Ragionamenti sbagliati a Verona

«Se fossi un omosessuale mi sentirei offeso da questa legge, che crea una discriminazione, una sotto categoria protetta». Così, Andrea Bacciga, il capofila dei firmatari della mozione contro la legge sull’omotransfobia, mozione approvata dal consiglio comunale di Verona. Non è la prima volta, che riguardo ad una legge del genere, qualcuno parla di categoria protetta. Sul settimanale Tempi del 30 novembre 2009: “L’obiettivo della legge è un altro. Si tratta di ripetere quello che avviene nella grande maggioranza dei paesi europei, dove gay, lesbiche…beneficiano di una giurisdizione speciale che li tutela non come persone ma appunto come categorie a parte”.  Intanto Bacciga potrebbe cominciare a chiedersi per quale motivo una legge che mira ad estirpare un atteggiamento profondamente immorale, gli procuri tanto fastidio. Ma se riflettesse, si renderebbe conto che la legge sarebbe uguale per tutti, giacché proteggerebbe indistintamente tutte le vittime dell’omofobia, a prescindere dal genere cui appartengono. Il giudice, infatti, non dovrebbe appurare l’orientamento sessuale della persona aggredita, bensì se l’aggressore è stato spinto da pregiudizi contro l’omosessualità. Un esempio: Andrea Bacciga, pur non essendo omosessuale, per qualsiasi motivo entra in un locale frequentato da omosessuali, all’uscita viene scambiato per omosessuale, e aggredito. Bene, in questo caso la legge lo tutelerebbe. Una legge del genere protegge tutti da insulti o aggressioni omofobe, anche chi omosessuale non è.

Renato Pierri

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