adesso ha ripetuto: “Es justo alquilar un sicario para resolver un problema?”. L’errore per un uomo della Chiesa non sta nell’essere contro l’aborto, ma nel paragonare l’aborto ad un assassinio. Errore che fece anche Giovanni Paolo II, quando mise sullo stesso piano l’aborto e il fratricidio biblico (Evangelium vitae). Ma come può sfuggire l’enorme differenza? All’origine dell’atto tremendo di Caino, secondo la narrazione, c’era invidia, profondo odio, rancore. Ora, chi può affermare che una donna ricorra all’aborto spinta da invidia, odio profondo, rancore verso l’embrione? E chi può affermare che un medico che pratica l’aborto sia spinto dagli stessi sentimenti o da interesse? Definire sicario un medico che pratica l’aborto, e quindi mandante del sicario una donna, alle volte una ragazzina, che magari per disperazione ricorre all’aborto, non solo è sbagliato, ma è anche una cattiveria. E’ poco cristiano a mio parere.
Detto ciò, ad evitare fraintendimenti, preciso che non ritengo l’aborto una cosa buona, ma alle volte fare cose non buone è necessario.
Renato Pierri