Il ddl Università è parte principale dell'attacco che il governo sta perpetrando ai danni della conoscenza pubblica.
Al contrario di quanto recita la Gelmini, la riforma aiuta i baroni e non solo! Consente a persone non qualificate di entrare nel governo delle Università pubbliche e condizionarne per interessi particolari le scelte.
Il decreto deprime il ruolo del ricercatore che, di fatto, ha sostenuto le attività didattiche delle facoltà ed è fonte di innovazione per il Paese e centro di attrazione dei fondi europei con i quali i ricercatori, grazie alla loro capacità e fama rendono possibile che la ricerca in Italia non abbia fine.
Come ciliegina sulla torta, le risorse che non ci sono (stucchevole la storia dei fondi da assegnare all’università) mentre il Ministro non ha fatto nulla per opporsi agli aumentati finanziamenti alle strutture private e non ha agevolato il dialogo parlamentare per migliorare il testo di legge nonostante le puntuali proposte emendative del PD.
Come parlamentare eletto all’estero, sento il dovere di esprimere piena solidarietà ai ricercatori italiani del Cern di Ginevra preoccupati del futuro dell’Università in Italia per la quale chiedono “finanziamenti adeguati ed un sistema universitario pubblico e libero”.
Con questa riforma si accentuerà il fenomeno della cosiddetta fuga dei cervelli dall’Italia con notevole perdita per il nostro Paese e in una situazione di grave crisi non possiamo permettercelo.
Franco Narducci