AZERBAIGIAN E NAGORNO KARABAKH
È infatti falso – storicamente e giuridicamente – l’assunto delle istituzioni azere che il Nagorno Karabakh (Artsakh) sia una “regione azerbaigiana”.
All’inizio degli anni Venti quel territorio era popolato al 95% da armeni, monti e vallate della regione sono ancora disseminati di chiese e monasteri armeni, lì in quel di Amaras è nata addirittura la lingua armena scritta.
Nel 1921 Stalin, per questione di geopolitica, volle regalare la regione armena e cristiana all’Azerbaigian, uno Stato di nuova costituzione nel 1918 tanto che la Società delle Nazioni (antesignana dell’ONU) ne rifiutò l’accesso in quanto non aveva confini ben definiti e oltre tutto portava il nome di una regione della Persia (attuale Iran).
Altro che regione azerbaigiana…!
Con la dissoluzione dell’Unione sovietica l’oblast (dal 1923) autonoma del NK a seguito del distacco della repubblica azera dall’Urss proclamò la propria autodeterminazione sfruttando la legislazione dell’epoca (in particolare la legge dell’aprile 1990 contenente norma che disciplinavano i casi di secessione dall’Unione).
Tale pronunciamento fu accolto dalla Corte costituzionale di Mosca, validato da referendum e elezioni politiche nel dicembre successivo.
La risposta azera a questo processo democratico fu la guerra dalla quale l’Azerbaigian uscì sconfitto nonostante maggior disponibilità di uomini (anche combattenti afghani e ceceni) e mezzi.
I artigiani armeni, con la croce dipinta sulle casacche e sui veicoli come segno di riconoscimento, non solo riuscirono a mantenere la libertà della piccola patria, ma la misero in sicurezza conquistando anche alcuni distretti limitrofi che garantirono la contiguità con la repubblica di Armenia e la sicurezza dei propri abitanti.
Ogni tentativo di una pacifica soluzione del contenzioso trova ad oggi ostacolo nella politica del regime di Baku che pretende di governare un territorio mai stato suo (la nuova repubblica dell’Azerbaigian nata nel 1991 non ha mai esercitato alcuna autorità sul Nagorno Karabakh). Una pretesa assolutamente inaccettabile soprattutto dopo decenni di armenofobia.
Il diritto a un futuro libero e indipendente da parte della piccola repubblica armena non può in alcun modo essere messo in discussione.
L’Europa e l’Italia devono favorire la soluzione pacifica del conflitto nel rispetto del principio di autodeterminazione dei popoli.
Cordiali saluti
INIZIATIVA ITALIANA PER IL KARABAKH
www.karabakh.it