POLITICAMENTE CORRETTO 13 OTTOBRE
Spett. redazione,
in passato volentieri abbiamo avuto il piacere di intervenire per puntualizzare la posizione armena sul tema del Nagorno Karabakh
(Artsakh) a fronte di interventi storicamente e politicamente falsi dell’ambasciata azera in Italia. E vi ringraziamo per lo spazio concesso.
Da quando però l’Azerbaigian ha attaccato il Nagorno Karabakh e l’Armenia, con la regia della Turchia e l’aiuto di mercenari jihadisti tagliagole turcomanni, non abbiamo più ritenuto opportuno replicare alle parole della controparte diplomatica azera in quanto, a causa della folle azione di guerra del dittatore Aliyev, è purtroppo finito il tempo del dialogo.
Però ci ha incuriosito la lettera della studentessa azera Turkan Hasanova che avete pubblicato lo scorso 13 ottobre che accusa anche due parlamentari italiani di diffondere notizie infondate.
Fa bene la ragazza a dirsi preoccupata per le sorti della sua nazione e a sostenere la causa nazionalista sulla regione contesa.
Ci domandiamo però per quale motivo sia così turbata dalla sorte di un territorio (compresa la parte che era già oblast sovietica autonoma) che costituisce il 13% della superficie di tutto l’Azerbaigian e non sia preoccupata per la sorte del restante 87% del suo Paese.
Fossimo al suo posto saremmo davvero afflitti, lei che ha la fortuna di studiare all’estero in una Paese democratico e libero come l’Italia, nel sapere che la sua patria è invece governata da una dittatura familiare che da trenta anni si arricchisce alle spalle del popolo e usa il “nemico” armeno per consolidare la propria autorità interna.
Al suo posto saremmo rattristiti nel sapere che il suo paese, l’Azerbaigian, figura al 168° posto su 180 nazioni al mondo nella classifica sulla libertà di informazione, nel sapere che le carceri sono piene di detenuti politici e giornalisti.
La invitiamo dunque a spendere le sue parole di sconforto per descrivere la dittatura nella quale è costretta a vivere lei e dieci milioni di azeri.
Scriverà mai contro il suo padrone Aliyev? Dubitiamo… Cordiali saluti
CONSIGLIO PER LA COMUNITA’ ARMENA DI ROMA