Oggi a Milano il “nostro” manifesto di Ottobre

di Gianluca Sadun Bordoni

Milano capitale politica e culturale, in questi giorni, quasi un prologo dell’atteso congresso fondativo di gennaio. Dopo l’intervento di Fini, e le annunciate adesioni di importanti amministratori locali, oggi al Teatro Parenti (ore 15.30) verrà presentato il “Manifesto di Ottobre. Per una rinascita della res publica e per un nuovo impegno politico-culturale”, sottoscritto da un ampio numero di accademici ed intellettuali, come già annunciato da Fabio Granata su queste colonne.
Si tratta di un appuntamento importante, perché la quantità e la qualità delle adesioni già raggiunte, trasversali agli schieramenti politici, indicano che qualcosa si sta muovendo nel profondo della società italiana, qualcosa che spinge ad andare oltre le vecchie categorie e a sottoscrivere un nuovo patto repubblicano, a ritrovare le ragioni di un impegno civile non usurato dall’ipoteca di schemi superati. Come si dice nel Manifesto, “non c’è politica senza un pensiero di rottura delle consuetudine usurate: occorre abbandonare la retorica che inchioda il futuro al passato. Superando le vecchie e inaridite appartenenze, congedando le ossessioni e i ricatti delle memorie ferite, la politica rinasce nel punto in cui si incontrano immaginazioni diverse che congiurano per un nuovo patto politico”.
Compito degli intellettuali è cominciare ad immaginare questo futuro diverso, a rappresentare il presagio di questo nuovo possibile patto politico, spiegando le vele al nuovo vento che sentiamo levarsi.
L’atto politico generativo di questo nuovo inizio è senz’altro costituito dalla ‘decisione’ di Fini, che chiama ad una nuova politica, ad una buona politica. Ma altre forze dovranno aggiungersi, con altre storie e diversi linguaggi, accomunate però dalla consapevolezza che è urgente uscire dalla transizione interminabile che ci sta logorando, e aprire una fase costituente in cui la politica torni a parlare della ‘res publica’, di ciò che ci unisce in quella comunità di destino che è la nostra patria.
Coniugando il rigore dell’impegno e l’emozione del futuro, in quella ‘esatta passione’ che nutre la trama forte del Manifesto di Ottobre.

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