VERBANIA: IL CORAGGIO DI SCEGLIERE

E’ bastata una serata musicale “una tantum” a Villa Giulia (l’ex Kursaal) di Pallanza per portare polemiche e l’immancabile raccolta di firme contro potenziali rumori. E’ l’ennesima dimostrazione di una città – e più in generale di un territorio – dove qualsiasi novità è letta quasi sempre in chiave negativa e poche volte con un minimo senso di concretezza nel capire la realtà delle cose. Un patrimonio come Villa Giulia (per i non verbanesi: è una magnifica villa dell' 800 con un bellissimo giardino sul lago…) va gestito bene, come “salotto buono” della città, ospitando durante il giorno gente che vuole vivere il giardino e la natura e la sera musica “soft” ma nello stesso tempo – con le dovute precauzioni, limiti e controlli acustici severi – l'area può anche ospitare alcuni singoli eventi durante la stagione (come è avvenuto quest'anno) che rilancino tutto il lungolago di Pallanza.

Il futuro di Verbania e della sua provincia d'altronde non può giocarsi in una guerra tra industria e turismo, ma è evidente che vada affrontato su entrambi i tavoli soprattutto nell’ottica di un futuro occupazionale. Se nei decenni sono venuti meno alcuni vantaggi obbiettivi per localizzare in zona delle grandi industrie di base chimiche o metalmeccaniche (come il costo privilegiato dell’energia elettrica) visto che l’ ambiente e il paesaggio sono belli e sono stati difesi va tenuto conto che progressivamente un uso terziario delle risorse e del territorio è nell’ordine delle cose.

Questo non significa che non si debba cercare di tutelare, aiutare e difendere le industrie ovunque sia possibile, soprattutto là dove sono già insediate e quindi non vanno a “consumare” nuovi spazi, ma è obbiettivamente difficile pensare che ne arrivino molte di nuove.

Un altro problema è che noi non possiamo correre dietro ai “grandi numeri”: la produzione industriale così come l’offerta turistica non può disporre di aree molto vaste e quindi deve puntare più alla qualità ed alle offerte di nicchia. Fin qui sono cose scontate, ma che devono poi essere applicate nella pratica con decisioni e con priorità conseguenti.

Per quanto attiene al turismo, per esempio, servono alcune infrastrutture di base o non potrà crescere più di tanto. Esempi dovrebbero fare riflettere: la piana di Fondotoce è l’area con il maggior numero di presenze turistiche extralberghiere del Piemonte e con i suoi campeggi supera il mezzo milione di turisti l’anno. Dove va, cosa fa questa gente? Se ne sta chiusa nel camping anche oggi non può andare in bicicletta nemmeno a Baveno, Omegna o Verbania visto che non c’è una rete di piste ciclabili diffuse così come si “importano” animatori dal Nord Europa perché in zona non ci sono corsi di lingue al di là di quelle principali e così spazi per i nostri giovani restano chiusi.

D’estate nei giorni di pioggia c’è il “pienone” nei centri commerciali di Gravellona, ma pochi “scoprono” musei, prodotti tipici o luoghi d’arte. “Turismo integrato” significa anche non disperdere queste ricchezze che alla fine possono recuperare numeri importanti, anche dal punto di vista occupazionale. Per rendere credibili questi progetti occorre avere il coraggio di scegliere e la mia amministrazione deve lavorare con questa strategia e lo sta facendo senza tener conto delle stupide polemichette quotidiane su cose minimali ma che occupano tempo e spazio assurdo, fomentano polemiche e non dibattiti seri. Certo le cose non si improvvisano (altrimenti sono solo “effetto annuncio”) perché i ritmi burocratici, paesaggistici ed amministrativi hanno i loro ritmi ma penso che ormai siamo già a buon punto e presto i risultati si vedranno e allora il nostro slogan “Cambiaverbania” in campagna elettorale si sarà compiutamente realizzato alla faccia di qualcuno che si rosica nell'invidia…

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