Egr. Direttore,
da un paio di giorni la diplomazia azera, anche in Italia, rilancia il pericolo di fantomatiche “minacce terroristiche armene” ai suoi rappresentanti.
Non è stata da meno l’ambasciata azera in Italia che ha postato su alcune testate, compresa codesta, il grido di allarme.
Dobbiamo tutti essere molto diffidenti quando si parla di Azerbaigian.
Non solo perché il Paese è agli ultimissimi posti nella graduatoria mondiale sulla libertà di informazione (168° posto su 180 nazioni, ultima la Corea del nord), incarcera giornalisti e dissidenti politici, applica una censura severissima anche in questi giorni di guerra (sul campo, dal lato azero, gli unici reporter stranieri sono i turchi…).
Ma anche perché conosciamo per esperienza passata la politica del regime
azero: quando attacca e accusa l’armeno di qualche cosa lo fa per poi attuare lui stesso il comportamento denunciato.
Accusa l’Armenia di aggressione ma è stato l’Azerbaigian ad attaccare il Nagorno Karabakh come acclarato senza tema di smentita da tutti gli osservatori internazionali indipendenti.
Rinfaccia agli armeni violenze contro gli attivisti azeri in piazza quando la cronaca ci riporta la versione opposta (l’ultimo caso in Israele, nove azeri arrestati dopo aver assaltato in strada un convoglio di armeni reduci da una manifestazione).
Ora questa nuova iniziativa che ci spaventa perché ben conosciamo di cosa è capace il regime di Aliyev i cui sostenitori, tanto per non smentirsi, nei giorni scorsi sono transitati provocatoriamente sotto gli uffici dell’ambasciata armena a Roma.
Abbiamo a che fare con una dittatura feroce in patria e all’estero. È bene che in Italia, Paese libero e democratico, ce lo ricordiamo sempre.
Cordiali saluti
CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA