Un 2020 che non finisce di metterci alla prova, e l’importanza della comprensione e del ‘caring’: la lettera aperta di una donna, mamma e manager, sui sacrifici necessari per mandare avanti casa e lavoro
Milano, 9 novembre 2020 – Da alcuni giorni stiamo vivendo nuove restrizioni a causa del Covid-19, le scuole chiudono il doposcuola, con bambini che vengono messi in quarantena per essere stati contatti diretti con maestri o compagni positivi al Covid.
E intanto le nostre agende di Outlook si popolano di impegni, meeting virtuali, progetti importanti, allineamenti di team e quant’altro.
Mi chiamo Daniela, ho 36 anni, vivo a Milano e sono una mamma manager. L’ottimismo è una caratteristica che mi contraddistingue e in questi giorni provo a tener su il morale concentrandomi sul day by day, non pensando troppo al futuro che verrà che potrebbe provocare loop mentali senza fine e quindi generare ansia.
A 25 anni ho deciso di lasciare la mia città col sogno di diventare un giorno una manager con una laurea in ingegneria e una grande passione per il business, l’azienda e le risorse umane. Per questo la mia famiglia è lontana e non può darmi una mano nella gestione di tutti i giorni.
E ancora una volta, dopo la difficile esperienza del primo lockdown, che speravamo di aver tutti superato, mi trovo nuovamente in casa con mio figlio di 4 anni che passa dalla tv all’ipad, e già solo per questo ho un grande senso di colpa.
Provo a districarmi tra i vari impegni dettati dalla mia agenda e proprio quando sono in video call con colleghi e inizio a presentare, succede che mio figlio, che fino a quel momento era preso dalle sue cose, ha ben chiaro che la sua mamma sta dedicando troppa attenzione a quel monitor che ha sempre di fronte, tanto che ha anche iniziato a parlare con in testa una cuffia un po’ stramba.
E quindi la presentazione va in fumo perché chiaramente provare a tenere un tono e la concentrazione con un mostriciattolo urlante di fianco, non si può, e vi garantisco, che in circostanze come queste, il multi-tasking non ha alcuna chance.
La sensazione che ho provato in quel momento è un misto di: fallimento, rabbia, amarezza, quasi fosse colpa di mio figlio ancora troppo piccolo per capire davvero.
Non tutto va a rotoli, perché a volte hai la fortuna di avere dei colleghi fantastici che nell’immediato momento del bisogno intervengono e tutto fila liscio senza altri intoppi. E li ringrazio.
Più volte in questi mesi ho pensato a quanto non sia semplice, ora più che mai, essere una mamma manager, o un papà manager, chiaro che dipende dalle varie situazioni che ognuno di noi sta vivendo.
E non si tratta di una sfida. Abbiamo immensamente bisogno di comprensione da parte dei nostri capi, colleghi e amici, di empatia e un forte spirito di squadra.
Probabilmente ancora una volta non riusciremo a fare tutto, non riusciremo a mantenere la concentrazione che ci contraddistingue e non riusciremo sempre ad essere puntuali e disponibili. Ma questo non deve farci sentire in colpa, nè deboli, perché non siamo invincibili e non dobbiamo neanche esserlo.
E’ nostro dovere crescere e avere cura dei nostri figli che stanno vivendo un’infanzia diversa e non ho alcun dubbio che continueremo a dare il meglio di noi all’ azienda e al business con la stessa passione di sempre, o più di sempre.