Un ricordo di Enrico Dell’Acqua

Oggi viviamo in un costante dualismo socio-spaziale, una globalizzazione in
atto in termini di interdipendenza tra le istituzioni globali e capace
d'investire anche sfere politico-economiche di minor entità (Stati nazionali
e aree sub-nazionali). Come suggerisce la sociologa ed economista Saskia
Sassen, poiché l'economia globale si è estesa, abbiamo assistito alla
formazione di una rete crescente di città globali, mediante le quali la
ricchezza e i processi economici nazionali si articolano con la
proliferazione di circuiti globali dei capitali, degli investimenti e del
commercio.
Questa nuova geografia ha investito numerosi ambiti: da quello politico
culturale, sociale, a quello lavorativo. Se da una parte la globalizzazione
è intesa come uno sviluppo coerente della rivoluzione industriale europea e
della connessa 'modernizzazione', promuovendo benessere economico,
secolarizzazione ed alto, dall'altra ha comportato oltre la persistente
turbolenza dei mercati finanziari dominati da operazioni speculative
imponenti e senza controllo, la forte minaccia riguardante la sopravvivenza
del pluralismo culturale. Quella che viene chiamata cultura globale è un
prodotto artificiale della comunicazione di massa. Mancano a questa
'cultura' i connotati di quella che nell'Europa moderna si è classicamente
designato con questo termine, e cioè una visione del mondo, intessuta d'una
lingua comune, di miti fondativi, leggende, simboli ed eroi che dà identità
e coscienza di sé ad una determinata comunità.
Seppure il multiculturalismo, l'enorme velocità a cui oggi possono circolare
le informazioni e la facilità con cui queste possono essere reperite e
commentate siano traguardi importantissimi per lo sviluppo culturale della
nostra società, è altrettanto vero che una comunità sprovvista di
determinati requisiti tanto culturali quanto sociali rischia di poter essere
facilmente travolta e cancellata dall'impeto degli eventi odierni. Se dunque
le attuali dinamiche globali permettono una facile e rapida connessione di
molteplici processi e attori locali o nazionali, dall'altra richiedono ad
ogni soggetto un alto grado di determinazione economica e culturale, per
competere e confrontarsi appieno con le diverse realtà internazionali.

A noi giovani il compito di conoscere e tramandare l'identità di ogni
singola città della nostro paese, per favorire un ottimo sincretismo
culturale con le diverse realtà internazionali. Fulgido esempio di tali
capacità, di quel senso d'appartenenza e riconoscenza verso la propria terra
natia forse oggi in parte andato perduto, sono senz'altro la vita e le opere
del nostro illustre concittadino Enrico dell'Acqua. Definito quale 'Principe
Mercante' da Luigi Einaudi, seppe diffondere nell'America Latina la fama
della produzione manifatturiera italiana, soprattutto cotoniera,
incentivando lo sviluppo industriale bustese tanto da far guadagnare alla
nostra città il soprannome di Manchester d'Italia. Due tessuti in
particolare, ovvero 'il Tarlisù' e la 'Bumbasina', verranno proposte come
maschere e simboli della città stessa.
Comprendere e vivere appieno la città di Busto Arsizio conoscendone storia e
tradizioni, non può prescindere da un doveroso omaggio e ricordo alla figura
di colui che fu uno tra i suoi cittadini più illustri e benemeriti. Enrico
Dell'Acqua, seppur vissuto ormai un secolo fa, rimane un grande esempio di
determinazione, coraggio e intelligenza che deve ancor oggi illuminare i
pensieri e le azioni di tutti coloro che affrontano le sfide e le
difficoltà dalle leggi del mercato
Testo di Chiara Corbetta
Saskia Sassen, Una Sociologia della globalizzazione, Torino :Einaudi
editore, 2008 ; Luigi Einaudi, Un principe mercante – Studio sull'espansione
coloniale italiana, Torino: Bocca edizioni, 1900.

Ernesto R Milani
Ernesto.milani@gmail.com

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