Ue condanna Italia per caccia in deroga

Il responsabile per la Tutela degli Animali dell’Italia dei Diritti: “Veneto e Lombardia danneggiano le rotte migratorie degli uccelli alla stregua di come sfruttano i flussi degli immigrati”

Nuova condanna dell’Ue per l’Italia relativa alla caccia. La Corte di Giustizia europea, che nel luglio scorso aveva già punito una legge della Lombardia sulla materia, ha dato definitivamente parere negativo su una procedura di infrazione del 2005 contro la Regione Veneto, che chiedeva eccezioni all’attività venatoria sul suo territorio. Ora da Lussemburgo è arrivata la sentenza sfavorevole: le frequenti deroghe venete violano le direttive comunitarie, per questo motivo l’Italia dovrà pagare delle sanzioni all’Unione europea.

“È incredibile che per la protezione di una delle più grandi risorse del nostro Paese come la biodiversità serva la Commissione europea. Quello che sta accadendo in Veneto, cioè le sanzioni per il non rispetto delle leggi e di alcune razze di volatili, è la dimostrazione di come l’Italia vada sempre più verso una grave situazione che io non definirei più deregulation, bensì degenerazione”. Con queste parole Marco Di Cosmo, responsabile per la Tutela degli Animali dell’Italia dei Diritti, commenta la notizia.

I numeri sono impietosi per la regione amministrata da anni dal centrodestra: dal limite massimo consentito di 135 mila esemplari di peppola si è proceduto all’abbattimento di oltre 1,5 milioni, mentre per il fringuello la soglia di 410 mila è stata ampiamente superata fino a raggiungere i 6 milioni di unità.

Poi, l’esponente del movimento nato per mano di Antonello De Pierro esprime il suo biasimo per il reiterarsi di una vicenda già nota, aggiungendo: “Oltre al Veneto, anche la Lombardia nel recente passato ha subito la medesima condanna. Da ciò risulta evidente che i governi di queste regioni non solo mal sopportano le discipline comunitarie, non solo sfruttano i flussi migratori degli uomini per la bassa manovalanza in nero, ma adesso hanno deciso di incidere, attraverso un drammatico ridimensionamento delle specie, anche sulle rotte migratorie di peppole e fringuelli”.

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