di Felice Belisario
Dal vertice italo-russo di ieri a Sochi, sul mar Nero, sono emersi certamente accordi economici riguardanti co-produzioni e collaborazioni tra i due Paesi, accanto alla definizione di strategie internazionali comuni anche in vista dell’imminente vertice tra Russia e Unione Europea. Purtroppo, però, temo che emergeranno anche accordi personali, ambigui e pericolosi, tra i premier di due nazioni importanti come la Federazione Russa e la Repubblica italiana: tra ‘alpha dog’, cioè ‘maschio dominante’, come viene definito Putin, e il suo ‘portavoce’, Berlusconi, che nella conferenza stampa di ieri ha ovviamente cercato di placare tutto e tutti. Ma restano ancora molti dubbi.
Dai cablogrammi diffusi da Wikileaks risulta che il tema principale del rapporto personale tra i due premier, in cui si risolve la diplomazia italo-russa, sia l’energia: una questione esplosiva.
Sembra infatti che gli accordi per le forniture dalla Russia prevedano che l’Italia accetti compromessi sui temi di politica estera; viene paventata la possibilità che il nostro Paese sostenga attivamente gli sforzi russi nel diluire gli interessi di sicurezza americani in Europa; si parla addirittura di percentuali promesse a Berlusconi per ogni gasdotto costruito da Gazprom.
Quindi da Wikileaks arrivano rivelazioni importantissime, non tanto per il pettegolezzo intorno ai festini di Berlusconi, che pure inficia la sua adeguatezza nel rivestire il ruolo che ha, ma soprattutto perché alimentano il sospetto che il premier utilizzi le istituzioni solo per un proprio tornaconto personale. Si tratta di informazioni che emergono da scambi di email tra funzionari diplomatici ed è doveroso valutarle in modo equilibrato. Allora proviamo a non fermarci alle parole e guardiamo ai fatti: è un dato che Berlusconi ha compiuto sforzi, spesso discutibili, per legittimare la Russia come nazione moderna e democratica anche durante il conflitto in Georgia; è un fatto che, in collaborazione con l’Eni, sono stati costruiti numerosi gasdotti che portano energia in Italia e arricchiscono la Russia; che l’inedito feeling tra Mosca e Roma su politica estera, energia, strategie militari, logistica e accordi economici sia stato inaugurato nel 1994 proprio da Berlusconi è una realtà.
Tanto basta per rendere necessario che il Presidente del Consiglio riferisca dettagliatamente al Parlamento della vicenda. È in gioco il sistema economico italiano, il nostro approvvigionamento energetico, la sicurezza della Repubblica e la credibilità dell’Italia nel mondo: se Berlusconi non fornirà risposte sufficienti, come credo, è doveroso che tutte le forze politiche si attivino responsabilmente per l’istituzione di una commissione di inchiesta.
Elementi tali da legittimare sospetti sul rapporto che il Governo Berlusconi ha creato con la Russia di Putin ci sono sempre stati: io stesso ho presentato nel 2008, quindi in tempi non sospetti, un’interrogazione parlamentare al Ministro Scajola su un progetto di stoccaggio di gas nella Val Basento, lacunoso e poco trasparente, presentato dalla società a capitali russi Geaogastock. Ho considerato già allora che il via libera alla realizzazione della centrale di compressione, dall’inaccettabile impatto sul territorio e sulla salute pubblica, potesse contare sulla complicità personale tra il Cavaliere e l’ex dirigente del Kgb. L’allora Ministro Scajola evitò di rispondermi: forse, ovviamente a sua insaputa, nessuno gli recapitò la mia interrogazione. Eppure, cosa c’è dietro i rapporti molto confidenziali tra Putin e Berlusconi i cittadini hanno tutto il diritto di saperlo.