La manifestazione organizzata dalla Fiom sabato scorso deve far riflettere l’intero centrosinistra. Le piazze, a ogni manifestazione, e penso anche a quella “viola” di qualche settimana, fa, sono sempre più gremite. Quello è il nostro popolo, è il popolo del centrosinistra che ci chiede a voce alta, ormai con sempre maggiore frequenza, di fare qualcosa di più per spedire a casa Berlusconi. Il suo governo è arrivato ormai all’epilogo ma stanno finendo di distruggere il paese con terribili colpi di coda. Non ci sono soldi per le scuole, per l’ambiente, per la sicurezza. Tremonti è ormai il vero capo occulto dell’Esecutivo e non si muove un euro senza il suo sì. Un sì che negli ultimi tempi è diventato sempre più raro. Ne sa qualcosa il ministro Maroni che non ha più un centesimo per le forze dell’ordine. Il caso più clamoroso ha riguardato la riforma dell’Università. Il Parlamento ha dovuto riporla in un cassetto, non tanto perché è devastante per la ricerca, ma per mancanza di fondi. Intendiamoci, che una riforma pessima non prenda il via è un dato del tutto positivo, ma che non parta perché Tremonti non sgancia i soldi indurrebbe qualsiasi ministro a dimettersi. E sarebbe bene che per questo motivo si dimettesse mezzo governo.
Tutto questo per dire che la vita reale delle persone soffre la crisi ma soffre più ancora le risposte sbagliate del governo alla crisi. Sono questi i veri contenuti della manifestazione di sabato: la precarietà, il lavoro, lo smantellamento costante dei diritti. E tutte queste istanze sono pietre miliari del centrosinistra. E’ la nostra parte politica che tutela i lavoratori, che chiede il rispetto delle più elementari norme di diritto, che vuole la legalità. Ecco, le piazze da sole non possono ribaltare Berlusconi, ma ci indicano la strada maestra per dargli la spallata finale, puntando sui temi che più stanno a cuore al nostro popolo. E più gente vi partecipa più è possibile mandarlo via.
Per questo mi chiedo cosa ci faccia il Pd lontano dalla piazza. La linea politica del partito continua a caratterizzarsi per il “ma anche”. Per cui il Pd sta con la Cgil “ma anche” con Cisl e Uil, è in piazza “ma anche” critica la piazza, va a pranzo con Vendola, stringe la mano a Di Pietro, “ma anche” strizza l’occhio a Casini che ha criticato aspramente il corteo della Fiom. Capiamo le difficoltà di un partito che ha dentro tante anime, ma la mancata definizione di una linea politica netta genera confusione. Per questo chiediamo agli amici del Pd di scegliere in fretta i propri alleati e di rappresentare, come fa l’Italia dei Valori, le voci che arrivano dalle piazze: il suo popolo vuole chiarezza.