La crisi è aperta, o meglio: sta per aprirsi

E' un ultimatum quello di Gianfranco Fini, ma il presidente della Camere riconsegna il “cerino” nelle mani di Silvio Berlusconi: gli chiede di dimettersi e di avviare un eventuale governo bis, ma su nuovi patti e aprendo all'Udc. Ma il premier replica: la crisi si apre in parlamento, mi voti contro. Fini lo ha detto chiaramente a Berlusconi da Bastia Umbra dove ha tenuto a battesimo il nuovo partito: senza un “vero patto di legislatura che c'entra ben poco con i tristi e miseri suoi cinque punti”, , “è certo che la nostra delegazione al Governo uscirà”. Ha chiesto quindi l'apertura formale di una crisi di Governo con “dimissioni al Quirinale”. Per dare vita ad un eventuale Berlusconi bis “con una maggioranza e un'agenda politica nuova”, sull'economia e sulle riforme.Nessuna intenzione di dimettersi: anche in caso di ritiro della delegazione di Futuro e Libertà dal Governo, dovrà essere il Parlamento a sancire la fine del Governo. Silvio Berlusconi non vuole restare col cerino in mano, e anche dopo l'affondo di Gianfranco Fini da Perugia rimanda la palla nel campo avverso e anzi, alza i toni dello scontro: “Si dimetta lui, che è sempre più un capo fazione. Presentino una mozione di sfiducia con il Pd e con Di Pietro, boccino la Finanziaria”.Se l'esperienza di Governo è ormai compromessa, anche nella convinzione del premier, resta ancora da decidere chi sarà ad affossarla definitivamente. E Berlusconi è sempre intenzionato a lasciare l'onere a Fini, con il conseguente prezzo davanti all'opinione pubblica. Oppure, in caso di trascinarsi della situazione, al fedele alleato leghista che domani vedrà Umberto Bossi riunire il suo stato maggiore in via Bellerio. Ovviamente con l'obiettivo di andare immediatamente ad elezioni, escludendo ogni ipotesi di Governo di transizione.Una risposta, quella fatta filtrare dai fedelissimi del premier, che sembra rendere inevitabile la decisione di Fli di ritirare la delegazione, anche se da Futuro e Libertà si danno ancora 48 ore al premier per una risposta ufficiale. In caso di appoggio esterno, Berlusconi non avrebbe ancora deciso se tornare subito alle Camere per chiedere nuovamente la fiducia (come dice Gaetano Quagliariello), oppure aspettare valutando di volta in volta, sempre in Parlamento, il comportamento dei finiani (come suggeriscono altri dirigenti del Pdl). Di sicuro, non sarà Berlusconi ad aprire quella che avrebbe definito 'una crisi al buio', un 'rituale della Prima Repubblica'. Con il timore del 'trappolone', visto che, ragiona un ministro, “Fini non ha affatto dato garanzie sul nuovo premier in caso di dimissioni di Berlusconi”.Quel che è certo, poi, è che il premier non dà più chance al prosieguo dell'esperienza di Governo. Preso atto dell'ennesimo rifiuto di Casini ad allargare la maggioranza, resta solo da vedere come riuscire ad andare al voto in primavera ed evitare il formarsi di un governo tecnico. Anche per questo è ripartito il pressing dei pidiellini su Napolitano, che con Osvaldo Napoli chiedono addirittura una sorta di 'censura' del comportamento di Fini. Perchè se Fini non dovesse arrivare alla sfiducia in Parlamento ma volesse continuare a logorare Berlusconi, addirittura stando fuori dal Governo, potrebbe essere Bossi a tagliare il nodo di Gordio. Domenica nessun dirigente leghista ha commentato il discorso di Fini, ma già nei giorni scorsi il ragionamento del Carroccio era chiaro: “A gennaio chiudiamo definitivamente i decreti legislativi del federalismo fiscale – aveva detto lo stesso Bossi qualche giorno fa – e poi discutiamo…”. Una ragionamento ancora più convincente nel caso in cui la Corte Costituzionale dovesse bocciare il legittimo impedimento. L'unica incognita è il Governo tecnico, con la speranza di riuscire a tornare alle urne.Parlando delle condizioni per un nuovo patto di legislatura perché il governo possa arrivare al 2013, Fini ha detto: “E' necessario valutare se ci sono le condizioni che Berlusconi ha chiamato patto di legislatura. Ma è qualcosa di più impegnativo del compitino sui cinque punti sul quale come scolaretti alla Camera devono votare altrimenti è lesa maestà. E' possibile, a condizione che ci sia un colpo d'ala, di decretare la fine di una fase e l'inizio di un'altra, è possibile se c'è un nuovo programma di governo e una nuova agenda politica. E' possibile, ma a certe condizioni. È possibile con una nuova agenda e con un nuovo patto ma soprattutto se Berlusconi rassegna le dimissioni e apre la crisi.”Cambiare la legge elettorale – “Se si fa riferimento al fatto che la sovranità spetta al popolo, bisogna anche dire che questa legge elettorale è una vergogna e va cambiata in modo che la gente possa scegliere i propri rappresentanti”, ha ancora precisato Fini.Siamo oltre Berlusconi, Pdl è pagina ormai chiusa – “Noi non siamo