Alla luce della dinamica di acquisizione agli Uffizi dei dipinti di Daniele da Volterra raffiguranti Elia nel deserto e la Madonna col Bambino, san Giovannino e santa Barbara, entrambi dichiarati di interesse storico e artistico particolarmente importante fin dal 1979 e già proprietà Pannocchieschi d’Elci ma messi in vendita dalla galleria Benappi in occasione delle edizioni 2018 e 2019 della Biennale internazionale dell’antiquariato di Firenze (Biaf), ho chiesto al ministro Franceschini se non sia lecito temere che la totale discrezionalità lasciata ai direttori dei musei autonomi, nei loro acquisti, possa diventare un problema nel momento in cui detti Istituti “stringono rapporti privilegiati con taluni operatori economici, che della preferenza loro accordata si giovano sia in quanto clienti pressoché esclusivi sia potendo far lievitare i prezzi praticati, stante la quasi certezza della copertura ministeriale”. La prima opera, infatti, un olio su tela, pare sia costata circa 800.000 euro, mentre per la seconda, un olio su tavola, a distanza di circa un anno sono stati pattuiti 2 milioni di euro, richiesta che il direttore E. Schmidt ha assentito pur sapendo di avere già speso gran parte dei 4 milioni del fondo a disposizione delle Gallerie per il 2018-2019 e dunque di dover coinvolgere il MiBACT nell’acquisto. Il mancato perfezionamento della compravendita fa scrivere al Servizio IV – Esportazione della Direzione generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio, il 14 agosto u.s., che “l’acquisizione non è mai avvenuta. Nonostante la stessa, infatti, sia più volte stata dichiarata dal direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt, la trattativa con gli eredi Pannocchieschi d’Elci e con la Galleria Benappi non si è conclusa positivamente per indisponibilità della somma di due milioni di Euro richiesta”. Ho chiesto, inoltre, all’on. Franceschini “se sia lecito che la sinergia pubblico-privato avvantaggi il secondo assai più del primo, come nel caso dei dipinti d’Elci, offrendo al privato prestigiosi ‘palcoscenici’ pubblici ove esporre opere poco conosciute che così acquistano maggiore appetibilità sul mercato (benché precluse all’esportazione), per poi proporne la vendita al Ministero non direttamente ma tramite mediatori, con un ovvio e consistente ricarico, benché lo Stato abbia contribuito in modo significativo, con risorse proprie, ad incrementarne il valore.” Il riferimento è all’operazione che nel 2017 portò i due dipinti del Braghettone alla Galleria Corsini di Roma per farne il fulcro della mostra Daniele da Volterra: i dipinti d’Elci, organizzata appositamente e osannata dall’editoria di settore proprio come esempio di proficua collaborazione pubblico-privato.
Margherita Corrado (M5S Senato – Commissione Cultura)