contro il Pdl, né contro Berlusconi. Noi siamo molto oltre il Pdl e molto oltre Berlusconi, perché questa fase si è chiusa o si sta rapidamente chiudendo”. È un altro dei passaggi dell'intervento di Fini che ha anche ribadito la necessità che la nuova forza si ispiri ai “valori della legalità”. “La legge deve davvero essere uguale per tutti”. Sulla natura della maggioranza Fini ha poi detto che “sui diritti civili e cittadinanza non c'è negli altri paesi europei una forza così arretrata culturalmente come il Pdl, che va al rimorchio della peggiore cultura leghista”.Patto legislatura ok solo con nuova agenda dettata da Fli – Parlando poi delle condizioni per un nuovo patto di legislatura perché il governo possa arrivare al 2013, Fini ha detto: “E' necessario valutare se ci sono le condizioni che Berlusconi ha chiamato patto di legislatura. Ma è qualcosa di più impegnativo del compitino sui cinque punti sul quale come scolaretti alla Camera devono votare altrimenti è lesa maestà. E' possibile, a condizione che ci sia un colpo d'ala, di decretare la fine di una fase e l'inizio di un'altra, è possibile se c'è un nuovo programma di governo e una nuova agenda politica. E' possibile, ma a certe condizioni”.Cambiare la legge elettorale – “Se si fa riferimento al fatto che la sovranità spetta al popolo, bisogna anche dire che questa legge elettorale è una vergogna e va cambiata in modo che la gente possa scegliere i propri rappresentanti”, ha ancora precisato Fini.Siamo qui per assumerci le nostre responsabilità – “Altro che rancori personali, siamo qui per il desiderio di voltare pagina e assumerci le nostre responsabilità”. Ha detto ancora Fini. “Gli uomini passano, le idee restano. Per questo non vi chiederò mai di cantare 'Meno male che Gianfranco c'è”, ha aggiunto. “Che dolore leggere sui giornali la notizia, che ha fatto il giro del mondo” sul crollo della casa dei gladiatori a Pompei e “quell'altra” della settimana scorsa, ha detto il presidente della Camera, facendo implicito riferimento al caso Ruby dal palco della convention di Perugia. “Oggi c'è un certo decadimento morale. C'è una progressiva perdita di rigore e decoro di chi è chiamato ad essere da esempio, perché se si è personaggi pubblici si è chiamati ad essere da esempio”.Faremo rivoluzione liberale che non ha fatto premier – “Il progetto di Fli è dar vita a quella grande rivoluzione liberale che non si è realizzata se non in minima parte, nonostante venga presentata sempre più stancamente in campagna elettorale. L'Italia non è il paese dei balocchi che di tanto in tanto dipinge Berlusconi, come nella direzione nazionale del Pdl”, ha detto ancora Fini precisando poi: “Non saremo la zattera di Medusa pronti a raccogliere i naufraghi di ogni stagione. Porte aperti a tutti, ma esclusi gli affaristi e i carrieristi, per questo dobbiamo vigilare”.No ai tagli lineari di Tremonti – “A Tremonti contestiamo che la politica dei tagli lineari è quella migliore per non scegliere. Si toglie qualcosa a tutti, ma non si decide su cosa investire, rilanciare. Mentre il governo ha segnato un punto a suo favore nella politica del contenimento del debito pubblico. Il governo in questa fase sta galleggiando, tampona le emergenze ma ha perso di vista la rotta, vive alla giornata e non ha preso coscienza che ci sono 4-5 questioni da affrontare, priorità nell'agenda degli italiani, altro che il ddl intercettazioni”, ha precisato Gianfranco Fini.Non subalterni a sinistra ma il premier lasci stare i comunisti – “Fli non sarà mai subalterna ad una cultura politica della sinistra che rispettiamo ma che non ci può insegnare assolutamente nulla. E' risibile che con il travaglio che c'è nella sinistra ci sia ancora chi dica che ci sono i comunisti. C'è qualcosa di più complesso. Se Berlusconi ha necessità di argomenti dialettici ne trovi qualcun altro”, ha detto Fini precisando quali possano essere i rapporti con l’attuale opposizione.I ministri del Fli rimetteranno il mandato – Prima dell’intervento di Fini hanno parlato molti esponenti del nuovo partito e, fra gli altri, Urso, Menia e Bonfiglio che hanno rimesso il mandato da ministro e sottosegretari nelle mani del leader Fli. “Il mio mandato di ministro è a tua disposizione per costruire l'Italia di domani”, ha affermato il ministro Andrea Ronchi rivolgendosi a Gianfranco Fini dal palco della Convention di Fli a Bastia Umbria. “Insieme ad amici Antonio Bonfiglio e Roberto Menia – aggiunge Urso – con cui abbiamo condiviso impegno nel governo che voi ci avete concesso e nelle vostre mani e in quelle di Gianfranco Fini, rimettiamo il nostro incarico di governo. A noi non interessano le poltrone ma la missione per il cambiamento dell'Italia”.http://notizie.tiscali.it/articoli/politica/10/11/08/fini-discorso-convention-fli.html

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